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Città di Dite, che è il SESTO CERCHIO, nel quale entrati i due poeti vedono il terreno pieno di sepolcri ardenti, dentro a cui gli eretici mandano lamenti dolorosi.

CANTO DECIMO.

pag. 38

Dante seguendo per la Città di Dite il suo Duce, vede Farinata degli Uberti, da cui egli, essendoglisi avvicinato e di più cose con esso ragionando, sente tra l'altre predirsi esiglio dalla patria, (vede ancora Cavalcante Cavalcanti e Federigo II imperatore); quindi fa ritorno a Vergilio ed insieme con lui riprende il cammino.

CANTO DECIMOPRIMO.

pag. 42

Giunti i poeti sulla riva del settimo cerchio, per il puzzo che da quello usciva si arrestano, ed intanto Vergilio dà contezza a Dante dei tre seguenti cerchi e dei peccatori in essi puniti. Poi gli dice perchè nella Città di Dite non si trovano gli altri dannati veduti di sopra, e come l'usura offenda Dio. Infine appressandosi l'aurora, si rimettono in cammino.

CANTO DECIMOSECONDO.

pag. 45

Pervenuti ad un luogo rovinato, ov'è il Minotauro, discendono nel SETTIMO CERCHIO, compartito in tre gironi, ed appressatisi al fondo ritrovano i Centauri, con uno dei quali si mettono in via per il primo girone lungo una riviera di sangue. Qui sentono le alte strida dei violenti contro la vita ed i beni del prossimo.

CANTO DECIMOTERZO

pag. 49 Il secondo girone è un orrido bosco di sterpi, dentro ai quali sono imprigionate le anime de' violenti contro la propria vita. Quivi Dante intende da uno di quei dannati (Pier delle Vigne) come egli fosse morto e come le anime passino in quei tronchi. Si vedono poi quelli che furono violenti contro i propri beni (Lano da Siena e Jacopo di Sant' Andrea) e fortemente corrono, inseguiti da bramose cagne.

CANTO DECIMO QUARTO

pag. 54

Passano i poeti al terzo girone, che è una campagna arenosa, ove piovono larghe falde di fuoco da cui sono tormentati i violenti contro Dio, che bestemmiarono contro Dio o peccarono contro natura. Ecco primieramente i bestemmiatori, che giaccion supini sotto le fiamme (Capaneo). Alla corrente del Flegetonte, Vergilio parla dell'origine di quel fiume e delle altre acque infernali (Il Veglio di Creta).

CANTO DECIMOQUINTO

pag. 58

Seguitando il cammino per il terzo girone lungo l'acque del Flegetonte, i poeti incontrano alcune anime dei sodomiti, i quali a schiera camminano sotto le fiamme cadenti. Dante tra questi parla con Brunetto Latini, da cui gli vien predetto l'esiglio, e appresso gli vien data notizia d'alcuni altri (Prisciano da Cesarea, Francesco d' Accorso e Andrea de' Mozzi), che ivi sono con lui puniti.

CANTO DECIMOSESTO . .

pag. 61

Giunti i poeti presso alla fine del terzo girone, ivi si fermano ad osservare altre anime di sodomiti, e Dante, dopo aver favellato con Guido Guerra, Tegghiajo Aldobrandi e Jacopo Rusticucci, seguita colla sua scorta il cammino. Pervengono là dove l'acqua del Flegetonte cade nell' altro cerchio, dal quale vedono salire una mostruosa figura.

CANTO DECIMOSETTIMO

pag. 65

Dante descrive questa figura, di Gerione, a cui egli e Vergilio s'accostano; poi Dante per consiglio di Vergilio si porta ad osservar gli usurai, la pena dei quali è l'esser costretti a star seduti sotto una orribil pioggia di fiamme. Dopo averne veduti alcuni, ritorna al suo Duce, ed ambedue sul dosso di Gerione calano nell' OTTAVO CERCHIO. CANTO DECIMOTTAVO

.

pag. 69

Descrive il poeta il sito e la forma dell'ottavo cerchio, il cui fondo è diviso in dieci bolge. Qui sono tormentati i fraudolenti. Dice poi come nella prima vide i ruffiani (Caccianimico) e i seduttori di femmine (Giasone), i quali sono crudelmente frustati dai demoni; passano quindi alla seconda, in cui stanno i lusinghieri (Alessio Interminei, Taide) attuffati in uno schifoso sterco.

