SONETTO LXII. L'immacolata Concezione. Giù per le vie del tuono e del baleno Essa le luci maestose e lente Agli angeli piegò che la seguiéno. Al primo lampeggiar dell' igneo brando Fugge il fellon, che tal dietro sel mira, Qual dalle sfere un dì cacciollo in bando. Michel l'incalza colla spada bassa, L'atterra e a piè della gran Donna il tira: Ella sel guata, lo calpesta e passa. MINZONI. SONETTO LXIII. Maria Annunziata. Si faccia all'aspettante Messaggiero Si faccia al Nulla orribilmente nero O voci, a cui simile altra non v'ebbe! No, se taceva Iddio, l'uom non sarebbe; Ma se tacea la Donna, ahi fra tormenti Per anni eterni disperato andrebbe. MINZONI. SONETTO LXIV. Per la morte del Padre dell' Autore. Il mio padre dov'è? Qui pur solea Stare il buon vecchio ad ascoltarmi intento: Ed io brillar cogli occhi or lo vedea, Or colla mano sostenere il mento. Talvolta al mio pindarico ardimento Or in qual erma parte egli si asconde, Lasso ognun tace: ma ben sento i lai Dell' agitato cor, che mi risponde: MINZONI. SONETTO LXV. Sul medesimo soggetto. Più non vedrò mio padre? Oh! visto almeno Io baciato l'avrei tutto ripieno Di cordoglio, d'amore e di rispetto : Detto gli avrei.... ma che gli avrei mai detto? Egli, giunto il suo volto al volto mio, Ma se fosse potuto venir manco, Egli solo, nol so: chè forse anch'io, MINZONI. SONETTO LXVI. Sul medesimo soggetto. Morto foss' io ma placido, siccome Maria tre volte egli chiamò per nome, Udillo il gran nemico, e per furore Udillo, e, tratto un gemito dal core, Fermo il guardava intanto, e lo schernia Quando su l'ali d' un' auretta assiso, MINZONI. |