Che immacolati andranno A me già spira intorno; Della vittoria il canto All' inno della fè. DI ALESSANDRO MANZONI IL NOME DI MARIA Tacita un giorno a non so qual pendice E detto salve a lei, che in riverenti Deh con che scherno udito avria i lontani Noi testimoni che alla tua parola Noi serbati all' amor, nati alla scuola Noi sappiamo, o Maria, ch' Ei solo attenne Ei che in cor la ti pose: a noi solenne A noi Madre di Dio quel nome suona: Salve beata in quale età scortese Non l'udiro invocar? La terra antica I tuoi cultori anch' ella. In che lande selvagge, oltre quai mari O Vergine, o Signora, o Tuttasanta, Te quando sorge, e quando cade il die, Ne le paure della veglia bruna Te noma il fanciulletto; a Te tremante, Quando ingrossa ruggendo la fortuna, Ricorre il navigante. La femminetta nel tuo sen regale A Te, che i preghi ascolti e le querele Tu pur, beata, un dì provasti il pianto : Anco ogni giorno se ne parla e plora Tanto d'ogni laudato esser la prima O prole d'Israello, o ne l'estremo Non è Davidde il ceppo suo ? con Lei Deh alfin nosco invocate il suo gran nome 1 IL NATALE Qual masso, che dal vertice Di lunga erta montana, Abbandonato all' impeto Di romorosa frana, Per lo scheggiato calle, Precipitando a valle, Batte sul fondo e sta; Là dove cadde, immobile Giace in sua lenta mole, Nè per mutar di secoli Fia che rivegga il sole De la sua cima antica, Se una virtude amica In alto nol trarrà: Tal si giaceva il misero Figliuol del fallo primo, Dal dì che una ineffabile Ira promessa, all' imo D'ogni malor gravollo, Onde il superbo collo Più non potea levar. Qual mai fra i nati all' odio, Qual era mai persona Che al Santo inaccessibile Potesse dir perdona? Far nuovo patto eterno? Al vincitore inferno La preda sua strappar? |