CANTO DECIMONONO

pag. 73

Alla terza bolgia il poeta ritrova i simoniaci, i quali stanno capovolti e fitti in terra fino alle gambe, e hanno le piante accese di fiamme. Dopo essersi alquanto trattenuto a ragionar con uno di quelli (Papa Niccolò III), vien da Vergilio portato nell' altra bolgia.

CANTO VENTESIMO.

pag. 77

Standosi Dante nella quarta bolgia vede gl' indovini, i quali camminano piangendo, ed avendo il viso volto alle reni, sono forzati a camminare a ritroso; Vergilio gli mostra alcuni di que' dannati, tra' quali era Manto Tebana,

e gli narra, come da questa avesse l'origine ed il nome la città di Mantova (Euripilo, Michele Scotto, G. Bonatti, Asdente).

CANTO VENTESIMOPRIM O

pag. 81

Vengono i poeti alla quinta bolgia, la quale è oscurissima e tutta ripiena di pece bollente. Qui stanno i barattieri, sotto la guardia di demoni, i quali con gran furia si fanno incontro a Vergilio; ma egli parlando con Malacoda ottiene licenza di passare avanti.

CANTO VENTESIMOSECONDO

pag. 85

Camminando i poeti in compagnia d'alcuni demoni per la bolgia de' barattieri, videro, come da loro restò preso uno di que' dannati (Ciampolo), il quale parlando con Vergilio ritrovò una sottile astuzia per sottrarsi dagli artigli dei Diavoli, che a tal fatto rimasero confusi. Intanto i poeti proseguirono il lor cammino.

CANTO VENTESIMOTERZO.

pag. 89

Il poeta, inseguito da' demoni, fu da Vergilio salvato, e messo nella sesta bolgia, in cui gl' ipocriti vestiti di gravissime cappe di piombo camminano perciò molto lentamente. Quivi Dante parla con Catalano e Loderingo frati gaudenti, e vede Caifasso con particolar supplicio punito. CANTO VENTESIMO QUARTO . . .

pag. 93 Esce Dante dalla sesta bolgia, e superato coll' aiuto della sua guida uno scoglio ronchioso, passa nella settima. Qui ritrova una orribile calca di serpenti, dai quali sono tormentati i ladri e osserva uno strano accidente avvenuto ad uno di quei dannati, Vanni Fucci, con cui i poeti favellano.

CANTO VENTESIMOQUINTO

pag. 98 Racconta Dante come il dannato Fucci orribilmente di

spregiò Dio, e poscia fuggi. Vede poi Caco in forma di centauro, il quale avea la groppa carica di serpi e sulle spalle un fiero Drago. Si descrivono in appresso le stranissime trasformazioni, che avvennero in alcuni di quei ladroni.

CANTO VENTESIMOSESTO

pag. 102

L'ottava bolgia, alla quale passano i poeti, è tutta ripiena di vampe, in cui sono ascosi e puniti i malvagi consiglieri. Una avea la cima divisa in due punte dove stavano celati Ulisse e Diomede, il primo dei quali racconta loro la sua lunga navigazione all'altro emisfero.

CANTO VENTESIMOSETTIMO

pag. 106
I poeti rivolgonsi ad un' altra delle fiamme, da cui sen-
tono uscir la voce di un dannato in quella nascosto. Questi
con loro favellando dà loro di se contezza e manifesta la
cagione, per cui fosse condannato a così dolorosa pena
(Guido da Montefeltro). Quindi passano alla nona bolgia.

CANTO VENTESIMOTTAVO.

pag. 110

Quivi ritrovano i seminatori di scandali e di scismi, i
quali venivano crudelmente tagliati con una spada da un
demonio; Dante osserva la pena di Maometto, di Ali e
di altri e mira per ultimo l'orrido scempio di Bertramo
dal Bornio.

