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di tante angosce e tormenti cagione? Come possono d'una fonte uscir stille dolci e amare ad un' ora? Come quello che piace esser puote che insieme dispiaccia ? Come una istessa cosa recar in uno e vita e morte? Certo non può, per la contraddizione che nol consente. Dante, seguitano a dire, che tanta dolcezza raccolse di quel suo celestiale amore, vedi, fra mille altri luoghi, quanto affanno dischiude la dolorosa sua mente nella canzone che dice: E' m'incresce di me st malamente. Del Petrarca bastiti a dimostrare la perpetua noia, quando uno e solo rompe il comun riposo di

natura:

Poi quand' io veggio fiammeggiar le stelle,

Vo lagrimando, e desiando il sole.

Michelagnolo stesso, aggiungono ancora, il cui amore fu realmente angelico, non ti fa proprio nascer nell'anima pietà di se, dove dice :

Quei pianti, quei singulti, e quei sospiri
Ch'a voi 'l mio cor dolente accompagnaro,
Madonna, duramente dimostraro

La mia propinqua morte e i miei martiri ?

Fole adunque, conchiudono, sono queste, e parti di fantasia delira, e sogni, e illusioni, e apparenze vane, a pascolo dello imaginare che mai non posa, e a dar più largo campo agl' ingegni dell' amoroso coro. Io confesso che, per così forte e al primo aspetto nou fallace opposizione, sono stato lunga pezza in ango

sciosa angustia e perplessità, nè mi sarei ancora da quella potuto disbrigare, se non veniva in mio soccorso quel savio, le cui parole, in quel suo libro di sapienza, saranno luce a ognuno che sia vago di quel vero che si ragiona. Adunque, non potendo la mente nostra, mentre le fa velo il corpo, apprendere se non pel senso quello che fa poscia degno d' intelletto, e non avendo il mondo sensibile nè più lieta nè più gioconda vista, nè dove tanta parte di se ne disveli il sovrano architetto, quanto in bella, o leggiadra, o gentil donna, forza è che in quella bellezza l'anima nostra s' invaghisca, e per lei si lievi al principio onde ogni altra s'origina e si deriva. E però il gran Buonarroti, a dimostrare la possanza della bellezza che si dice, la chiama calamita del divo amore, assimigliando ad essa la donna sua, e se al ferro: io sono il ferro, e tu la calamita; nel qual concetto sì vero e sì profondo ebbe forse in riguardo il nobilissimo amatore di Laura, dove dice :

Che 'n carne essendo, veggio trarmi a riva

Ad una viva e dolce calamita.

Ora avviene alcuna volta che apparendo ai nobili amanti la donna della loro mente altro da quello ch' ella è, cioè altera, disdegnosa, e spietata, quindi il lamentarsi che fanno, il piangere, il sospirare; come che senza ragion sia, anzi da falso giudicio, fatto secondo l'apparenza, per non poter l' anima passionata di troppo disio discernere il vero. Dov'è da sapere,

dice Dante nel libro che di sopra s'accenna, cioè nel suo Convito, che quanto l'agente più al paziente se unisce, tanto più è forte, e però la passione, siccome per la sentenza del Filosofo, in quello di generazione, si può comprendere. Onde, seguita il testo, quanto la cosa desiderata più appropinqua al desiderante, tanto il desiderio è maggiore, e l' anima passionata più si unisce alla parte concupiscibile, e più abbandona la ragione; sicchè allora non giudica come uomo la persona, ma quasi com' altro animale, pur secondo l' apparenza, non discernendo la verità. E questo è quello, conchiude il savio, perchè il sembiante onesto secondo il vero, ne pare disdegnoso e fero. A questa ragione, ch' è lume fra il vero e l'intelletto, e vince ogni avverso parere, per autorevole che sia, e su la quale dee l'accorto lettore meditare quanto l'importanza della materia richiede, puossi aggiugnere le seguenti: primieramente che, per quanto sia l'uomo trasumanato, anzi indiato, come fu Dante, il Petrarca, e il Buonarroti, egli è tuttavia uomo; cioè di quella carne sì blanda, come dice Dante, che cade a così poco vento, mentre l'anima in noi si lega. Onde il Petrarca:

pur

Tutte le cose di che 'l mondo è adorno
Uscir buone di man del mastro eterno,
Ma me, che così addentro non discerno,

Abbaglia il bel che mi si mostra intorno.

Secondamente, e questo s' abbia in maggior riguardo

che il rimanente, vollero quei grandi lasciare moralità al mondo, ch'è proprio e vero fine d' ogni buon poeta, e primo sigillo d'eterna vita alle loro scritture, e però vestono alcuna volta altra persona che quella che veramente fanno, intesi massimamente a dimostrárne quanto agevole sia che, pur in questo divinissimo amore, vinca la ragione il talento, e meni a mal fine il passionato, come perde il freno quella che dell' assenso dee tener la soglia, dice Dante. Quindi i gemiti, l'angoscia, e il pianto della gentile donna che nell'edificio dell' uman corpo tien la cima, come mirabilmente si figura nel secondo dell' Inferno, ove dice, donna è gentil nel ciel che si compiagne ec. E il nostro Michelagnolo (infallibilissimo argomento di quello che in ultimo detto ho) ne insegna essere potentissimo rimedio, che non declini in sensibile amore quella vampa dell' anima, il pensiero della morte:

E se talor m' assale

Più dell'usato il fuoco in ch' io son corso,

Non trovo altro soccorso,

Che l'immagin di morte in mezzo 'l core ;
Che dove è morte non appressa amore.

E ognuno sa, e possiamo veramente affermar noi, che quell' anima celeste non si potè un istante per quel terreno splendore torcere dal principio suo; non tanto per essere stato così innamorato Michelagnolo nell' età ch' ogni sua forza in noi perde l' altro amore,

quanto per quella divina che l'accese, cui dichiara egli stesso, e insieme all' universo :

Amor, nel dipartir l'alma da Dio,

Occhio sano me fece, e te splendore.

Beati adunque coloro i quali, se non

possono

alla ce

leste mensa coi pochi eletti sedere, concesso è loro almeno di raccogliere di quello che di quella cade! E miseri e degni di compianto quelli ai quali sì dolce nutrimento si niega! Voglio dire che dei tanti i quali imprendono lo studio di Dante, del Petrarca, e del Buonarroti, tanto sono da invidiare coloro i quali con la conoscenza vera delle cose dette s'accostano a quelli, quanto meritano che s'abbia pietà di loro quegli ai quali, per proprio difetto o per altra falsa preoccupazione, quelle stesse cose si celano; perciocchè siccome ineffabile diletto, e letizia ad ogni altra dispari sentono i primi, così i secondi di fuggevole passatempo si dilettano, e sovente gli vince la noia e il dispetto. Ma da tornare è là onde per giustissima cagione digressi siamo.

Alle rime di Michelagnolo hanno i più chiari scrittori del sermon nostro date quelle lodi delle quali per l' unanime consentimento dei sapienti meritevolissime s'erano già dichiarate. E primieramente, per quello che spetta alla ragione gramaticale, esse fanno testo di lingua, e però citansi nei luoghi opportuni nella Crusca, siccome Dante, il Petrarca, e il Boccaccio, e gli altri degni di tanto. Il Varchi, nel cui giudicio si

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