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e ha relazioni con l'antico colore retorico della adnominatio circa la quale Giov. di Garlandia aveva insegnato: Adnominatio ponit similia principia, et correptionem et productionem attendit, ut hic:

Nos trans mundi maria ducas, o Maria;

o Maria, previa nobis esto via 1).

Ma parentela più stretta quell'artificio ha con un altro colore retorico, ed è di là ch'esso deriva il nome: Item, dice ancora Giovanni, repetitio est color observandus in rithmis; sed est repetitio mediata et immediata. Mediata virtutem importat, immediata vitium nisi fiat arte, ecc. 2).

10. Continui. Il rinascimento latino del sec. XI aveva conosciuto il metro dactylicum continuum, a proposito del quale è noto un curioso passo dove Bernardo di Morlas ce ne dà la storia fino a lui 3). Era un metro che pren

Est largus Jacobus, | Jacobus dat munera grata
quae rogitans prece vult, vult et hic esse data.

Cfr. anche il Metrum descissum del Laborintus:

Sordibus immundos | mundos fac esse regentes;
gentes, o domina, | mina ecc.

Cfr. QUINTILIANO, Institutiones, 9, 3, 66.

') GIOVANNI DI GARLANDIA, Arte Ritmica, 367.
2) Ibid., 391. Ecco l'esempio di repetitio mediata:

O Maria, mater pia,

mater salvatoris,

Tu nos audi, | tuae laudi

grata sit laus oris.

E di repetitio immediata:

Pallentis aurorae vultus defluit,

fluit ex amore more qui mox conruit.

vol. II, pag. 6. Dice la sua difficoltà, fu

et Wichardus Lug

3) Cfr. Wright, The Anglo-lat. sat. Poets, ecc., Bernardo (e il passo è noto) che tal metro, per poco usato, e denique Hildebertus de Lavardino dunensis canonicus, versificatores praestantissimi, quam pauca in hoc contulerint palam est.

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deva nome dall'esser continuamente composto di dattili, escluso l'ultimo piede di ciascun verso: in questo senso appunto i grammatici antichi avevan discorso di carmen continuum 1). C'è dunque poca o nessuna relazione tra quel metro e il sonetto continuo, del da Tempo (le rime dei Pedes continuano, anche nelle Voltae) e i rims continuatz, che secondo le Leys son can tot li rim termeno per una

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meteysha maniera, 2).

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11. Caudati. Il sonetto caudatus del da Tempo è dal Biadene, sulla scorta del da Barberino e del Baratella, considerato come una forma di sonetto doppio 3). A me pare che, pure ammettendone la simiglianza esteriore, troppo diversa sia la teorica del sonetto doppio, innovazione dotta e artistica, dalla teorica del sonetto caudatus, quale lo intende il da Tempo. Secondo questo è caudato il sonetto, quando ad ogni partizione di strofa (coppie delle quartine, terzetti della Volta) si aggiunge un versetto minore o coda, e le code dei Piedi rimano fra di loro, е similmente quelle delle Volte. Codesta aggiunta di un verso differente che vien detto "coda,, non può non richiamare la cauda o differentia delle A. R. Queste parlano a lungo dei rithmi caudati, dove bene spesso la cauda è appunto mezzo di collegamento tra strofa e strofa 4) rebbe essere quella cauda-refrain che si incontra appunto nei componimenti più vicini alla materia popolare, nei canti chiesastici, nei serventesi, nei sonetti, ecc. 5).

par

12. Retrogradi 6). Secondo la definizione data

1) Cfr. KEIL. 370, 1514; ecc. ecc.

2) I, 170.

3) BIADENE, op. cit., pag. 60 e segg.

*) Cfr. i rithmi caudati continentes, equicomi, serpentini.

5) Il termine cauda torna spesso nelle Leys; già si discorse dei rims capcaudatz; cfr. i rims caudatz, I, 168.

6) Nello ZARNCKE, Z. M. A., pag. 90, sono chiamati recurrentes; cfr. MEYER, R. G., pag. 87. Analoghi, ma più astrusi, erano i versus diapsides, dove incontrasi il medesimo artificio che nel metrum quadrangulare del Laborintus.

dal trattatello edito dall'Huemer, sunt quando unus versus vel plures eodem ordine [quo] scandiuntur, sic a fine resumuntur. L'artificio è comune ed antichissimo e non affatto lontano da quei versus reciproci di cui ci parla Mario Vittorino 1) qui retrorsum dum leguntur longe aliud metrum ex se procreant.

Quanto alle letterature romanze non vorrei qui ripetere ciò che altri han già detto; farò solo avvertire il senso speciale in cui il termine è preso dal Deschamps e ricorderò che le Leys conoscono la retrogradatio per bordos, per dictios, per sillabas, per letras e notano che en lati pot hom miels far retrogradatio 2).

-

13. L'elemento popolare fa dal dotto plasmato, deviato come volle o poté. Colores rhetorici necessarii sunt in rithmo sicut in metro, scriveva Giovanni di Garlandia 3), e noi avemmo già modo di studiarne varie manifestazioni. Molte altre specie ne resterebbero a vedere che sono comuni alle A. E. ed alle Arti, volgari; ma raramente, fuori dei versus repetiti e retrogradi già notati, c'è nelle due classi di Artes corrispondenza di terminologia.

