pag. 152 CANTO QUARTO pag. 156 Saliti ad un luogo più alto, i poeti ritrovano le anime dei CANTO SESTO. pag. 160 Dante prosegue a parlar delle anime di quei peccatori. CANTO SETTIMO - pag. 164 Vergilio si dà meglio a conoscere a Sordello, che lo riab- CANTO OTTAVO pag. 168 CANTO NONO. - pag. 172 CANTO DECIMO pag. 176 Entrati così nel Purgatorio, i poeti salgono al PRIMO GIRONE, ove si purga il peccato della superbia. Qui primieramente osservano, intagliate nella cornice del cerchio, varie figure che rappresentano esempi d'umiltà. Vedono poi le anime dei superbi camminare lentamente, sotto gravissimi pesi. CANTO DECIMOPRIMO pag. 180 Dante riferisce qui per intero l'orazione domenicale, recitata dalle anime dei superbi. Le quali, richieste poi da Vergilio del luogo migliore per la salita, guidano i poeti alla volta della scala. Tra via essi ragionano colle anime di Omberto Aldobrandeschi e di Oderisi d'Agobbio, che parla contro la gloria e l'onor mondano. CANTO DECIMOSECONDO pag. 184 Seguitando i poeti il loro cammino per il primo girone, osservano, figurati sul piano marmoreo, esempi di superbia. Sono poscia da un angelo condotti al luogo della salita, dove a Dante è cancellato dalla fronte il primo P: il peccato della superbia. CANTO DECIMOTERZO pag. 188 Siamo al SECONDO GIRONE, dove si purga il peccato dell' invidia. I poeti odono spiriti che passano volando ratti e rammentano esempi d'amore. Qui, dove le anime degl' invidiosi stanno recitando le litanie dei santi, Dante parla con Sapia dei Saracini. CANTO DECIMOQUARTO. pag. 193 Dante e Vergilio s' intrattengono a udir Guido del Duca e Rinieri da Calboli; il primo biasima i tralignati costumi di allora nella Toscana e nella Romagna. Continuando il cammino, i poeti sentono altre voci per l'aria, che ricordano esempi d'invidia. CANTO DECIMOQUINTO. pag. 197 Un angelo mostra loro la scala al TERZO GIRONE, dove si purga il peccato dell' ira. Qui Dante rapito in estasi, vede esempi di mansuetudine. Poi un oscurissimo fumo copre ogni cosa. CANTO DECIMOSESTO.. pag. 201 pre In mezzo all'oscurità, Dante ode le anime degl' irosi CANTO DECIMOSETTIMO pag. 205 I poeti escono dal fumo, e Dante vede, nell'immaginativa, esempi d'ira. Indi per invito d'un angelo salgono al QUARTO GIRONE, ma pervenuti alla sommità, qui si fermano, còlti dalla notte. Vergilio intanto dice a Dante del peccato che ivi si purga, l' accidia, e gl' insegna come dall'amore proceda ogni buono e malvagio operare. CANTO DECIMOTTAVO. pag. 209 Vergilio dimostra, continuando, ciò che propriamente sia amore e discorre dell' umana libertà. Si vedono poi le anime degli accidiosi correre in torma per il girone: due anime innanzi la turba rammemorano esempi di diligenza, e due dietro, esempi di accidia. Passate le ombre, Dante si addormenta. CANTO DECIMOΝΟΝΟ . pag. 213 Nel sonno ebbe una nuova visione, da cui si risvegliò quando il sole era già alto. I due poeti si rimettono in via e dalla voce di un angelo sono indirizzati alla scala del QUINTO GIRONE, dove gli avari giaccion bocconi e piangono. Qui Dante parla con papa Adriano quinto. CANTO VENTESIMO pag. 218 S'ode uno spirito rammentare esempi di povertà: è Ugo Capeto. Ei parla al poeta e fra altro gli dice che gli esempi d'avarizia son ripetuti solo la notte dalle anime. Dipartiti dallo spirito, i poeti senton tremare il monte e le anime cantar gloria a Dio. E riprendono il cammino. CANTO VENTESIMO PRIMO pag. 222 Proseguendo i poeti per il quinto girone, vedono apparir uno spirito, a cui richiedon la ragione del crollo e del canto poc' anzi uditi. Egli risponde ciò avvenire ogniqualvolta alcun' anima, terminata la sua purificazione, si leva per salire al cielo. Alla fine si manifesta lo