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RITMO LATINO

E TERMINOLOGIA RITMICA MEDIEVALE.

APPUNTI PER SERVIRE ALLA STORIA DELLA POETICA NOSTRA.

SOMMARIO

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I. 1. Avvertenza. 2. I trattatelli del ritmo latino e qualche terminologia ritmica anteriore. - 3. Divisione tra le Arti, dell'esametro (o del distico) rimato e le "Arti, del ritmo accentato. 4. Enumerazione delle Artes Exametri. 5. Le Artes Rithmicae propriamente dette, o del ritmo accentato, si suddividono in due tipi; loro enumerazione.

II.

Alcuni termini che alle Artes Exametri e alle Artes Rithmicae sono comuni; versus, rithmus e loro significati. 2. Copula e pedes. 3. Distinctio, linea; valore dei termini iambus e spondeus. - 4. "Ritmo semplice, e "ritmo composto,; varie specie di "ritmo composto,.-5. Cauda, significato del termine nelle varie specie di Arti „; cauda-differentia e cauda-refrain. - 6. L'antico verso di quindici sillabe; cauda e partitio. 7. Forme ritmiche artificiose comuni alle Artes Exametri ed alle Artes Rithmicae.

III. 1. Il termine Rithmus nelle

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volgari.

2. Denomina3. Terminologia della stanza

zione dell'intero componimento. e dei suoi modi. 4. Pedes, copula. 5. Cauda, syrma, frons. 6. Diesis. 7. Volta, voltae, mutae, ecc. 8. Varie specie di strofe avuto riguardo alla disposizione dei versi: Versus cruciati.

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9. Catenati, dimidiati, repetiti. 10. Continui.
12. Retrogradi. - 13. Altri modi artificiosi.

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I.

1. Confrontando la poetria nostra volgare con i trattatelli che nel medio evo furono composti a dar le regole del ritmo latino, ebbi ad occuparmi di parecchie questioni terminologiche; qui mi propongo di esporre brevissimamente, nella loro parte più sicura, i risultati delle mie ricerche 1). Non sono che appunti, nè vi mancan le mende e le lacune; però la natura della trattazione mi otterrà, insieme con l'indulgenza di chi legge, correzioni copiose, indicazioni nuove, consigli precisi; e fors'anche invoglierà qualcuno di dottrina e competenza maggiore della mia ad esplorare più addentro questo campo larghissimo dove non troppi sinora s'avventurarono.

Nel capitolo primo del presente saggio si passano in breve rassegna le tradizioni ritmiche anteriori alla trattatistica volgare; nel secondo si esplorano le "Arti, latine, aprendo, dirò così, la via a discorrere in ultimo di qualche termine romanzo.

2. La parola rithmus 2)" in origine designava qua

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1) Il presente lavoro è strettamente congiunto e spesso si riferisce all'altro mio: I Trattati medievali di Ritmica latina, Milano, 1898 (estratto dalle Memorie dell'Istituto Lombardo, tomo XX, XI della serie III, fascic. VIII). Per l'uno e per l'altro è mio dovere di qui ricordare i consigli e gli aiuti preziosissimi dal maestro mio, il prof. Novati, prodigatimi. Anche molto io devo ai professori Scherillo e Biadene, ai bibliotecari di Parigi, di Monaco, d'Admont, di Seitenstetten, ecc.

2) Per ciò che concerne alla grafia della voce rithmus e i suoi derivati cfr. quanto dice P. RAJNA nella prefazione all'edizione da lui curata del De Vulgari Eloquentia di Dante, Firenze, 1896, pag. CLXXXVII [di questa edizione io mi varrò sempre ogniqualvolta avrò occasione di citare l'opera dantesca]; cfr. altresì ZARNCKE, Zwei mittelalterliche Abhandlungen über den Bau rhythmischer Verse in Berichte der K.

lunque specie di regolato movimento... poi, limitata nell'uso comune al suo congiungimento colla parola poetica, ebbe un senso formale contrapposto a metro che riferivasi alla materia linguistica: in seguito... cominciarono a esser detti ritmi i piedi della lirica per contrapposto ai piedi metrici e per metonimia furon dette ritmi le stesse composizioni liriche e metri le epiche... In fine, quando sorse la nuova forma di poesia popolare che, al pari della ritmica dei lirici, si scostava per licenze prosodiche dalle severe regole metriche, anche ad essa fu estesa la denominazione di poesia ritmica 1),.

Lusinghiero sarebbe l'entrare nella quistione che tuttavia fra gli studiosi si dibatte circa l'origine della verseggiatura ritmica 2), ma non prudente; nè, d'altronde, questo è compito che strettissimamente s'attenga a noi, i quali miriamo a conoscere la fortuna di poche parole in quanto furono denominazioni fisse di particolari dottrine.

Il vocabolo rithmus (numerus) compare già nell' epoca

S. Gesellsch. zu Leipzig, tomo XXIII, pag. 55, Leipzig, 1871. Questo lavoro dello Zarncke io citerò sempre in forma abbreviata: ZARNCKE, Z. M. A.

1) Cfr. RAMORINO, La pronuncia popolare dei versi quantitativi nei bassi tempi ed origine della verseggiatura ritmica in Memorie della R. Accad. di Torino, Classe di scienze morali, storiche, ecc., serie II, tomo XLIII, pag. 205; cfr. anche ZARNCKE, Z. M. A., pag. 35 e segg. Quanto al ritmo nella musica antica cfr. VINCENT in Notices et Extraits de la Bibl. Nat., tomo XVI, 2; per quelli che più recentemente ne trattarono cfr. G. GRÖBER, Grundriss der Rom. Philologie, II, pag. 2-4. Può anche notarsi la recente pubblicazione di PAOLO SEGATO, Gli elementi ritmici di Aristosseno tradotti ed illustrati, Feltre, 1897.

