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Salmista non aveva chieste pel figliuolo ed erede! Così egli potrà somministrare la giustizia al popolo, e chiamare anche i poveri in giudizio : iudicabit pauperes populi, et salvos faciet filios pauperum, et humiliabit calumniatorem,; l'adoreranno e serviranno tutte le genti "quia liberabit pauperem a potente lirà le usure, e farà rifiorire l'abbondanza.

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Un ideale di re, insomma! E ancora. "Ciascuno vero rege,, ripiglia nel Convivio (IV, 16), "dee massimamente amare la verità E l'autorità che adduce è Salomone: "onde è scritto nel libro di Sapienza [VI, 23]: ' Amate il lume di sapienza, voi che siete dinanzi alli popoli '; e il lume di sapienza è essa verità E il re dev'esser nobile, cioè perfetto. “E però dice Salomone nell'Ecclesiaste [X, 17]: 'Beata la terra, lo cui re è nobile'; che non è altro a dire, se non lo cui re è perfetto, secondo la perfezione dell'anima e del corpo; e così manifesta per quello che dice dinanzi, quando dice [X, 16]: Guai a te, terra, lo cui re è pargolo', cioè non perfetto uomo I quali luoghi egli aveva già adoperati nello stesso trattato (IV, 6) per dimostrare come il sovrano debba congiungere in sè all'autorità imperiale anche la filosofica. "L'autorità del Filosofo sommo dice concludendo, “ sia 1 piena di tutto vigore; e non repugna all'autorità imperiale, ma quella senza questa è pericolosa, e questa senza quella è quasi debile, non per sè ma per la disordinanza della gente: sicchè l'una coll'altra congiunta, utilissime e pienissime sono d'ogni vigore. E però si scrive in quello di Sapienza: Amate il lume della Sapienza...'; cioè a dire: congiungasi la filosofica autorità colla imperiale a bene e perfettamante reggere,. E qui prende a volo l'occasione per iscagliarsi contro i principi contemporanei; e poi: " sicchè a tutti si può dire quella parola dello Ecclesiaste: 'Guai a te, terra, lo cui re è fanciullo, e li cui prìncipi da mane mangiano' 2; e a nulla terra si può dire quello che sèguita: 'Beata la terra lo cui re è nobile, e li cui principi cibano in suo tempo a bisogno e non a lussuria ' "9

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1 Preferisco legger così col MOORE (Tutte le opere di D. A.; Oxford 1894), anzichè si è col FRATICELLI,

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2 Lezione del MOORE. Il FRATICELLI: la domane. Il testo: et cuius principes mane comedunt. Questo versetto è citato due volte nel Tresors. A pag. 342: ‹ Salemons dit: Mal est avenu à la terre qui a jone roi; et ne puet chaloir s'il est jones par aage, ou par povreté de vertu. E a p. 578: Et por ce dit Salemons que mal est à la terre qui a juene roi. Et neporquant il puet bien estre de grant aage et de petit sens; car autant vaut estre juenes de sens come d'aage. Por ce doivent li borjois eslire tel seignor qui ne soit jueues en l'un ne en l'autre, mieulx vault que il soit viex en chascun ».

3 Anche BRUNETTO (Tresors, 344): De ce dit Salemons: « Bieneurée est la terre qui a noble seignor; car la raisons qui li done noblesce abat toutes malvistiez ».

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SALOMONE NELLA COMMEDIA

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E appunto quale un ideale di re, Salomone è presentato nella Commedia. "Se il vero è vero dice san Tommaso, cioè se le Scritture che racchiudono la verità del Sommo Vero dicono il vero,

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A veder tanto non surse il secondo.

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"Dedi tibi cor sapiens et intelligens, in tantum, ut nullus ante te similis tui fuerit, nec post te surrecturus sit gli avea detto il Signore (III Reg., 3, 12). Ma il dottore angelico crede necessario di spiegar meglio il suo concetto, indovinando un'obiezione di Dante (Par. XI, 22 ss.; XIII, 37 ss.):

Tu credi che nel petto, onde la costa
Si trasse per formar la bella guancia
Il cui palato a tutto il mondo costa,
Ed in quel che, forato dalla lancia,
E poscia e prima tanto sodisfece,
Che d'ogni colpa vince la bilancia,
Quantunque alla natura umana lece
Aver di lume, tutto fosse infuso

Da quel valor che l'uno e l'altro fece:
E però ammiri ciò ch'io dissi suso,
Quando narrai che non ebbe il secondo
Lo ben che nella quinta luce è chiuso.

