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Si bien que M. G. Paris, un peu en désespoir de cause peut-être, a posé dans la Romania, XXII, 156, des thèmes vulgaires *va utio *estautio *dautio, au subj. *vautia etc., sans chercher du reste à en expliquer l'origine. Toute sa petite dissertation, très serrée, est à relire; bien. entendu, je la suppose connue en écrivant ceci.

M. Paris émettait son hypothèse en 1893. Juste un an après paraissait dans la Zeitschrift de M. Gröber (XVIII, 232) un excellent article de M. Horning sur les destinées du groupe ti en français. De cet article il résulte que ti, à la finale, donne z sans dégager de yod. Par conséquent *vautio estautio dautio auraient donné roz *estoz *doz. M. Horning cite puz (puteu, chavez (capitiu, rez roiz (retiu, nombre d'autres mots qui sont concluants et auxquels on pourrait joindre haz (*hatio; il montre que des exceptions, telles que puiz et puis puteu, pris, palais, réclament des explications spéciales. *Vautio *vautia doit donc être rejeté (M. Horning n'en parle pas du reste).

Marchant hardiment dans la voie qu'a tracée M. Paris et ne craignant pas de poser des formes vulgaires, supposons, au lieu de *vautio etc., "vausio *estausio *dausio, au subj. *vausia etc. La difficulté phonétique est levée. Mais comment les expliquer? Évidemment, il faut les décomposer en le lat. vulg. *vao *estao *dao et une finale -sio. Si nous admettons que *vausio est le premier en date de la série et qu'il a donné le branle, comme ç'a été le cas pour *vao (de vado) dans la série *vao *estao *dao, nous sommes porté à rechercher si sio ne serait pas la finale dans des verbes ayant un sens rapproché de celui de *vao. Et de la sorte nous

Rappelons que pois est dans les Serments. L'indicatif puis a amené le subj. puisse, comp. conois conoisse, parois paroisse, nais naisse, pais paisse, etc.

tombons immédiatement sur exio (autrement ecsio) et trasio (cl. transeo). Trasio a pu subsister assez tard, puisque le simple eo a survécu dans deux temps: irai irais.

Quant a ecsio, si l'on admettait son influence, il faudrait la placer à une époque où dans la Gaule du Nord s latine intervocale ne s'était pas encore adoucie, car ecsio a une s dure qui se maintient (a fr. is isse), tandis que vois voise a une s douce: le type *vausio devrait être antérieur à l'adoucissement.

PAUL MARCHOT.

BULLETTINO BIBLIOGRAFICO

RECENSIONI

I.

PUBBLICAZIONI RECENTI

DI FILOLOGIA RUMENA

Sechster Jahresbericht des Instituts für rumänische Sprache zu Leipzig, herausgegeben von dem Leiter des Instituts Prof. Dr GUSTAV WEIGAND. In-8°, v-398, Leipzig, J. A. Barth, 1899. A proposito della nota questione rumena che ultimamente credeva d'aver risolto il Réthy, il Meyer-Lübke (Ltbl. 1897) osservava, che si doveva abbandonare l'indagine storica, assai sterile nel caso nostro, e intraprendere intanto indagini puramente linguistiche: solo una conoscenza più profonda della lingua rumena, de'suoi dialetti, della toponomastica (per l'attuale territorio rumeno e per i territori vicini) potrà darci una base sicura per tentare la soluzione difficile dell' énigme historique', intorno alla quale tanti scienziati e politici si sono affaticati dalla 2a metà del secolo XVIII fino ad oggi: dal Thunmann e dal Sulzer allo Xénopol e al Réthy. Ora il Weigand, colla sua scuola e colle frequenti perlustrazioni linguistiche del territorio rumeno, si acquista il merito di portar certo il più copioso contributo allo studio di questa lingua tanto importante e un po' trascurata: della cenerentola fra le lingue romanze.

Ecco ormai il sesto Annuario dell'Istituto diretto dal Weigand. A differenza degli Annuari precedenti, questo

Studi di filologia romanza, VIII.

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contiene pochi lavori ma, in compenso, di maggior mole: due si devono alla penna del direttore stesso, e uno a quella del Dott. Byhan che tratta un argomento di speciale interesse per noi: il rumeno d'Istria. Precede una prefazione in cui il Weigand stende il rapporto sull'attività dell'Istituto durante il semestre d'estate 1898 e quello d'inverno 1898-99.

