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IL CONTE

ALESSANDRO TASSONI

ED IL

SEICENTO

BOZZETTI STORICI.

Comme ceux ne lisent que pour se divertir me paroissent plus raisonables que ceux qui n'ouvrent un livre que pour y chercher des défauts; je déclare, que, sans me mettre en peine de la sévère érudition de ces derniers, je n'écris que pour l'amusement [desantres. HAMILTON.

MILANO

EMILIO QUADRIO, EDITORE
Via Restelli, 8

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Questa nostra Italia che tanta gloria ha ricevuta dalle lettere, che dalle lettere è stata tenuta viva e ricordata a tutte le genti, anche nei tempi di sue maggiori sventure, sciaguratamente, da qualche tempo, ha smarrita la sua via gloriosa, prendendone altre per le quali o non farà grande cammino, o precipiterà a nuovi guai, onde non so se varrà a trarne la nostra virtù intellettiva, che è grande, e la nostra fiacchezza senile che non è poca. Però mi ho il cuor nello zucchero quando veggo i giovani seguir le nostre antiche ed italiane tradizioni dei buoni studii, che solo possono mantenerci italiani; nè poco sonomi rallegrato di questo novello lavoro del Marchese Ferdinando Nunziante di S. Ferdinando, che già bellamente esordiva nella palestra letteraria con una fedele e tersa versione del poemetto latino di Gerolamo Vida: Il Filugello. L'amor delle lettere è per me non solamente amor di civiltà, ma anche carità patria.

E bene ha tolto, a parer mio, il giovane Autore a discorrere della vita di quel conte Alejandro Tas

soni, tipo di letterato e di gentiluomo, in quel secolo in cui la qualità di letterato non si scompagnava da quella di gentiluomo, nè questa di gentiluomo da quella di letterato; di quel conte Alessandro Taffoni che con l'Aldovrandi, col Tasso, col Telesio, col Guarini, col nostro Cavalier Marini, col conte Fulvio Testi, col nostro Giambattista Manso Marchese di Villa, col Galilei, con l'Allacci, col Querenghi, col Campanella prepararono il secolo della filosofia, che fu il XVIII, e quel civile risorgimento della nostra patria che ora si vorrebbe sperdere nuovamente, scristianizzandolo ed anche disitalianizzandolo.

E si che l'indole gioconda e l'amabile ingegno del Tassoni non potevano non far forza all'animo di un giovane nobilmente naturato e ben creato nelle arti belle; e quello scrittore modanese, che non lasciò quasi verun soggetto scientifico o letterario senza sfiorarlo con la sua molta penetrazione, con la sua virtù critica giudiziosissima, con la grande dovizia della sua dottrina, dovea necessariamente innamorar di sè chi dal marame del naturalismo e del materialismo moderno si aderge al più spirabile aere dell'ideale ed alle virtù che fecero grandi i nostri maggiori.

Gl'Italiani generalmente non conoscono il Tassoni che per quella sua festevole epopea della Secchia Rapita, per quel poema eroicomico del nobile modanese,. che, al dir del Boileau:

par les traits hardis d'un bizzarre pinceau, Mit l'Italie en feu pour la perte d'un seau.

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