Nel Genesi (III, 22) infatti Iddio aveva dichiarato: “Ecce Adam quasi unus ex nobis factus est, sciens bonum et malum,; e non c'è bisogno di addurre autorità per provare che il Figliuolo di Dio fosse onnisciente. Questi e il primo uomo, aggiunge san Tommaso, furono generati da Dio senz'altra mediazione che ne affievolisse la virtù: poichè la Natura, mediatrice di Dio, opera similmente all'artista (Par. XIII, 76),

Ch'ha l'abito dell'arte e man che trema.

E perciò essi acquistarono

tutta la perfezione, (v. 82):

Così fu fatta già la terra degna

Di tutta l'animal perfezione;

Così fu fatta la Vergine pregna.

Sicchè Dante aveva ragione di credere (v. 86)

Che l'umana natura mai non fue,
Nè fia, qual fu in quelle due persone;

e di chiedere (v. 89):

Dunque, come costui fu senza pare?

SCHERILLO, Biografia di Dante.

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Nel rispondere, il fondatore della Scolastica fa le sue distinzioni. Bisogna pensare, dice, e chi Salomone era, e la cagione che lo mosse a domandare: era, cioè, un re (v. 95),

che chiese senno

Acciò che re sufficiente fosse.

Non chiese, com'avrebbbe fatto un re saccentuzzo (un Roberto d'Angiò, per esempio: Par. VIII, 147), di saper il numero degli angeli, o la soluzione del problema della quadratura del cerchio; bensì regal prudenza Nessun re fu più prudente di lui. E non a caso, soggiunge il dottore d'Aquino, io ho adoperata la parola surse (v. 106):

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E se al surse drizzi gli occhi chiari,

Vedrai aver solamente rispetto

Ai regi, che son molti e i buon' son rari.

Ora, un così alto esemplare di re poteva l'autore del De Monarchia condannarlo, in pena della troppo condiscendenza alle vezzose Moabite? Si guardino anzi gli altri dal giudicar così alla leggiera (v. 133):

Ch'io ho veduto tutto il verno prima
Il prun mostrarsi rigido e feroce,
Poscia portar la rosa in sulla cima.

Si corre il rischio di rassomigliare a una qualunque donna Berta o a un ser Martino (v. 139):

Non creda donna Berta o ser Martino,
Per vedere un furare, altro offerère,
Vederli dentro al consiglio divino:

Chè quel può surgere, e quel può cadere.

E da quanto tempo Salomone è lassù, nella letizia? Tra le ombre degli antichi che il Possente trasse del Limbo (Inf. IV, 55), Virgilio ricorda bensì" David re,, ma non il figlio di lui. Nè san Tommaso accenna punto al tempo della salvazione; come invece, nel cielo precedente, fa Folchetto parlando di Raab (Par. IX, 118): Da questo cielo, in cui l'ombra s'appunta

Che il vostro mondo face, pria ch'altr'alma
Del trionfo di Cristo fu assunta.

Più prudente sarà parso al poeta redentore lasciare incerto se la lunga dimora laggiù sia bastata a detergere le colpe senili del re sapiente. Il quale forse non è proprio tutto caso che nel cielo si trovi al quinto posto dopo il santo di Aquino, e che questi creda necessario di dichiararlo, soltanto per lui, esplicitamente.

SALOMONE NEL CONVIVIO

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III.

Dante deve aver conosciuto e studiato ben per tempo i libri di Salomone; così che nel Convivio ei li vien citando con notevole frequenza, insieme con quelli di Cicerone, di Aristotile e di Boezio. Molto adopera la Sapienza, moltissimo i Proverbi; e a momenti par di sentir da lui ripetere a quell'antico savio il saluto che già gli rivolse la regina di Saba (Reg. III, 10, 8): " Beati viri tui et beati servi tui, qui stant coram te semper et audiunt sapientiam tuam!

