Sayfadaki görseller
PDF
ePub

66

[ocr errors]
[merged small][ocr errors][merged small]
[ocr errors]

66

IX

notare il Balbo, accusava bensì il nostro Boccaccio, dolcissimo e suavissimo uomo d'aver ripieno il suo libello soltanto d'amore e di sospiri e di cocenti lagrime,, trascurando le gravi e sustanzievoli parti della vita di Dante „; ma non gli faceva carico di falsità nella parte amorosa. Anzi egli soggiungeva: " nè questo faccio per derogare al Boccaccio, ma perchè lo scriver mio sia quasi un supplimento allo scriver di lui „. S'intende: il Boccaccio non era in fin dei conti nè un critico di professione, nè uno storico; amava Dante e, come novelliere, avea la mano sciolta a colorire ed amplificare quella qualunque materia che la leggenda o la tradizione popolare gli fornivano, e, come novizio nell'erudizione, avea la testa piena di ubbie e classiche e medievali. Ma insomma, anche quando concerne Dante e sia raccolta dall'autore del Decamerone, la tradizione è una fonte storica non trascurabile.

Ognuno ricorderà la novelletta delle donne veronesi. Il pensoso poeta, racconta il Boccaccio, passava per caso " davanti una porta dove più donne sedeano „. Al vederlo, una di esse disse pianamente alle altre: " Vedete colui che va nell'inferno, e torna quando gli piace, e quassù reca novelle di coloro che laggiù sono? Alla quale una di loro rispose semplicemente: In verità tu dèi dir vero; non vedi tu com'egli ha la barba crespa e 'l color bruno per lo caldo e per lo fumo che è laggiù? Le quali parole egli udendo dire dietro a sè, e conoscendo che da pura credenza delle donne venivano, piacendogli, e quasi contento ch'esse in cotale opinione fossero, sorridendo alquanto, passò avanti Il novelliere riferisce quel che ha sentito,

[ocr errors]

senza forse ricercar troppo sottilmente se le particolarità del fatto siano verosimili, e certamente aggiungendo di suo quello squisito sorriso del poeta. Di quest'ultimo il critico. schifiltoso può non compiacersi; ma non può pretendere che si debba ritenerlo una goffa stonatura, solo perchè il Villani dichiarò Dante "per lo suo savere alquanto presuntuoso e schifo e isdegnoso che, quasi a guisa di filosofo mal grazioso, non bene sapea conversare co' laici „. Bisogna per lo meno non dimenticare che Dante fu all'itala poesia "dell'ira maestro e del sorriso !

[ocr errors]

66

[ocr errors]

Comunque, la barba crespa e il color bruno sono tinte così essenziali a quell'aneddoto, che non posson essere scambiate per una rifioritura; ed esse ci fanno rivivere innanzi un Dante, alquanto diverso bensì da quello effigiato nella cappella del Podestà o sulla tomba di Ravenna, ma più rispondente forse alla realtà. Ch'ei fosse barbuto, sembra lecito dedurlo da quel luogo del Convivio (I, 12) dove, per provare che ogni bontà propria in alcuna cosa è amabile in quella s'adduce come esempio "nella vecchiezza essere bene barbuto e nella femminezza essere bene pulito di barba in tutta la faccia ; e dall'altro del Purgatorio (XXXI, 64 ss.), dove al poeta, che se ne stava vergognoso con gli occhi a terra Beatrice grida: " alza la barba!,

[ocr errors]

66

[ocr errors]
[ocr errors]

E questo non era un semplice modo di dire; giacchè appunto nel richiedere " per la barba il viso la gentilissima insinuò il velen dell'argomento

66

[ocr errors]

E non pare s'allontanasse dalla tradizione il Boccaccio, quando descrisse il poeta di mediocre statura „, che, “alla matura età pervenuto, andava " alquanto curvetto,

[ocr errors][merged small][merged small][ocr errors][merged small]
[ocr errors]

ed era il suo andare grave e mansueto,; giacchè un'altra leggenda fu poi raccolta nel Cinquecento dallo Zabata, dal Costo e da altri, e dal Nardi proclamata caso vero d'un certo tale che, vedendone la piccola persona, 66 per detrarre alla complessione sua, disse che Dante pareva uno i, tanto era minuto e piccolo

