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Tu m' hai di servo tratto a libertate

Per tutte quelle vie, per tutt'i modi,
Che di ciò fare avean la potestate.
La tua magnificenza in me custodi,
Si che l'anima mia, che fatta hai sana,
Piacente a te dal corpo si disnodi.
(Par., XXXI, 87).

XIV.

Nè contento a ciò, l' amorevole e sapiente Poeta intese a compartire altrui il beneficio, onde si sentì ricreato. Di che gli si avvivò nel cuore il pensiero di rivelare la misteriosa Visione, congegnandola siffattamente, che potesse insieme riuscir ad esaltazione di Colei, mercè cui gliene venne la Grazia, e in prò del Mondo che mal vive. Così ebbe suo cominciamento e materia la DIVINA COMMEDIA. La quale per altro, ancorchè sostanzialmente non sia se non quella stessa Visione ritratta in versi, vuol esserne ben distinta. Perocchè la Visione riguarda solo Dante, alla cui Felicità fu del tutto ordinata; ma invece la COMMEDIA, ove il Poeta s' avvisò di rivestire la figura dell' Uomo e vien narrandoci le segrete cose vedute, s' indirizza, siccome a suo ultimo fine, alla Felicità dell' Uomo cristiano e cittadino, qualunque sia la condizione di vita, dove si eserciti o aspiri. Giova bensì di Osservare e tener fermo, che l'umana Felicità non comprende soltanto quella possibile ad avverarsi nel tempo, ma e si quella del Secolo immortale. Ed è per questo, che prima d' inoltrarsi nel Paradiso terrestre, immagine della Beatitudine temporale, l' Allighieri vede in sogno Lia che, lieta dell' operare, gli ricorda Rachele pur soddisfatta del vedere, così adombrandoci la vita Attiva e la Contemplativa, mediante cui l' Uomo può quag

giù rendersi felice e prelibare la sperata Beatitudine celeste. Quindi la mirabile COMMEDIA, non meno che l' alta Visione ivi descritta, ha suo compimento, allorchè il mistico Pellegrino, rifiorito d' ogni virtù, perviene al sommo Paradiso, dove beato contempla

<< Com' a nostra Natura Dio s' unio. »

XV.

Se non che, a conseguire il sospirato intento, richiedevasi puranco che ivi si additassero que' Filosofici ammaestramenti e le Sacre dottrine, valevoli a regolare le operazioni delle Virtù convenienti a vita di perfezione. Vi si dovea inoltre far sentire la necessità, o sia d'un potente Imperatore, il quale, ajutandosi de'precetti della Filosofia, valesse a ben guidare e reggere gli Uomini alla Beatitudine del mondo mortale, o sia d' un Pontefice santo, che a norma delle Verità rivelate bastasse ad illuminarli nel cammino del Cielo. Dante non fallì a si artificioso lavoro, quasi fosse consapevole d'aver a compiere un Ufficio, consimile da una parte a quello che fu affidato ad Enea per fondare l'Impero predestinato al popolo Romano, nè per l'altra parte diverso da quello che ebbe Paolo l'Apostolo affine di attirare i Gentili alla Fede cristiana. Pertanto nel civile e sacro Poema vediamo introdotto Virgilio che, sin dove l'umana Ragione può vedere, adempie l'ufficio di Dottore in ogni Scienza ed Arte, e la simboleggia all'uopo, per condurre l' Uomo dalla miseria del Vizio alle morali Virtù, nella cui operazione consiste la Beatitudine della Vita attiva. Dipoi sottentra Beatrice e da ultimo il contemplante Bernardo; e come quelli la cui parola esce del Fonte, ond' ogni Ver

deriva, degnamente si porgono ad insegnarci e rappresentare la Scienza divina, prescritta ad informar il Cristiano in ordine alla Vita di contemplazione, imperfetta quaggiù e perfetta nel Regno santo. Senza che, il Protagonista della COMMEDIA, che è Dante medesimo in persona dell' Uomo, ci si dimostra come fedele Alunno di que' veraci Maestri dell' umana e divina Scienza, e ne riceve bramoso gli ammonimenti a correzione delle genti traviate ed a ristoro del pubblico danno. Pertanto in quelle prodigiose Cantiche vi si compie non pure la solenne glorificazione di Beatrice, ma si esalta, poetando, la sovrana virtù dell'Amore, quale splendido d'intera onestà si manifesta nella VITA NUOVA. Ed un siffatto amore, avvalorato da superna Luce, basta a distoglierci dall' Amore del Mondo fallace e rinviarci nel diritto cammino, che mena a vera Vita, la cui felicità qui si comincia per compiersi nel Mondo immortale, ove regna e trionfa

L'AMOR, CHE MUOVE IL SOLE E L'ALTRE STELLE.