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Poichè anche per lui nulla era da preferire alla Sapienza, a codesta ch'ei proclamava ed adorava come" eternale imperadrice, (Conv. III, 15). A parer suo (Conv. III, 11), il vero filosofo scuna parte della Sapienza ama, e la Sapienza ciascuna parte del filosofo, in quanto tutto a sè lo riduce, e nullo suo pensiero ad altre cose lascia distendere; onde essa Sapienza dice ne' Proverbi di Salomone [VIII, 17]: Io amo coloro che amano me La Sapienza (III, 14) dice "nelli Proverbi di Salomone [VIII, 23]: Eternalmente ordinata sono E in massima sua lode, Dante ripete essere madre di tutto qualunque principio,, giacchè" con lei Iddio cominciò il mondo e spezialmente il movimento del cielo, il quale tutte le cose genera, e dal quale ogni movimento è principiato e mosso... E però disse Salomone in quello de' Proverbi in persona della Sapienza [VIII, 27-30]: Quando Dio apparecchiava li cieli, io era presente; quando con certa legge e con certo giro vallava gli abissi; quando suso fermava l'etera e sospendea le fonti dell'acque; quando circuiva il suo termine al mare, e poneva legge all'acque che non passassero li suoi confini ; quando Egli appendea li fondamenti della terra: con Lui ed io era, disponente tutte le cose, e dilettavami per ciascun die, (III, 15). E per esortare gli uomini a seguire ed onorare i sacerdoti di lei, il sapiente fiorentino esortava: " Non chiudete gli orecchi a Salomone che ciò vi dice, dicendo [IV, 18] che la via de' giusti è quasi luce splendente, che procede e cresce infino al dì della beatitudine', (III, 15). -La Volgata veramente dice: “... quasi lux splendens procedit, et crescit usque ad perfectam diem cioè fino a che non sarà compito il giorno', o, come ha il Diodati, "la quale luce va vie più risplendendo, finchè sia chiaro giorno „. Più avanti Dante citerà di nuovo questo versetto, giovandosene un po' diversamente.

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Salomone, " in persona della Sapienza, dice nelli suoi Proverbi [VIII, 6]: Udite, perocchè di gran cose io debbo parlare, (Conv.

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Frequentissime pur sono nel Tresors le citazioni di Salomone.

IV, 5). "Quelli che dal padre o da alcuno suo maggiore di schiatta è nobilitato, e non persevera in quella, non solamente è vile, ma vilissimo, e degno d'ogni dispetto e vituperio più che altro villano. E perchè l'uomo da questa infima viltà si guardi, comanda Salomone a colui che valente antecessore ha avuto, nel XXII capitolo de' Proverbi [28]: Non trapasserai i termini antichi che posero li padri tuoi. E dinanzi dice, nel IV capitolo del detto libro [18]: La via de' giusti, cioè de' valenti, quasi luce splendiente procede, e quella delli malvagi è oscura, ed essi non sanno dove rovinano (IV, 7).

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"E non si parte dall'uso della ragione chi non ragiona il cammino che far dee? Certo si parte. E ciò si manifesta massimamente in colui che ha le vestigie innanzi, e non le mira; e però dice Salomone nel quinto capitolo [23] dei Proverbi: Quegli morrà che non ebbe disciplina, e nella moltitudine della sua stoltizia sarà ingannato, (IV, 7). Contro le ricchezze, fra tanti altri, anche " Salomone e suo padre grida, (IV, 12; cfr. Prov. VIII, 10-11). Contro i prosuntuosi “che si credono tutto sapere, e per questo le non certe cose affermano per certe „, anche Salomone dice "nelli Proverbi [XXIX, 20]: Vedesti l'uomo ratto a rispondere? di lui stoltezza più che correzione è da sperare, (IV, 15). L'adolescente deve obbedienza ai suoi maggiori, poichè egli "entra nella selva err onea di questa vita, e non saprebbe tenere il buon cammino se non gli fosse mostrato Non deve però seguire anche li malvagi comandamenti." E però dice Salomone, quando intende correggere il suo figlio (e questo è lo primo suo comandamento): Odi, figlio mio, l'ammaestramento del tuo padre. E poi lo rimuove incontanente dall'altrui reo consiglio e ammaestramento, dicendo: Non ti possano lattare di lusinghe nè di diletto li peccatori, che tu vadi con loro (IV, 24; Prov. I, 8 e 10). L'ubbidienza dev'esser necessaria a quell'età; e però scrive Salomone nelli Proverbi [I, 33], che quegli che umilmente e ubbidientemente sostiene dal correttore le sue corrette riprensioni, sarà glorioso; e dice sarà, a dare a intendere che egli parla dell'adolescente, chè non può essere nella presente età, (IV, 24). Gli adolescenti devono inoltre esser soavi;

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la qual grazia s'acquista per soavi reggimenti, che sono dolce e cortesemente parlare, dolce e cortesemente servire e operare. E però dice Salomone all'adolescente figlio [Prov. III, 34]: Gli schernitori Dio gli schernisce, e alli mansueti Dio darà grazia. E altrove [IV, 24] dice: Rimovi da te la mala bocca, e gli atti villani sieno lungi da te „ (IV, 25).

E finalmente l'autorità del libro dei Proverbi Dante la invoca nel dare opera al terzo trattato della Monarchia, per confortarsi alla ricerca della verità, la quale sine rubore aliquorum emergere nequit e forse alicuius indignationis causa in me erit

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