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V.

conciliis, edictis generalibus, vel specialibus constitutionibus, BOOK et ordinationibus. Nec non quarumvis ecclesiarum et monasteriorum, ac aliorum regularium et piorum locorum, juramento, confirmatione apostolica, vel quavis alia firmitate roboratis, fundationibus, statutis et consuetudinibus, illorum tenores pro sufficienter expressis habentes contrariis quibus

cunque.

Datum Romæ apud S. Petrum, sub Annulo Piscatoris, die 28. Junii 1554, pontificatus nostri anno quinto.

Number 22

A letter to cardinal Pole, from cardinal de Monte, full of high civilities.

Al card. Polo.

Reymo, et illmo, sigt. mio colmo

RITORNANDO à V. S. reverendissima et illustrissima l' auditor suo con l'espeditioni, che ella vedrà, à me non occorre dirle altro se non supplicarla, che si degni mantenermi nella sua bona gratia, è di non si scordare d' haver qui un servitore che in amarla, et osserverla non cede à qualsivoglia altra persona, è che il maggior favore, che io sia per aspettare sempre da V. S. reverendissima et illustrissima sarà, che le piaccia di comandarmi in tutto questo, che mi conoscerà buono per servirla; il che sò d'haverle scritto più volte, e non mi e grave di replicarlo. Sua sanctita sta cossi bene della persona come sia stata di dieci anni in quà, ringratiato Iddio: e saluta e benedice V. S. reverendissima et illustrissima e li desidera, e prega ogni prosperità nelle sue negociationi importantissime, a tutta la Christianita, et io le bacio humilmente le mani. Di Roma alli xv. di Luglio 1554.

H. card. di Monte.

PART

III.

Number 23.

A letter from cardinal Morone to cardinal Pole, telling him how uneasy the pope was, to see his going to England so long delayed; but that the pope was resolved not to re

call him.

Al card. Polo.

Reymo, et illmo, sig, mio ossmo.

AVANTI la partita mia di Roma hebbi la lettera di V. S. reverendissima delli 25 di Maggio in risposta delle mie, che gli haveuo scritto pur alli 6 di Maggio, quando vennero li primi avisi del nuncio, doppo che V. S. reverendissima fu ritornata alla corte dal viaggio di Francia, hebbi ancora l' altra di 28 del Medesmo, con la querela Christiana, che ella fà contro di me, anzi per dir meglio con la dottrina che V. S. reverendissima con sancta charità querelandosi m'insegna, sopra la quale non m' occorre dir altro, se non che ella ha gran raggione, et che io l' ho fatto torto a scriverle in quel modo, di che in una parte mi pento, e spero che ella mi habbi perdonato; nell' altra mi allegro, havendo havuto occasione di Guadagnar questa sua altra lettera, e dato a lei occasione di esplicarsi in questo modo in lettre come ha fatto, e ne ringratio Dio prima, e poi lei ancora, che si sia degnata mandarmi lettera cossi grata, la qual potrà servire a più d' un proposito.

La prima di 21, Fù in summa communicata da me a nostro signiore parendomi necessario chiarir bene sua sanctità, si per giustificatione delle attioni passate di V. S. reverendissima come per non lasciar, che sua sanctità stesse nella disperatione dimostrata gia delle cose d' Inghilterra, e della bonta del mezzo della persona sua: e benche S. sanctità non havesse patienza secondo l' ordinario suo di leggere, o di udir la lettera, nondimeno le dissi talmente la summa, che mostrò restare satisfattissima, e disse esser più che certa, che quella non haveua dato causa ne all' imperatore, ne ad altri d' usar con lei termini cosi estravaganti. E quanto alla revocatione di V. S. reverendissima sempre persisteva che non si potesse fare senza grand indignità sua, e dishonor della sede apo

V.

stolica, e carico dell' imperatore istesso, e di V. S. reverendis- BOOK sima, e gran pregiudicio del regno d' Ingliterra: et benche dicesse di scrivere alla Cæsarea Majestà, nondimeno non si risolveua in tutto, com anco non si risolveua nella materia delli beni ecclesiastici, sopra la qual sua sanctità ha parlato molte volte variamente; e nel rescrivere alla regina d'Inghliterra, et al prencipe di Spagna, come V. S. reverendissima havera inteso da M. Francisco Stella, et intenderà hora dall' Ormaneto, il qual sarà portator di questa, e tandem vien' espedito in tutti li punti quasi conformi al bisogno, et al desiderio suo.

Io son venuto a star qui a sutrio sin le prime acque d' Agotto, che poi piacendo a Dio ritornero a Roma. E le cause della partita mia V. S. reverendissima hora l' intenderà dal prefato Ormaneto, non essendo stato opportuno scriverle prima; non ho havuto altro scrupulo se non partirmi, restando il negocio, e l' espeditioni dell' Ormaneto cossi in pendente. Ma conoscendo la sufficienza, e la diligenza, e la buon' introduttione, che hanno quelli ministri di V. S. reverendissima giudicando, non poterui far di più di quel che già più volte haveua fatto, pensai che essi haveriano potuto supplire meglio di me, come hanno di poi fatto.

