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pag. 152

CANTO QUARTO
I poeti vengono al luogo della salita e montano fino ad un
balzo, dove si pongono a sedere verso oriente. Dante con
istupore osserva che il sole gli gira a mano sinistra e ne
apprende da Vergilio la ragione. Qui stanno le anime dei
procrastinanti pentiti in morte naturale e devono rimaner
nell' Antipurgatorio tanto tempo quanto sono vissuti.
CANTO QUINTO.

pag. 156

Saliti ad un luogo più alto, i poeti ritrovano le anime dei
procrastinanti pentiti in morte violenta, perdonando ai loro
offensori. Alcuni di quegli spiriti (Jacopo del Cassero,
Buonconte da Montefeltro, Pia de' Tolomei) fanno a Dante
il racconto della tragica morte.

CANTO SESTO.

pag. 160

Dante prosegue a parlar delle anime di quei peccatori.
Indi i poeti vedono in disparte uno spirito, a cui Vergilio
chiede il luogo più facile alla salita. Era Sordello, suo
conterraneo; onde s' abbracciarono l'un l'altro. Segue
una digressione sulle discordie civili nell' infelice Italia.

CANTO SETTIMO

-

pag. 164

Vergilio si dà meglio a conoscere a Sordello, che lo riab-
braccia con grande venerazione. Lo avvisa poi che di notte
non si può mai salire il monte del Purgatorio e intanto
conduce i poeti a veder le anime di uomini illustri per
dignità e prosapia (Ridolfo Imperatore, Ottacchero, Fi-
lippo l'Ardito, Arrigo di Navarra, Pietro d' Aragona,
Carlo d' Angia, Arrigo III d'Inghilterra, Guglielmo di
Monferrato), i quali stan seduti in vaghissimo prato, ivi
aspettando il tempo di entrare nel Purgatorio.

CANTO OTTAVO

pag. 168
Era la sera e quelle anime cantavano sacri inni, quan-
d' ecco, cessato il canto, scendere dall' alto due angeli con
due spade infocate, e porsi a guardia della valle. Vi
penetrò anche un serpente, che però fu messo in fuga
dai due spiriti celestiali. Qui Dante ragiona con Ugo-
lino Visconti e Corrado Malaspina.

CANTO NONO.

-

pag. 172
Addormentatosi, Dante ha in sul mattino una visione, e
allo risvegliarsi si ritrova in più alto luogo, accanto alla
sua fida scorta, Vergilio. Ei lo conduce poi alla sacra
porta del Purgatorio, la quale dall' angelo che vi sta a
custodia, è loro aperta cortesemente.

CANTO DECIMO

pag. 176

Entrati così nel Purgatorio, i poeti salgono al PRIMO GIRONE, ove si purga il peccato della superbia. Qui primieramente osservano, intagliate nella cornice del cerchio, varie figure che rappresentano esempi d'umiltà. Vedono poi le anime dei superbi camminare lentamente, sotto gravissimi pesi.

CANTO DECIMOPRIMO

pag. 180

Dante riferisce qui per intero l'orazione domenicale, recitata dalle anime dei superbi. Le quali, richieste poi da Vergilio del luogo migliore per la salita, guidano i poeti alla volta della scala. Tra via essi ragionano colle anime di Omberto Aldobrandeschi e di Oderisi d'Agobbio, che parla contro la gloria e l'onor mondano.

CANTO DECIMOSECONDO

pag. 184

Seguitando i poeti il loro cammino per il primo girone, osservano, figurati sul piano marmoreo, esempi di superbia. Sono poscia da un angelo condotti al luogo della salita, dove a Dante è cancellato dalla fronte il primo P: il peccato della superbia.

CANTO DECIMOTERZO

pag. 188

Siamo al SECONDO GIRONE, dove si purga il peccato dell' invidia. I poeti odono spiriti che passano volando ratti e rammentano esempi d'amore. Qui, dove le anime degl' invidiosi stanno recitando le litanie dei santi, Dante parla con Sapia dei Saracini.