FINE.

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II. - Tempo, occasione ed effetti del primo amore di
Dante...

III.

Beatrice saluta la prima volta il Poeta. Visione che gli apparve, dormendo. Ne chiede altrui la spiegazione in un Sonetto, cui, fra gli altri poeti, diede risposta Guido Cavalcanti...... IV. Dante s' indebolisce nella salute, e non può nascondere altrui che Amore n'è la cagione...... V. - Coglie opportunità di far credere, che altra sia la donna dell' amor suo, e non Beatrice. E ciò gli vien fatto per alquanti anni e mesi...

VI.

VII.

....

- In una Serventese mette il nome di Beatrice fra
quelli di sessanta donne; le più belle di Firenze,
ma non gli può dar luogo in altro numero, che
nel nono.....

- Parte da Firenze colei, di che Dante soleva far difesa al suo amore; e però scrive un Sonetto, in cui si duole di questo, volendo sempre più accreditare che fosse quella la donna, ch'egli di fatti

amava..

VIII. — Muore poco appresso un' amica della sua Beatrice, e in due Sonetti ne piange la morte....

IX.

X.

XI.

--

Va quindi a trovare colei, la quale gli serviva a celare l'amor suo; e su di ciò compone un So

netto.....

Ritorna in Patria: cerca e trova altra donna, la quale si presti a celare il vero amor suo. Molti pertanto pensano che di costei egli sia innamorato: ond' è che Beatrice poi gli niega il saluto..... - Potenza maravigliosa che la vista e il saluto di Beatrice esercitayano sopra il suo cuore.......

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XII. — Dolore amarissimo per la privazione del saluto. Lagrimando si addormenta; e Amore lo racconsola, e gli fa animo a scrivere una Ballata, in cui rassicuri Beatrice ch' egli non si è punto tolto all' amore di lei...

XIII.

Pag.

Quattro pensieri, l'uno contrario all' altro, combattono la volontà di lui intorno alla sua passione amorosa.

XIV. Dopo qualche tempo egli trovasi ad uno sposalizio, dov' erano molte e belle donne sedute ad un convito. Vede fra queste Beatrice, e non può fare si che non si manifesti lo stupore, da cui è oppresso. Il che gli porge materia a scrivere un So

XV.

netto.

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e

Conosce l'avvilimento del proprio stato, mostra come non gli sia possibile vincere sè medesimo......

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XVI. E fa vedere come i suoi pensieri fossero sempre più vinti e signoreggiati dall' amore di Beatrice, del quale parla in un altro Sonetto....... XVII. — Accenna, che nuova materia e più nobile, che non lo stato dell' animo suo, gli conviene as

sumere....

XVIII.

E perciò narra che conversando con altre donne potè conoscere che molto onore gli veniva da quelle cose, le quali egli dettava in lode della sua Beatrice. Per lo che si propose di parlar sempre quello che potesse tornarle in lode....... XIX. Stretto da forte volontà pose mano alla prima Canzone..

......

XX. — E perchè la Canzone parlava d' Amore, viene pregato di spiegare che sia Amore: ciò ch' egli fa in un Sonetto..

XXI. — Aggiunge che Beatrice desta amore anche dove amore non sarebbe in potenza; e lo dichiara in un altro Sonetto ....

XXII.

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- Muore il padre di Beatrice, e Dante in due Sonetti pietosamente esprime il gran dolore di lei e delle amiche sue....

XXIII. - Dante cade ammalato per nove giorni, e indi è preso da forte immaginazione che gli rappresenta morta Beatrice. Scosso da quel delirio,

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