Non occorre al presente che io le scriva più a lungo venendo il detto M. Nicolò informato, che non e bisogno affaticarla in leggere mie lettere. Resta sole che Iddio conduca esso, e M. Antonio a salvamento essendo il viaggio in ogni parte da qui in Fiandra tanto pericoloso, doppo che io preghi, che sua Majestà divina prosperi e feliciti V. S. reverendissima, ad honor e gloria sua in quell' Attioni, che ha per le mani, come son certo farà, e che quella mi ami, e mi comandi al solito, perche comme ho detto, faccio conto, s' altro non mi interviene, avanti che di quella possi haver risposta da lei, poter' esser di ritorno a Roma, e con questo faccio fine, e baciandole humilmente la mano in buona gratia di V. S. reverendissima mi raccomando. Di Sutrio, alli 13 di Luglio 1554.

Al card. Polo.

Il card. Morone.

PART

III.

Number 24.

A letter from Ormanet to Priuli, giving an account of what
passed in an audience the bishop of Arras gave him.
A monsieur Priuli.

Clarismo, e mto. reydo, sig. mio.

QUESTA mattina assai per tempo io gionsi al campo, et ancor che io poco sperassi d' haver commoda audienza da monsieur d' Arras, stando si sul Marchiare, nondimeno l' hebbi con la gratia di nostro signiore Iddio, assai commoda e grata, e fui gratiosamente visto da S. signoria alla quale feci intendere tutto quello, che mi era stato commesso da monsieur illustrissimo. La risposta fù che l' imperatore haveua molto a cuore queste cose della religione, e che non haverebbe mai mancaco d' aiutare questa sant' impresa, come ha sempre fatto in simili occasioni con pericoli fin della vita, ma che quanto all' opportunità del tempo, la quale era stata il principio e fundamento del mio raggionamento, a lui pareva, che si fosse caminato alquanto prosperamente, non si sapendo altro doppo la venuta del rè d' Inghilterra, che la celebration' e solennità del matrimonio, e che pur Sarebbe stato a proposito, innanzi che s' andasse più oltre, veder che camino pigliavano le cose del regno, e che dovendosi dar conto a sua majestà di quello, perche io ero stato mandato, esso giudicava necessario che si fosse venuto più al particolare circa due cose, la forma delle faculta d' intorno questi beni (che gran differenza Sarebbe se fosse stata commessa la cosa o al S. cardinale, o alli serenissimi principi) e poi il modo che voleua tener sua sig. reverendissima circa questo assetto, e qui esso tocco che fosse stato bene vedere la copia delle faculta. A la cosa del tempo io risposi che per questa opera era sempre maturo, immò che non se ne doveua perdere momento per il pericolo dell' anime, oltre che dovendosi dar principio a quest' impresa col far capace ogn' uno di quello, che veramente fosse il ben suo, e persuaderlo ad abbracciarlo, il qual' officio spetta principalmente al signior Legato, non si vede che a far questo il tempo non sia sempre maturo, soggiongendo che S. majesta non dove

V.

rebbe mai lasciar passer l'occasione di questa venuta del BOOK principe suo figlivolo in dar compimento a questa riduttione, percio che facendosi hora, l' honor di questa impresa sarebbe stato attribuito a lui. Quanto al particolar delle facultà, dissi che havendo detto a S. signoria che questo assetto era stato commessa all' arbitrio di S. signoria illustrissima mi pareva d'haver satisfatto assai, e che del modo del procedere ella non era ancora risoluto, non si potendo pigliare in una cosa tale alcuna risolutione se non sul fatto, e doppo che ella fosse stata presente, per la necessaria informatione di molte cose che corrono in questa materia, circa la quale toccai alcuni altri punti, che S. signoria reverendissima intendera più lungamente alla mia venuta. La conclusione fù che esso non mancarebbe d'informar sua majestà del tutto, e per far ogni buon officio in questo, e qui mi disse dell animo che haveva sempre havuto d' aiutar queste cose della religione, e del desiderio che teneva di servir sempre S. S. illustrissima ringratiandola che l' adoperasse io. Circa l'aspetter la risposta di S. majestà mi disse che non potendo esso far' all' hora questo officio per la partita del campo, io me ne venissi a Valentiana, dove havuta la resolutione da S. majestà mi farebbe chiamarè: e che non mi pigliassi altro affanno di questo, e cossi me ne son venuto quà con questo disegno, di dar tempo tutto dimane a S. signoria di far quest' officio, e posdimane non essendo chiamato ritor. narmene a solicitare l'espeditione. Io ho voluto dar questo conto di quello che fin' hora e passato acciò che non ritornando io, a quel tempo che fossi stato aspettato, non si stesse in qualche sospension d'animo. Sua majestà sta gagliarda, e cavalca, e va personalmente vedendo l' essercito, e le cose come passano, il qual' essercito hoggi innanzi mezzo giorno e partito da dolci quattro leghe lontano di quà, et e andato ad un altro viaggio chiamato lieu S. Amando lontano da quello una legha, e più vicino al campo Francese, il quale questa mattina e partito da Crevacore e venuto una legha più in quà. Bascio la mano a mons'. illustrissimo e mi raccomando a V. S. da Valentiano. L'ultimo di Luglio 1554. Ser' Nicolò Ormaneta.

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