SONETTO LXXXVIII Al Nome di Maria. O santo Nome, al cor dolce e al pensiero, Dolce al labbro e all'orecchio espresso in voce, Che, ovunque è sole, più del sol veloce Porti su' vanni tuoi salute e impero : Per te al gregge e al Pastor l'aere è sincero, L' Angiol ribelle al suono tuo da noi Si dolce al cor di Dio, se Dio s'adira, SALANDRI. SONETTO LXXXIX. Il Diluvio universale. Gridò l' Eterno, e gli squarciati abissi Per lo spavento allor la faccia pura Gli eccelsi monti di quel giusto scempio E l'empio il niega? Ah! se di pace un pegno Fa ch' ei non vegga il rinnovato esempio, Pensi d'un Dio quanto può mai lo sdegno. SALOMON FIORENTINO. SONETTO XC. In morte d' una fanciulla. lo te non piango, Angelica, che fatta Leggiera al porto di salute e ratta Volasti a non soffrir più caldo, o gelo: Dormito hai dolcemente un breve sonno, Ahi! qual cammino ora a me resta, e quanto ? Troppo mi stanco, Angelica, e m'assonno, E vorrei pur svegliarmi, e starti accanto. SALVINI SONETTO XCI. Roma penitente. Ah! come siede addolorata e mesta, Già sotto spoglia di grand' ór contesta L'allegre voglie, i lieti balli, e il canto, Ricerchi Roma, e non appar più quella: Negletta è sì: ma sì negletta, oh! quanto Alle luci di Dio sembra più bella. STRINATI. SONETTO XCII. L'Ingratitudine. Donna vidi raminga in nuda arena, Ella assisa alla dolce ombra serena : E quelli prende e prende questo a schivo; Al fin superba in piè si leva, e poi Seccansi e l'acqua e i rami in faccia a lei, Pastorelle, scacciatela da voi : L'iniqua Ingratitudine è costei. STAMPIGLIA. |