SONETTO XIX. Il Rio. Limpido rio, che dal natío soggiorno Pioggia chiedesti, e a questi colli intorno Or che l' onde non tue lasciasti, e umíle Al cor d'un innocente pastorello, CLASIO. SONETTO XX. L' Usignolo. Un incauto usignol tra fronda e fronda Già v' accorre il pastor, già scopre e sfronda Già le sovrasta, e con la man spietata Piange il misero augel, ma piange invano, Ferma il piede, o crudel, ferma un momento, Pensa pria di partir quanto è inumano Trar dall' altrui dolore il pio contento. CLASIO. SONETTO XXI. Il Fiore. L'odor soave ed il vermiglio ammanto Onde sdegnato alfin che ardisse tanto, Io tal mirando allor dura vicenda, A lui gridai: Perchè di due lo scempio, Mentre evvi un sol che i passeggieri offenda? Ed ei Perchè quel fior serva d'esempio, CLASIO. SONETTO XXII. Il Lupo. Questo tenero parto or or rapito Perchè in dolce amistà con esso unito Bello saría veder lupo che accosto Giacesse all' agne, a custodirle intento, Ma, credi a me, tu nol vedrai sì tosto. Che il lupo cangi il natural talento, Tirsi, non lo sperar; temi piuttosto CLASIO. SONETTO XXIII. Il pastore e il miele. Pastor, che intorno all' alvear t' aggirî, Vuoi miele? ah! scaccia un tal desío lontano. L'api ti pungeran, se tu le adiri, E sai ch'ape in furor non punge invano. Per sì poco di dolce, oh quai sospiri Del rapito licor colma la mano. Ma guarda pur che l'api offese a schiere Va', folle, or gusta il caro miele ; CLASIO. |