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SONETTO LXVII.

Sul medesimo soggetto.

In cielo corse e già beato adora
Lei, che Donna e Regina ivi risiede;
Quegli occhi soavissimi già vede,
Ond' essa il cielo allegra ed innamora.

Or sovra il lembo della gonna ed ora
Baci le stampa su l'augusto piede,
Da quel materno cor indi mercede
Con preziose lacrime m'implora.

Essa lo copre del ceruleo manto,

E colla man più candida che giglio
L'alza dal suolo, e gli rasciuga il pianto.

Ma di me come a lui risponde intanto?

Ah! parla, o Madre: e digli sol, che il figlio Starà mai sempre al Genitore accanto.

MINZONI.

SONETTO LXVI.

Sul medesimo soggetto.

Morto foss' io: ma placido, siccome
Mori l'avventurato genitore,

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Maria tre volte egli chiamò per nome
Che glielo pose in su le labbra amore.

Udillo il gran nemico, e per furore
Si lacerò le viperine chiome :
Udillo, e, tratto un gemito dal core,
L'armi addentò disonorate e dome.

Fermo il guardava intanto, e lo schernia
Lo Spirto vincitor con un sorriso,
Che tigri e serpi innamorato avria.

Quando su l'ali d' un' auretta assiso,
Impaziente di veder Maria,
Rapidissimo corse in Paradiso.

MINZONI.

SONETTO LXVII.

Sul medesimo soggetto.

In cielo corse e già beato adora

Lei, che Donna e Regina ivi risiede;
Quegli occhi soavissimi già vede,
Ond' essa il cielo allegra ed innamora.

Or sovra il lembo della gonna ed ora
Baci le stampa su l'augusto piede,
Da quel materno cor indi mercede
Con preziose lacrime m'implora.

Essa lo copre del ceruleo manto,

E colla man più candida che giglio
L'alza dal suolo, e gli rasciuga il pianto.

Ma di me come a lui risponde intanto?

Ah! parla, o Madre: e digli sol, che il figlio Starà mai sempre al Genitore accanto.

MINZONI.

SONETTO LXVIII.

La morte di Giuda.

Gittò l'infame prezzo e disperato
L'albero ascese il venditor di Cristo :
Strinse il laccio e col corpo abbandonato
Dall' irto ramo penzolar fu visto.

Cigolava lo spirito serrato

Entro la strozza in suon rabbioso e tristo,
E Gesù bestemmiava e il suo peccato
Ch' empiea l'Averno di cotanto acquisto.

Sboccò dal varco alfin con un ruggito.
Allor Giustizia l' afferrò, e sul monte
Nel sangue di Gesù tingendo il dito,

Scrisse con quello al maledetto in fronte
Sentenza d'immortal pianto infinito,
E lo piombo sdegnosa in Acheronte.

SONETTO LXIX.

Sul medesimo soggetto.

Piombò quell' alma all' infernal riviera,
E si fe gran tumulto in quel momento ;
Balzava il monte, ed ondeggiava al vento
La salma in alto strangclata e nera.

Gli angeli, dal Calvario in sulla sera
Partendo a volo taciturno e lento,
La videro da lungi, e per pavento
Si fer dell' ali al volto una visiera.

I demoni frattanto all' aere tetro
Calár l'appeso, e l'infocate spalle
All' esecrato incarco eran feretro.

Così ululando e schiamazzando, il calle
Preser di Stige, e al vagabondo spetro
Resero il corpo nella morta valle.

MONT!.

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