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LA RISOLUZIONE PALATINA DI KE Ĝ

NELLE ALPI LOMBARDE

La ricerca, a cui mirano le pagine che seguono, non è nuova. Vi aveva atteso, fino dal 1873, l'Ascoli, in quel capitolo de' Saggi ladini (pag. 249-316) che s'intitola Ladino e Lombardo, e non va fra i meno forti del portentoso volume. Si trattava per il Maestro di indagare quanto della vena ladina ritornasse nelle parlate alpine di Lombardia; ed è risaputo che questa, dell'alterazione cioè di ke g in ëÿ (é g), è, fra le spie di ladinità, una delle più acute e sicure.

Nella sua esplorazione, l'Ascoli ebbe a valersi di documenti stampati e manoscritti, di saggi da lui direttamente procurati, documenti e saggi ch'egli ha saputo spremere e far parlare da pari suo. Io, posto dalle circostanze in condizioni migliori, ho potuto istituire degli interrogatori o sui luoghi stessi o quantomeno con persone dei luoghi, e dei documenti scritti ho quasi sempre potuto accertare con sicurezza la credibilità e il valore 1). E così la nuova

1) E quindi ridurli, almeno per quanto riguarda i suoni da noi studiati, alla giusta grafia fonetica.

Studi di filologia romanza, VIII.

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indagine, che si compie à un quarto di secolo dalla prima, può lusingarsi di dare quasi compiuto un quadro, i cui contorni già erano stati, con tanta maestria, fissati.

L'esposizione nostra si limiterà però al k- g- e al k g1) appoggiato a consonante, e cioè alle formole ka- ga-, ke- ge-, ki- ĝi-, kü- gü-, kö- gö-, ko- go-, kr- gr- 2) da una parte, kk gg 3), nk ng, rk lk rg lg, sk sg dall'altra 4). La formola -k- (-kr-), o meglio -g- (-gr-) primaria e secondaria, intendo trattarla in una nota speciale 5).

1) Circa al KG che va soggetto all'alterazione, si noti che v'entra quello dei germanismi vecchi, il che risale al KV di lat. QUI QUAE, e il кw romanzo di kwesto kwello kwi, ma non dappertutto. Il KG delle voci dotte può pure alterarsi, sopratutto là dove il fenomeno opera con molta intensità (caritè nell'alta Leventina, kjatolec a Tresivio, ecc.).

2) Che per impulso secondario, possano alterarsi anche Ko GoKR GR, lo provino gli esempi di Pontirone, Cercino e Tresivio; e già l'Ascoli (Arch. glott. it., I, 326) aveva avvertito il fatto per Tassullo in valle di Non. Non occorre invece di considerare KL- GL-, che dappertutto o sono secondari o spettano a voci dotte, e kw- GW-, che può solo alterarsi in quanto passi prima in k- ĝ-.

3) La formola GG ricorre solo in *végga vedere, I. C. 2. a. Ma gli si può equiparare il -ŷ di voci importate o dotte (p. es. gurr. figúrà). E così con RK si deve mandare il -K- di voci dotte.

') Non io mi dissimulo quanto sia difettosa la mia ripartizione di queste formole, dettata da un bisogno meramente pratico. Poiché la formola stessa può venir diversamente trattata a seconda della vocale che precede o che segue. È così chе IKK еcc. si distingue da окк, KI ecc. da ко, e persino oNK da ANK ecc., e così via. Nè sempre si tratta di distinzioni così semplici. Nella Leventina Aкк non s'altera, ma quando a Aкк segua é ü, allora sì (baćèta, baćûë). A Cavergno c'è boka, ma tocè toccare. Nella disposizion degli esempi, ho sempre procurato, nei limiti per me possibili, di tener distinte le diverse situazioni.

5) La grafía di queste pagine è quella dell'Archivio glottol. ital. Con questo però, che per o ed e tonici aperti, si sono dovuti adottare i segni ò ed è.

I.

Bacino della Toce.