CANTO DECIMOQUARTO.

pag. 193

Dante e Vergilio s' intrattengono a udir Guido del Duca e Rinieri da Calboli; il primo biasima i tralignati costumi di allora nella Toscana e nella Romagna. Continuando il cammino, i poeti sentono altre voci per l'aria, che ricordano esempi d'invidia.

CANTO DECIMOQUINTO.

pag. 197 Un angelo mostra loro la scala al TERZO GIRONE, dove si purga il peccato dell' ira. Qui Dante rapito in estasi, vede esempi di mansuetudine. Poi un oscurissimo fumo copre ogni cosa.

CANTO DECIMOSESTO..

pag. 201

pre

In mezzo all'oscurità, Dante ode le anime degl' irosi
gare concordemente l'Agnello di Dio. Uno di loro, Marco
Lombardo, ragiona col poeta e gli dimostra non venire dal
Cielo influsso veruno sopra le azioni morali degli uomini.

CANTO DECIMOSETTIMO

pag. 205

I poeti escono dal fumo, e Dante vede, nell'immaginativa, esempi d'ira. Indi per invito d'un angelo salgono al QUARTO GIRONE, ma pervenuti alla sommità, qui si fermano, còlti dalla notte. Vergilio intanto dice a Dante del peccato che ivi si purga, l' accidia, e gl' insegna come dall'amore proceda ogni buono e malvagio operare.

CANTO DECIMOTTAVO.

pag. 209

Vergilio dimostra, continuando, ciò che propriamente sia amore e discorre dell' umana libertà. Si vedono poi le anime degli accidiosi correre in torma per il girone: due anime innanzi la turba rammemorano esempi di diligenza, e due dietro, esempi di accidia. Passate le ombre, Dante si addormenta.

CANTO DECIMOΝΟΝΟ .

pag. 213

Nel sonno ebbe una nuova visione, da cui si risvegliò quando il sole era già alto. I due poeti si rimettono in via e dalla voce di un angelo sono indirizzati alla scala del QUINTO GIRONE, dove gli avari giaccion bocconi e piangono. Qui Dante parla con papa Adriano quinto.

CANTO VENTESIMO

pag. 218

S'ode uno spirito rammentare esempi di povertà: è Ugo Capeto. Ei parla al poeta e fra altro gli dice che gli esempi d'avarizia son ripetuti solo la notte dalle anime. Dipartiti dallo spirito, i poeti senton tremare il monte e le anime cantar gloria a Dio. E riprendono il cammino.

CANTO VENTESIMO PRIMO

pag. 222

Proseguendo i poeti per il quinto girone, vedono apparir uno spirito, a cui richiedon la ragione del crollo e del canto poc' anzi uditi. Egli risponde ciò avvenire ogniqualvolta alcun' anima, terminata la sua purificazione, si leva per salire al cielo. Alla fine si manifesta lo spirito, ch'è Stazio.

CANTO VENTESIMOSECONDO

pag. 226

I tre poeti salgono al SESTO GIRONE, dove si purga il peccato della gola. Qui, proseguendo il cammino, ritrovano un albero assai strano, con pomi odorosi e con foglie grondanti di un chiaro liquido, che vi cadea dalla parete rocciosa del monte. Vergilio e Stazio s' appressarono alla pianta, da cui partì una voce, che rammentava esempi di temperanza.

CANTO VENTESIMOTERZO

pag. 230

Continuando coi due poeti il cammino per il sesto girone,
Dante ci vede le anime dei golosi, estenuati dalla fame e
dalla sete. Qui ragiona collo spirito di Forese Donati, che
gli dimostra la cagione di cosiffatto dimagramento, e poi
si fa
riprendere l'immodesto vestire delle donne fio-

rentine.

