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RELAZIONE DI SPAGNA DI G. F. MOROSINI. 1581.

bontà e di così nobil ingegno e virtù, che si fa non pur amare ma riverire da ciascuno a quella corte. Tiene casa così onorata e virtuosa, e vive con tanto splendore, come io l'ho provato in me stesso (essendo stato alloggiato da sua signoria illustriss. con non manco di liberalità che amorevolezza), che V..S. può esser certa che da alcuno non è stata servita con più dignità pubblica a quella corte; che non fu poca ventura la mia, dopo tanti travagli, capitar in cosi buone mani.

Nel mio partir da Lisbona mi mandò S. M. a donare quella catena che è a' piedi di V. S., presente ordinario che suol fare a tutti gli ambasciatori di questa serenissima Repubblica, il quale però è della Serenità Vostra e delle SS. VV. II. che ne possono far quanto lor piace; nè io ho altra parte in esso che quella sola che dalla loro accostumata benignità si può aspettare, non per ricompensa delle mie spese e danni patiti, ma per loro semplice grazia, e per testimonio che della servitù mia restano soddisfatte. Io posso ben dire che, oltre all' altre mie incomodità, non è stato poco, nel fine della mia lunghissima legazione, in cambio di ritornarmene a Venezia, convenir andar fino in Lisbona per licenziarmi da S. M., presentar il mio successore, e accompagnar gli ambasciatori straordinari, e spender per ritornare a Madrid quello che mi bastava a condurmi in Italia, e che a Barcellona poi non avendo ritrovata comodità di galere, mi sia convenuto ritornar per terra, spendendo il doppio di quello che avrei fatto venendo per mare. Però se piacerà alla S. V. e alle SS. VV. II. farmene grazia, io resterò intieramente consolato, e pronto a spender sempre la vita e quel poco di roba che mi avanza in suo servizio, supplicandola a servirsi sempre di me dove conosca ch' io sia buono poterlo fare, solo dandomi tanto tempo ch'io possa ristorarmi, non pur delle spese, ma anco delle infermità che, in quattordici anni che servo la Serenità Vostra sopra le osterie, mi ritrovo aver guadagnate.

RELAZIONE

DI

MATTEO ZANE

1584.

(Da copia contemporanea contenuta nella filza 788 della libreria de' conti Manin in Venezia; codice appartenuto già ad Amedeo Svajer).

Matteo Zane fu eletto successore a Gioan Fr. Morosini con deliberazione del 6 ottobre 1580, e tornò dalla sua legazione sulla fine del 4583, come appare dalle cose ivi narrate, e specialmente da un luogo dove è detto che il re sollecitava a Roma il cappello per don Rodrigo di Castro arcivescovo di Siviglia, il quale fu appunto nominato cardinale nel concistoro del 42 decembre 4583. Che dove pure voglia supporsi l'elezione del di Castro non essere stata subito promulgata, onde potesse lo Zane per qualche tempo ignorarla, l'epoca della presente relazione non può per conto alcuno oltrepassar di molto il principio del 1584; e la data del 44 maggio, sotto la quale è registrata nell' apografo di cui si è servito il signor conte Greppi nei suoi estratti, è forse quella della sua esibizione in archivio anziché quella della lettura.

La Relazione discorre con molto senno politico intorno le contingenze generali d' Europa, che cosi strettamente si connettevano cogl' interessi di Filippo II; ragiona con qualche diffusione delle cose di Portogallo e dei Paesi Bassi; parla del progetto di un quinto matrimonio del re; e tocca di assai altri notevoli particolari, che la rendono quanto ogn'altra meritevole dell' attenzione dei nostri lettori.

Nel tempo di questa legazione accaddero i seguenti fatti :
Gli stati generali delle Provincie Unite si separano solennemente
dalla Spagna, e dichiarano Filippo II decaduto da ogni au-
torità (2 luglio 1581). Deferiscono poscia il protettorato dei
Paesi Bassi a Francesco duca d'Anjou, fratello di Enrico III
re di Francia, per insinuazione del principe d'Oranges, il
quale, anziché temere di perdere con ciò l'arbitrato dell' unio-
ne, intendeva di rafforzarsi col contrapporre quel principe agli
spagnuoli nelle provincie del mezzogiorno. L'arciduca Mat-
tias, riconoscendo in questo fatto la fine della sua effimera au-
torità, se ne ritorna in Germania (decembre 4581);

Riforma gregoriana del calendario decretata con bolla del 24 feb-
brajo 4582;

Vano tentativo di don Antonio di Crato contro il Portogallo (luglio 4582);

Il duca d'Anjou, non contento dell' autorità deferitagli, tenta colla forza d'impadronirsi in Anversa del potere assoluto; ma fallitogli il tentativo, torna svergognato in Francia (giugno 4583). Alessandro Farnese, usando la fortuna, rompe i francesi comandati dal maresciallo Biron, e restituisce per alcun tempo il prestigio delle armi spagnuole nelle Fiandre.