spirito, ch'è Stazio. CANTO VENTESIMOSECONDO pag. 226 I tre poeti salgono al SESTO GIRONE, dove si purga il peccato della gola. Qui, proseguendo il cammino, ritrovano un albero assai strano, con pomi odorosi e con foglie grondanti di un chiaro liquido, che vi cadea dalla parete rocciosa del monte. Vergilio e Stazio s' appressarono alla pianta, da cui partì una voce, che rammentava esempi di temperanza. CANTO VENTESIMOTERZO pag. 230 Continuando coi due poeti il cammino per il sesto girone, rentine. CANTO VENTESIMO QUARTO. . pag. 234 Lo spirito di Forese mostra a Dante alcune anime di golosi (Bonagiunta degli Urbiciani, Papa Martino IV, Ubaldin dalla Pila, Bonifazio de' Fieschi, Messer Marchese, Gentucca, Corso Donati). Partito lo spirito, il poeta vede un altro albero, tra le cui frondi una voce ricordava esempi di gola. Infine un angelo fa voltare i poeti verso la scala del SETTIMO GIRONE, ch'è l'ultimo. CANTO VENTESIMOQUINTO . pag. 239 Mentre i poeti vi salgono, Stazio, per invito di Vergilio, spiega a Dante l'opera mirabile della generazione e mostra come le anime vestano forma visibile. Arrivati sul settimo girone, dove si purga il peccato della lussuria, vi odono le anime cantar tra fiamme ardenti e ripeter esempi di castità. CANTO VENTESIMOSESTO. pag. 243 Altre anime di lussuriosi sopraggiungono tra le fiamme. Nell' incontrarsi delle due schiere, le anime si baciano l'una l'altra e gridatisi in faccia esempi di lussuria, proseguono la loro strada. Qui il poeta parla con Guido Guinicelli e Arnaldo Daniello. CANTO VENTESIMOSETTIMO pag. 247 I poeti vedono un angelo e per esortazione di lui giungono, attraverso le fiamme, all'ultima scala, sulla quale, còlti di nuovo dalla notte, si fermano. Qui Dante, addormentatosi, ha una nuova visione, e risvegliatosi in sull'aurora, sale col suo duce e con Stazio alla cima, dove Vergilio dà facoltà a Dante di far per lo innanzi ogni cosa a suo proprio talento. CANTO VENTESIMOTTAVO. pag. 251 Pervenuto con Vergilio e Stazio alla vetta del monte, Dante entrò nella foresta del PARADISO (terrestre). Alle chiarissime acque del fiume Lete, vide nell' opposta parte Matelda, che andava cantando e cogliendo scelti fiori. Ella gli spiega alcune proprietà di quel luogo delizioso. CANTO VENTESIMONONO . pag. 255 Dante e Matelda vanno di pari passo lungo le sponde del fiume Lete: l'uno sulla sinistra, l'altra sulla destra. D'improvviso trascorre per la foresta una luce abbagliante e per l'aere una soave melodia; s' avanza una processione, con un Carro trionfale tratto da un grifone e circondato da mistiche figure. Giunto dirimpetto al poeta, si fermò con tutta la schiera. CANTO TRENTESIMO pag. 260 In questo canto trentesimo è descritta la maestosa discesa di Beatrice dal cielo. Al comparire di lei Vergilio sparisce. Postasi sul carro trionfale, ella si fa a riprender Dante e rivolta poi agli angeli segue a lamentarsi della vita che il poeta, abusando dei doni della natura, avea malamente condotta. CANTO TRENTESIMO PRIMO pag. 264 Nuovamente rivolgendo a Dante il suo parlare, Beatrice con più ardore lo riprende. Egli n'è indotto a confessar di propria bocca i suoi errori e per l' intenso pentimento cade a terra tramortito. Riavutosi, è da Matelda tuffato nelle acque del fiume Lete e tratto all' altra riva. CANTO TRENTESIMOSECONDO. pag. 268 Dante seguendo, con Matelda e Stazio, la gloriosa processione dei beati, perviene all' Albero della Scienza del bene e del male. Al contatto del carro la pianta tutta si riveste di misterioso colore, e mentre i beati cantano un inno, il poeta si addormenta. Risvegliatosi, assiste ad altre strane vicende. CANTO TRENTESIMOTERZO. : pag. 273 Beatrice spiega a Dante i fenomeni testè veduti da lui. |