CANTO VENTESIMONONO

pag. 114

Nella decima ed ultima bolgia dell'ottavo cerchio, i poeti
trovano i falsatori, la cui pena è l'esser crucciati da in-
finiti malori e pestilenze; ed il poeta tratta in primo
luogo degli alchimisti, che falsarono il metallo, e sono
tormentati dall' orrendo morbo della lebbra (Griffolino e
Capocchio).

CANTO TRENTESIMO

pag. 118

Altri falsatori sono quelli che simularono l'altrui per-
sona; e questi corrono mordendosi rabbiosamente (Gian-
ni Schicchi, Mirra). Di poi il poeta si volta a guardare
i falsatori della moneta, i quali sono afflitti dall' idropisia
(Maestro Adamo, Conti di Romena). Vede in fine coloro
che hanno falsata la verità, offesi da acutissima febbre
(Sinone da Troia).

CANTO TRENTESIMO PRIMO

pag. 122
Partonsi i poeti dalla decima bolgia dell'ottavo cerchio,
e nel proseguire il loro cammino, Dante ode sonare uno
strepitoso corno; vede alcuni Giganti, da uno dei quali,
Anteo, i poeti vengono calati nel NONO ed ultimo
CERCHIO.

CANTO TRENTESIMOSECONDO

pag. 127

In questo cerchio il poeta pone il lago gelato di Cocito,
ove stanno i traditori fitti nel ghiaccio e divisi in quattro
partizioni e nella prima, detta Caina, trova coloro che
tradirono i loro parenti (Conti di Mangona, Camicion de'
Pazzi); nella seconda, chiamata Antenora, vede quelli che
tradirono la patria (Bocca degli Abati, Buoso da Duera,
Ugolino e Ruggieri).

CANTO TRENTESIMOTERZO

pag. 131

L'addolorato Ugolino racconta la crudele sua morte e
de' suoi figliuoli. Indi i poeti passano alla terza partizione,
Tolommea appellata, dove stanno quelli che tradirono i
loro confidenti; Dante parla qui con Alberigo, dal quale
sente che l'anima del traditore spesse fiate cade in quel
luogo prima ancor della morte.

CANTO TRENTESIMO QUARTO.

pag. 135

Entrano i poeti nella Giudecca, che è la quarta ed ul-
tima divisione del nono cerchio, dove sono puniti coloro
che tradirono i loro benefattori. Nel mezzo sta Lucifero
(Giuda Iscariotto, Bruto e Cassio). Sopraggiunta la notte,
si partono dall' Inferno, e passati oltre il centro della
terra, salgono per una caverna all'altro emisfero, dove
escono a riveder il Cielo.

PURGATORIO

CANTO PRIMO

pag. 140
Il poeta, fatta l'invocazione, racconta come, al cominciar
dell' aurora, trovandosi con Vergilio in un' isola, vide Ca-
tone Uticense e ottenuta da lui la licenza di andare al
Purgatorio, s'incamminò col duce verso il mare. Qui
presso, secondo l'ammonimento di Catone, Vergilio lava
a Dante il viso colla rugiada e sul lido gli cinge il capo
d'un giunco schietto.

CANTO SECONDO

pag. 144

All' apparir del sole, mentre i poeti si ritrovavan ancora
sul lido, ecco ratto venir per mare un angelo con una
navicella, da cui scesero a terra molte anime per gire a
purificarsi. Dante tra loro conobbe Casella, amico suo,
che con soavissimo canto tutti fece ristare. Ma Catone
rimproverò le anime di negligenza, onde tutti subitamente
s'affrettarono verso il monte del Purgatorio.

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Giunti alle falde del monte, i poeti incontrano le anime
degli scomunicati, pentiti in morte. Uno di loro, Man-
fredi (re di Sicilia), favella con Dante e gli spiega come
chi muore fuori della comunione della Chiesa e pur si
pente, deve aspettare un certo tempo fuori del Purgatorio,
prima di potervi salire.

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