CANTO VENTESIMO QUARTO. .

pag. 234

Lo spirito di Forese mostra a Dante alcune anime di golosi (Bonagiunta degli Urbiciani, Papa Martino IV, Ubaldin dalla Pila, Bonifazio de' Fieschi, Messer Marchese, Gentucca, Corso Donati). Partito lo spirito, il poeta vede un altro albero, tra le cui frondi una voce ricordava esempi di gola. Infine un angelo fa voltare i poeti verso la scala del SETTIMO GIRONE, ch'è l'ultimo.

CANTO VENTESIMOQUINTO .

pag. 239

Mentre i poeti vi salgono, Stazio, per invito di Vergilio, spiega a Dante l'opera mirabile della generazione e mostra come le anime vestano forma visibile. Arrivati sul settimo girone, dove si purga il peccato della lussuria, vi odono le anime cantar tra fiamme ardenti e ripeter esempi di castità.

CANTO VENTESIMOSESTO.

pag. 243

Altre anime di lussuriosi sopraggiungono tra le fiamme. Nell' incontrarsi delle due schiere, le anime si baciano l'una l'altra e gridatisi in faccia esempi di lussuria, proseguono la loro strada. Qui il poeta parla con Guido Guinicelli e Arnaldo Daniello.

CANTO VENTESIMOSETTIMO

pag. 247

I poeti vedono un angelo e per esortazione di lui giungono, attraverso le fiamme, all'ultima scala, sulla quale, còlti di nuovo dalla notte, si fermano. Qui Dante, addormentatosi, ha una nuova visione, e risvegliatosi in sull'aurora, sale col suo duce e con Stazio alla cima, dove Vergilio dà facoltà a Dante di far per lo innanzi ogni cosa a suo proprio talento.

CANTO VENTESIMOTTAVO.

pag. 251 Pervenuto con Vergilio e Stazio alla vetta del monte, Dante entrò nella foresta del PARADISO (terrestre). Alle chiarissime acque del fiume Lete, vide nell' opposta parte Matelda, che andava cantando e cogliendo scelti fiori. Ella gli spiega alcune proprietà di quel luogo delizioso.

CANTO VENTESIMONONO .

pag. 255

Dante e Matelda vanno di pari passo lungo le sponde del fiume Lete: l'uno sulla sinistra, l'altra sulla destra. D'improvviso trascorre per la foresta una luce abbagliante e per l'aere una soave melodia; s' avanza una processione, con un Carro trionfale tratto da un grifone e circondato da mistiche figure. Giunto dirimpetto al poeta, si fermò con tutta la schiera.

CANTO TRENTESIMO

pag. 260

In questo canto trentesimo è descritta la maestosa discesa di Beatrice dal cielo. Al comparire di lei Vergilio sparisce. Postasi sul carro trionfale, ella si fa a riprender Dante e rivolta poi agli angeli segue a lamentarsi della vita che il poeta, abusando dei doni della natura, avea malamente condotta.

CANTO TRENTESIMO PRIMO

pag. 264

Nuovamente rivolgendo a Dante il suo parlare, Beatrice con più ardore lo riprende. Egli n'è indotto a confessar di propria bocca i suoi errori e per l' intenso pentimento cade a terra tramortito. Riavutosi, è da Matelda tuffato nelle acque del fiume Lete e tratto all' altra riva.

CANTO TRENTESIMOSECONDO.

pag. 268

Dante seguendo, con Matelda e Stazio, la gloriosa processione dei beati, perviene all' Albero della Scienza del bene e del male. Al contatto del carro la pianta tutta si riveste di misterioso colore, e mentre i beati cantano un inno, il poeta si addormenta. Risvegliatosi, assiste ad altre strane vicende.

CANTO TRENTESIMOTERZO. :

pag. 273

Beatrice spiega a Dante i fenomeni testè veduti da lui.
Indi, per consiglio di lei, è condotto da Matelda in com-
pagnia di Stazio, a bere le dolci acque del fiume Eunoe.
Così ne è fatto puro e disposto a salire al cielo.

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