La casa del Petrarca. O cameretta che già in te chiudesti O di pensier soavemente mesti Solitario ricovero giocondo, Di quai lacrime amare il petto inondo Prezioso diaspro, agata ed oro Fóran debito fregio e appena degno Ma no tomba fregiar d'uom ch' ebbe regno Vuolsi, e por gemme ove disdice alloro: Qui basta il nome di quel divo ingegno. ALFIERI. SONETTO II. Forza dell' Innocenza. Quel feroce Lion che invitto e franco Tal move il Giusto, cui compagne al fianco E d'onde il gran vigore, per cui nel saggio Così dubbiando in mio pensier ragiono; BACIOCCHI. SONETTO III. Per Monaca. Volea stupir, quel tuo bel crine e quei Sin da quel dì che mi passaste innante E benchè più d'un cor fosse trafitto In quel volto, in quel crine, in que' begli occhi Troppo palesemente eravi scritto: Sono cosa di Dio: nessun mi tocchi. BARBIERI. SONETTO IV. Morte d' Abele.. Torvo il guardo, irto il crin, fra la man strinse Travolse i lumi, e colla fredda mano Ma l'empio fratricida, in fuga volto, Fremè Natura, e presagì in quell' atto I veleni, le stragi e chi dovea BALDIS. SONETTO V. L'estasi di S. Geltrude. Dietro un sospir d'amor tant' oltre spinse Morte frattanto a depredar s'accinse La non sua spoglia, e la man fredda sporse, L'anima alfin dall' estasi discese, Ma trovò chiuso il varco, e vide lenta Sorrise a quella vista e : Tienti pur Il fragil velo disse; e dell' error contenta Ripiegò il volo e fe ritorno al cielo. |