Per questo territorio, l'Ascoli (Arch. gl. it., I, pag. 253) non aveva a sua disposizione che l'estratto d'un vocabolario vallanzasco, opera del fisico Giuseppe Belli da Calasca. Questo vocabolario, tuttora inedito, io l'ho potuto consultare per intiero, e come all'Ascoli, dal saggio ch'egli aveva sott'occhio, nulla risultava in ordine al nostro fenomeno, così nulla è risultato a me dal manoscritto del Belli. Anche dalla versione di Ceppomorelli, ch'è nel Papanti, da quella della Parabola in dialetto di Vanzone, ch'è nel Rusconi (I parlari del Novarese e della Lomellina. Novara, 1878. V. p. 87), nulla si ricava, e pur nulla mi dànno due piccoli saggi di Ceppomorelli e di Bannio, ambedue comuni vallanzaschi, che mi sono stati procurati dalla indefessa bontà del sig. prof. E. Garibaldi, del ginnasio di Domodossola. Dalla qual negativa concordia di questi diversi fonti sarà legittimo l'arguire, che la Valle Anzasca s' astenga da ogni alterazione delle gutturali, offrendoci così il confine occidentale del (e) da k nelle Alpi lombarde.

Ma il sistema della Toce costituisce altrimenti un territorio dove il fenomeno largamente si esplica. E d'averlo potuto esplorare con una relativa larghezza, debbo grazie specialmente al sig. maggiore Bazzetta, direttore della Biblioteca e del Museo di Domodossola, al sig. prof. Coursi da Villa, al sig. Carlo Bono, al sig. maestro Rongia, al signor dottor Castelli, tutti da Varzo. Ai quali siano qui espressi i sensi della mia molta gratitudine.

A. Valle Antrona.

Mi valgo di materiali da me raccolti nel comune di ANTRONAPIANA.

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1. a) can cane, camp, cáwla lomb. kádola, v. le Giunte al Gloss. d'Arbedo s. càdra', cánracànova' di

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spensa, cantina, cánaf canape, cáša caccia, cant io canto; jat, jáza gazza, gámolcámole' tarlo 1), gal, jámba; čavál, capel, capèla, ĉamísa, čadéna; ģalina 2).

b) cern corno, čerp corvo, cent conto.

c) ģiz acuto, ģiñá ridere; il culo, cigár cucchiajo, cioè *cigár, con e-é in c-é.

d) cün cuneo 3).

e) göj savio 4).

g) éráva capra, éri crudo; grand, graç, grec grosso. 2. a) váća vacca, žáća giacca', sac sacco 5). b) bane -ća, bjanë -ĉa, stane, fránea sicuramente; štanga, lený lungo.

c) larý [morëí mangiare, v. gergale; v. valso. murki -ká]. d) šćan scanno, korñášća specie di corniolo, pšćá pescare); scriva scrivere.

Ma la Valle Antrona si distingue dagli altri dialetti dell'Ossola e delle Alpi lombarde per questo: che il őý mal vi si comporti, non solo con o che immediatamente gli succeda o gli preceda, ma con ogni o che compaja nella voce; onde qui ben s'alternano i sing. can camp šćañ grand stane bjanë banë coi plur. kòn kòmp škòñ ŷrònd štònk bjònk bònk), il plur. cewd col sing. kòwl caldo

1) gámola a Domodossola. Il ĝ- da k, in questa voce, è anche nella Valsesia e nella valle d'Aosta.

2) Col k- inalterato: kawléra caldaja, kauzér‘calzari' scarpe, kanál, kadrega sedia, karimári calamajo. Siam sempre a formola atona, e però il k potrebbe essere ben legittimo, rappresentarci cioè l'antica distinzione, tra ká- e ka-; v. pag. 30.

3) küsin cugino, küstóri sagristano, küñó á cognato -a; güģuről ago. rajo; tutti a forma atona. V. pag. 13 n.

È d'etimo incerto. Ma in Vallantrona " e non posson ripetersi che da ke 9. E lo stesso valga per i di parole d'etimo oscuro, che si allegano da altre parti.

5) žakarjin abito senza maniche.

6) maškarpin ricotta; škarláta scarlatta, šküdlína, dove può avere influito uno škuéla scodella.

7) L'ò di bònk è da anteriore è, e per il k, qui e negli esempi con

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