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testi' (-74), lista dei comuni viLa descrizione parti

Il primo lavoro si riferisce ai Dialetti del Somesŭ e del Tibisco (pp. 1-85). Comprende quattro parti: rapporto sul viaggio' (-11), 'descrizione dei dialetti' (-42), 'glossario' (-82); al quale segue la sitati e delle persone consultate '. colareggiata che il Weigand ci fa de' suoi viaggi 1) di studio può esser sempre interessante e spesso utile per chi intraprende simili esplorazioni. Questa volta il lettore apprenderà molti particolari lusinghieri sull'ospitalità del pope rumeno che è come dire la personalità più utile per noi, in quei paesi, dove i vari impiegati, il medico ecc. son per lo più stranieri ed altri particolari, meno lusinghieri, sullo zelo della polizia ungherese, che, come dice il Weigand, s'adombrava delle sue perlustrazioni linguistiche, ritenendole invece rivolte a scopi politici, di propaganda antimagiara. Queste peripezie del buon professore tedesco, talora molto seccanti (fu financo arrestato e solo dopo molte noie rimesso in libertà) ci ricordano quelle subite dal compianto slavista Oblak in Macedonia. E sì che l'Ungheria non è, non dovrebbe essere, la Turchia! Il

1) Oltre i viaggi che il Wgd. intraprese, come è noto, in varie regioni rumene della Macedonia, nella Meglenia, all'Olimpo e nelle colonie dell'Istria, son da ricordare altri quattro viaggi (compreso quello che qui si descrive) nella regione dacica, i risultati dei quali son raccolti nel suo Linguist. Atlas des daco-rumän. Sprachgebietes, Lipsia, Barth: son già uscite le prime dispense, che comprendono la sezione Nord-Ovest e Süd-Ovest; v. la recensione (con molte osservazioni critiche) di M. ROQUES, in Romania, 1899, pag. 308 e segg.

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Weigand ci dà inoltre molti particolari sull'orario, sul metodo delle sue indagini. Le quali furono davvero molto attive e faticose: egli percorreva fin 40 chilometri al giorno visitando in media due villaggi. Nel suo viaggio intrapreso l'anno dopo ebbe invece maggiori comodità, perchè si potè procurare un carro costruito apposta (coi cavalli e il cocchiere); che gli serviva nello stesso tempo di alloggio ed era provvisto riccamente di tutto il fabbisogno '! C'interessano di più le notizie sull'etnografia di quei paesi: sul rapporto numerico dei tre diversi elementi etnici, il rumeno, il tedesco e il magiaro, che coesistono sovente in uno stesso comune. Interessa di sapere che i Rumeni resistono in generale assai bene alla snazionalizzazione tentata dai Magiari, sebbene questi siano spesso superiori per censo e coltura: e resistono, credo, oltre che per la differenza di religione, per quella forza di resistenza e di assimilazione che era ed è quasi insita nei Latini: nei Romani, che, dal Lazio, snazionalizzarono miracolosamente quasi tutto il mondo allora conosciuto; e nei Neolatini, che dopo varie vicende assimilarono, almeno in oggi, popoli civili e meno civili, p. es. alle nostre frontiere delle Alpi Tridentine e Giulie e sulle stesse rive dalmate.

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La descrizione delle caratteristiche dialettali è breve e succosa. Nella Fonetica notiamo i curiosi riflessi di vi in si e fi in si: vinu zin, ferru [fier] ser. Il Weigand non tenta qui una spiegazione, ma egli considererà, immagino, anche questi fenomeni, assieme a quello di ct in pt ecc. ed altri più o meno analoghi, come semplici salti fonici' ('Lautsprünge', Olympo- Wal., I, pp. 29-34). Ma questa teoria, ad onta delle dotte pagine ch'egli scrisse in proposito, non parrà a tutti una vera spiegazione: i salti son sempre pericolosi, specialmente poi nel caso nostro, dove p. e. fra kt e pt si spalancano abissi insuperabili. È più prudente invece di procurarsi dei ponti: Xt, ft ecc., come tento di dimostrare altrove. Interessante use (pag. 17) di fronte al letterario ușă; cfr. qui avanti pag. 551. - Nella lista

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