2) Mentre sto congedando le bozze mi sopraggiunge un ardito lavoro del D'OVIDIO, Sull'origine dei versi italiani a proposito d'alcune più o meno recenti indagini, in Giornale Storico della Letteratura Italiana, vol. XXXII, p. 1 sgg., Torino, 1898. Il D'Ovidio, passando brevemente in rassegna le opinioni messe avanti prima di lui (le quali si potrebbero riassumere nei cinque nomi Meyer, Rajna, Paris, Ronca, Ramorino), rifiuta ogni definitiva influenza orientale o celtica, nega fede a coloro che pensarono alla continuazione naturale e al naturale sviluppo d'un senso ritmico popolare indigeno nel volgo di

classica 1), ma solo al tempo in cui le discipline grammaticali si svolsero, gli accenni ad esso acquistano un'importanza per noi; poiché soltanto allora essi indicano un fatto nuovo, il ritmo, il quale attira l'attenzione del dotto e apertamente viene contrapposto al metro.

A poco a poco intorno a numerus e a rithmus formasi in tal modo una nuova terminologia.

Le regole musicali, che si vollero trovate da Pitagora, l'esempio dei lirici greci 2) imposero ai trattatisti di tener numericamente calcolo delle sillabe. L'esametro, già diviso in cola e commata, fu studiato anche sotto il rispetto sillabico; Terenziano ci parla di magistri rythmici vel musici 3); di ritmo discorre l'Ars Palemonis e, più estesamente, l'Ars Atilii Fortunatiani; il numerus è cercato nella prosa ciceroniana 4) come nella prosa sacra e profana lo vollero sentire i bizantini e i latini 5). I trattati di prosodia si

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Roma, preesistente alla stessa fioritura metrica, e invece approva la dottrina per cui la causa vera, la causa o unica o capitalissima, "della versificazione nuova, fu la struttura nuova del latino parlato e del romanzo, ossia la mutazione del verso fu il naturale effetto "della trasformazione della lingua... (p. 8),. Molte sane refutazioni sono contenute nel lavoro del D'Ovidio, ma mi rincresce di non poter dire che egli mi abbia in tutto convinto; nè credo che molti si lasceranno da lui trascinare a quella conclusione: Il tetrametro trocaico catalettico e l'acatalettico, il tetrametro giambico catalettico, l'acatalettico, e inoltre l'adonio, il saffico, l'itifallico, forse il trimetro giambico acatalettico ed il falecio, forse anche il paremiaco, nella loro degenerazione ritmica medievale, han dato luogo a tutti i versi romanzi, o lunghi, o mediocri, o accorciati, o spezzati (p. 89) 1) Cfr. Ramorino, op. cit., pag. 201 e segg.; Vincent, Zarncke, citati nelle note precedenti.

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2) Ritmo veniva detta la lirica appunto perché numerosa e spesso isosillabica. Cfr. RAMORINO, op. cit., pag. 202.

3) KEIL, Grammatici Latini, VI, 366, 1354.

*) Cfr. Rufino e Mario Plozio in KEIL, VI, 493 e 627 ecc.; cfr. opera citata nella nota seguente.

5) Per la bibliografia del cursus latino cfr. NoVATI, L'influsso del pensiero latino sopra la civiltà italiana del M. E., nota 170, Milano, 1898. Circa la terminologia usata dai trattatisti del cursus qualche osservazione si fa qui, più avanti.

intitolano: de metris id est numeris o de numeris legitimis 1), che sono i metri in opposizione ai ritmi veri: a questi ultimi più propriamente competeva siffatto nome, e ad essi, poiché piacevano ed erano comunalmente adoperati, la grammatica doveva trovar posto nelle sue categorie sforzandosi di legittimarli coll'aumentare le possibilità dei pedes sì che ogni ritmo vi potesse venir compreso.

Dopo l'età delle grandi Artes grammaticali 2) il ritmo continuò ad esser sempre più coltivato; allora si distinsero benissimo due correnti o tradizioni: la tradizione musicale, che usava ritmo, nel senso greco della parola a significare una frase melodica; la tradizione grammaticale, che prendeva quel termine in un significato più ristretto e più recente, quello cioè di rima o conso

nanza.

La prima tradizione è la più vicina al popolo e, in quanto all'essenza, quella che si perpetua; la seconda è soltanto dotta, si basa sull'artificio, ma, appunto perché eminentemente dotta, la sua trattatistica fu più estesa e la sua terminologia entrò in copia anche nell' altra; il clericus infatti, trattando della materia popolare, preferì le denominazioni antiche che gli erano domestiche.

Così nella ritmica latina, contrariamente a quello che dovremmo aspettarci, pochi sono i termini che si riferiscono alla musica, la quale, del resto, essendo pur essa oggetto di studio, non poté andare esente dall'assumere vesti auliche e pretensiose. I termini più soliti, come membrum, divisio, partitio, clausula, ecc., ci vengono dalle grammatiche e dalla trattatistica del cursus 3), al quale s'aggiunse l'Ars

1) KEIL, VI, 610 e 611.

2) Per il termine rithmus dopo il primo medio evo, oltre i citati Zarncke, ecc., v. G. PARIS, Lettre à M. Léon Gautier sur la versification latine rhythmique, pag. 6, n. 1, Paris, 1866, e Du MÉRIL, passi ivi citati.

3) Cfr. sopra. Indicherò qui un trattatello che si trova nel ms. S. 1. (in-8°) della biblioteca di Santa Genoveffa a Parigi. In una postilla il Quicherat notò che les notions de grammaire et de métrique, qui com

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