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Si capisce però che l'equivocazione, il bisticcio, l'asticcio, la compositio, la replicatio e in genere tutti i colores rhetorici, i flores dicendi, i tropi, i vitia, le figurae e gli schemata che erano stati parte sì grande della suppellettile rettorica latina e che erano entrati sì largamente nelle teorie dell'esametro rimato 4), dovettero avere un'efficacia anche sul

1) Keil, VI, 113. Di questo e degli altri artifici nella letteratura latina, molti dotti, specialmente tedeschi, si occuparono. Vedili riassunti da L. MÜLLER, De ludibriis artis in De re metrica poetarum latinorum, pag. 576-94. Petropoli et Lipsiae, 1894.

2) Leys, I, 262: v. il Sonitus retrogradus del Da Tempo (pag. 100, ediz. Grion). L'A. E. di Pietro eremita (FIERVILLE, op. cit., pag. 6) dà varie specie di versus retrogradi (in litteris, in sillabis, in dictionibus). 3) Giov., Arte Ritmica, 361.

') Qualunque sia l'origine della rima (v. a proposito RONCA, op. cit., pag. 344-351) le A. E., sia pure per attrazione di una poesia meno dotta già esistente, vennero ad essa mediante l'artificio, l'accettarono

poeta volgare; il quale anzi tanto ne fu imbevuto e, lui dotto, in tal copia li profuse nelle sue produzioni, che taluno mostrò di credere che quel così costante artificio fosse infallibile indice e certissima prova di un'origine. tutta popolare.

Dall'insegnamento latino quelle artificiose maniere derivano alle poetiche volgari, dal regulatos vidisse poetas, come, secondo Dante, ogni rimatore dovrebbe aver fatto 1); dai naturalibus... grammaticalibus studiis di cui il da Tempo vuole che il poeta sia imbutus 2); dai doctrinalia, dalle poetriae che per tutto l'evo medio ed oltre ancora, bandirono per ogni parte d'Europa l'uso dell'ars callida, di cui l'arma migliore era la transumptio con l'allitteratio e la praesumptio 3), la replicatio e l'equivocatio 4), l'anadiplosis 5) e la compositio 6), e le infinite e più complesse altre varietà.

GIOVANNI MARI.

cioè tanto più facilmente in quanto corrispondeva alla figura dell'homoeteleuton dei grammatici antichissimi. Anzi il di Garlandia (Arte Ritmica, 16) ci avverte: Rithmus sumpsit originem secundum quosdam a colore rethorico similiter desinens

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1) D. V. E., II, VI; cfr. anche II, I e IV.

2) DA TEMPO, pag. 71, ediz. Grion.

3) Cfr. il praesumptum vel praesumptivum metrum del Laborintus; per la Poetria di Ganfredo cfr. i versi 681-85, 741-43, 810-20, 1190 e seg., 1501 e seg., dove sono quasi tutte le specie di esametri e di distici rimati che sono enumerati da Eberardo e dalle A. E.

') Cfr. i versus differentiales del trattatello edito dall'Huemer, e BIADENE, op. cit., pag. 154 e segg.

5) Cfr. qui, p. 40.

6) Cfr. DA TEMPO, pag. 168, ediz. Grion: compositio de uno versu in alium; cfr. ancora una volta i versus concatenati di Massimo Vittorino (KEIL, VI, 222). Paragona l'esempio che il da Tempo porta di compositio ligata, coi versus catenati n° 3 e coi clausi del trattatello dell'Huemer.

ARCAISMI NELLE RIME DEL PETRARCA

Lo studio scientifico della nostra lingua poetica ebbe principali iniziatori or son venti anni il Caix e il Gaspary; il primo con le sue Origini, l'altro con La scuola poetica siciliana del secolo XIII determinarono i caratteri dell'antico linguaggio lirico con così giusti criteri e in limiti così esatti, che la loro indagine potrà bensì essere più largamente documentata, ma resta sempre guida sicura a informare ogni ricerca intorno alla grammatica dei poeti del primo periodo. Per l'età che diventa classica, invece, per l'età in cui alla Toscana passò lo scettro della favella, assai poco è stato metodicamente tentato: egli è che molto presto sorse su l'orizzonte l'astro di Dante, nel cui gran lume si confusero agli occhi dei posteri tutte quelle minori stelle che brillavano pertanto del medesimo raggio geniale e innovatore, dello spirito del dolce stil novo. Che invero, se si è ormai lungi dall'opinione dei nostri vecchi, che l'Alighieri facesse all'improv viso scaturire la lingua italiana come Moisè la fonte ristoratrice, nondimeno la sua forza fu tale, ebbe egli una coscienza così netta di ciò che il volgare doveva essere, che anche oggi non si è del tutto smesso di considerare l'opera sua quasi come indipendente dalla tradizione, e si pensa che in lui si possa trovare qualcosa di formale interamente ignoto ai suoi predecessori e contemporanei. Ma per contrario, quanto più meraviglioso è il fenomeno, altrettanto più minuzioso dovrà esser l'esame di tutto ciò che lo ha preceduto e preparato, Studi di filologia romanza, VIII.

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