Pretermessa una parte della solita descrizione degli stati di Filippo II, che nulla aggiunge d'importante a quanto intorno ad essi viene copiosamente discorso da molti precedenti ambasciatori, ne riportiamo quanto si riferisce al nuovo acquisto di Portogallo, e alla condizione delle Fiandre, seguitando poi integralmente la Relazione sino alla fine.

Il regno di Portogallo, situato nell'ultima parte di Spagna, si divide in due provincie, Portogallo e Algarve, ed è da farne gran conto per esser comodo ed attissimo a tutte le navigazioni, e oggidì è fatto assai più considerabile per esser aggiunto alla corona di Spagna. Apporta questo regno grandissima comodità al re, perchè mediante esso viene ad unire tutta la Spagna, le Indie Orientali con le Occidentali, e a farsi padrone di tutte quelle navigazioni, aprendosi la strada ad imprese assai maggiori e più gloriose. Il clero è onestamente ricco, e vi sono tredici vescovati ed altri benefizj tutti a disposizione del re; ma l'esser esso clero esente d'ogni gravezza, e temendo d'esser fatto soggetto come quello di Castiglia, è stato causa di renderlo tanto contrario al re Cattolico appunto come se fosse stato re Moro; a tal che i confessori e predicatori per zelo di religione movevano il popolo, e sì come gli animi de' portoghesi erano malissimo affetti verso gli spagnuoli, così fu facile far tale impressione che non si potrà rimoverla se non in progresso di tempo. Vi sono anco in Portogallo tre ordini di cavalieri come in Spagna (1) con commende assai ricche, e più un ordine proprio di Portogallo

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detto di Cristo (1). Le commende sono tutte del re, eccetto quelle che appartengono al duca di Braganza. I signori sono: duc duchi, un marchese, e dodici conti, tutti onestamente ricchi ma con poca giurisdizione. Il popolo non è molto, perchè fuor di Lisbona il resto è poco abitato, e n'è causa la copia delle genti ch' esce per l'India, delle quali poche ritornano, o sia per la lontananza, o pure perchè facilmente gli uomini s'accomodano al meglio. Fra il popolo si contano i discendenti di ebrei fatti cristiani, de' quali quel regno è pieno, e che diciamo noi Marrani. Questi son molto soggetti all'offizio dell'inquisizione, che li castiga d'ordinario nella roba, e con ragione, perchè nelle mani di questi stan le maggiori ricchezze di Portogallo. E nelle ultime corti che si tennero in quel regno, fu S. M. ricercata che fosse ordinato per decreto che quei tali fossero per sempre esclusi da ogni benefizio ecclesiastico e secolare; e speravan al sicuro d' ottenerlo, perchè costoro fecero la guerra al re Cattolico in Portogallo, servendo con le facoltà e con le persone a don Antonio, e gliela fanno anco ora servendo di spie e con denari. Ma S. M. non volle assentire, sperando con la benignità di poterli ridurre all' obbedienza meglio che con la severità che contro d'essi usavano i re passati di Portogallo; e spera per ventura che questi tali le abbiano a servire in qualche tempo di contrappeso contro la nobiltà, che le è inimicissima. Per ordinario in Portogallo vi è carestia, poichè il paese non produce vivere per tre mesi, ma di Castiglia ne vien somministrata qualche parte, e per via di mare si supplisce alle loro necessità, perchè di Francia, Germania, e sin di Svezia c Danzica, vengono portati frumenti e viveri; ed all'incontro estraggono spezierie e sali, de' quali quel regno abbonda. Vi è anco gran mancamento di denari perchè non hanno miniere; ma ora che vi si tiene tanto presidio, si fabbricano fortezze, e si mandano fuori armate, il denaro corre assai, e il popolo di Lisbona arricchisce. Ma è così male affetto verso i casti

1) Dice questo proprio di Portogallo perché gli altri tre avevano origine comune con quelli di San Jago ed Alcantara di Spagna.

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