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losofo nel secondo della Metafisica. Nella quinta dico che, avvegnachè io non possa vedere là ove il pensiero mi trae, cioè alla sua mirabile qualità, almeno intendo questo, cioè che tal è il pensare della mia donna perchè io sento spesso il suo nome nel mio pensiero: e nel fine di questa quinta parte dico, donne mie care, a dare ad intendere che son donne coloro cui parlo. La seconda parte incomincia; Intelligenza nuova: la terza; Quand' egli è giunto: la quarta; Vedela tal: la quinta; So io ch'el parla. Potrebbesi più sottilmente ancora dividere, e più fare intendere, ma puossi passare con questa divisione, e però non mi trametto di più dividerlo.

Oltre la ̈spera, che più larga gira,
Passa il sospiro ch' esce del mio core:
Intelligenza nuova, che l' Amore
Piangendo mette in lui, pur su lo tira.

Quand' egli è giunto là dov' el desira,
Vede una donna, che riceve onore,
E luce si, che per lo suo splendore
Lo peregrino spirito la mira.

Vedela tal, che quando il mi ridice,
Io non lo intendo, si parla sottile
Al cor dolente, che lo fa parlare.

So io ch'el parla di quella gentile,
Perocchè spesso ricorda Beatrice,

Sicch' io lo intendo ben, donne mie care.

XLIII.

Appresso a questo sonetto apparve a me una mirabil visione, nella quale vidi cose, che mi fecero pro

porre di non dir più di questa Benedetta, infino a tanto che io non potessi più degnamente trattare di lei. E di venire a ciò io studio quanto posso, sì com' ella sa veracemente. Sicchè, se piacere sarà di Colui per cui tutte le cose vivono, che la mia vita per alquanti anni perseveri, spero di dire di lei quello che mai non fu detto d'alcuna. E poi piaccia a Colui ch'è Sire della cortesia, che la mia anima se ne possa gire a vedere la gloria della sua donna, cioè di quella benedetta Beatrice, che gloriosamente mira nella faccia di Colui, qui est per omnia sæcula benedictus.

FINE DELLA VITA NUOVA.

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Tempo, occasione ed effetti del primo amore di Dante...... ivi

III.

Beatrice saluta la prima volta il Poeta: visione che lo sorprende dormendo. Ne chiede altrui la spiegazione in un Sonetto, cui, fra gli altri, diede risposta Guido Cavalcanti.

IV.

Dante riceve danno nella salute, e non può nascondere altrui che amore n' è la cagione..

V.

Coglie opportunità di far credere, che altra sia la donna dell'amor suo, e non Beatrice. E ciò gli vien fatto per alquanti anni e mesi..

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ivi

VI.

In una Serventese mette il nome di Beatrice fra quello di sessanta donne le più belle di Firenze, ma non gli può dar luogo in altro numero, che nel nono..

VII.

Pag.

Parte da Firenze colei di che Dante soleva far difesa al suo amore; e però scrive un Sonetto in cui si duole di questo, volendo di più in più accreditare che fosse quella la donna ch'egli di vero amava....

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VIII.

Muore poco appresso un'amica della sua Beatrice, e in due
Sonetti ne piange la morte.....

IX.

Va quindi a trovare colei, la quale gli serviva a celare l'amor suo; e su di ciò compone un Sonetto..

X.

Ritorna in patria: cerca e trova altra donna, la quale si presti a celare il vero amor suo. Molti pertanto pensano che di costei in fatto egli arda; ond' è che Beatrice disdegnosa gli niega il saluto.....

XI.

Potenza maravigliosa che la vista e il saluto di Beatrice esercitavano sopra il suo cuore.....

XII.

Dolore amarissimo per la privazione del saluto. Lagrimando si addormenta; e Amore lo racconsola, e gli fa animo a scrivere una Ballata, in cui rassicuri Beatrice ch'egli non si è punto tolto all' amore di lei...

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ivi

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