Particolari siffatti posson riuscire utilissimi al critico che intenda di cogliere il carattere e la figura del sommo poeta, e lo spirito del suo tempo e del suo poema. Pur le novelle del Decamerone sono, in fin dei conti, documenti della vita fiorentina; in certi casi, preferibili agli stessi documenti ripescati negli archivi. Esse ci trasportano per un momento in mezzo a quel popolo tra cui il poeta visse e donde derivò tante ispirazioni; così che il loro riesce un commento in azione. Singolarmente prezioso anche per questo, che nessun poeta fece, come e quanto il nostro, sè stesso centro di tutto il mondo storico e di tutto il suo mondo fantastico. Poichè la Commedia non è insomma che una maravigliosa autobiografia psicologica; ed ebbe ragione Gaspare Gozzi di argomentare che essa s'avrebbe più propriamente a chiamar Danteide. Il protagonista è il poeta, che si lascia sfilare innanzi, timide o altere, sospinte da amor di patria o da affetti domestici, disdegnose o disdegnate, benevoli o benaccette, le più famose o le meno note anime del passato e del presente. Quella vita e quegli attori a noi giungono riflessi dalla sua coscienza e dalla sua fantasia. Ed ecco un capoparte d'un piccolo comune, che la storia avrebbe forse obliato, giganteggiare tra la folla irriconoscibile di teste coronate; e lo scomunicato Manfredi

apparir sorridente nell'aspetto gentile, la bionda e bella testa circondata dall'aureola di martire; e Piccarda, Cunizza, Francesca, Pia, Gentucca, Beatrice, Matelda, Nella, uscir dal chiuso delle pareti domestiche, dove il loro nome sarebbe rimasto sepolto colla memoria delle loro virtù, dei loro amori, della loro tragedia, e incarnare gl'ideali più insigni dell'eterno femminino.

Il conoscer più da vicino quegli uomini e quei fatti vale ad aguzzarci lo sguardo per penetrar più addentro nei segreti di quella poesia che, meglio si comprende, e più apparisce maravigliosa. Imbattendoci, nelle novelle contemporanee, in qualcuna delle figure già sbozzate da Dante, a noi par di ritrovarle nel dolce mondo, adoperanti quel male o quel bene onde il poeta le ha poi punite o rimeritate. Che commozione incontrar sulle scene del Decamerone e Ciacco e Filippo Argenti e Guglielmo Borsiere e Michele Scotto e Corso Donati e il Cavalcanti e Vieri de' Cerchi e il Saladino e Ghino di Tacco e Giotto! E che dispetto, per contrario, quando una critica saccentuccia ha preteso anche questa volta screditare il Boccaccio, quasi egli non facesse che metter la trama sulla tela già ordita dal poeta ! Gli si è fatto carico persino della somiglianza che i suoi personaggi hanno coi danteschi! Come se fosse naturale, anzi necessario, che Dante alterasse le figure storiche, che le camuffasse, prima di ammetterle sulla scena del suo poema; e non fosse invece una delle sue maggiori virtù questa, di saper cogliere così sicuramente i tratti più caratteristici dei suoi personaggi, che gli altri poi non riuscissero ad immaginarli o ad atteggiarli diversamente. Perciò

[blocks in formation]

i racconti del Decamerone sono ingemmati di reminiscenze e di emistichi della Commedia: non vide me' del poeta chi vide il vero. Ma i tanti particolari, che compiono ed illustrano la scena in cui quelle figure rivivono, non son poi tutti immaginari; chè se il Boccaccio nella storia avea del novelliere, avea pur molto di storico nelle novelle

[ocr errors]

Per una fortunata contradizione, le animosità della critica nuova non hanno addentato, degli antichi, che il solo Boccaccio. La cui colpa imperdonabile era, in verità, d'aver narrato gli amori di Dante per la Beatrice Portinari; e questi assolutamente dovevano non esser veri! Anzi l'Imbriani sacramentava di ritener fermamente che il Boccaccio lavorasse d'immaginazione sulla Vita Nuova, la quale prese ingenuamente o finse di prendere per racconto autobiografico; che seguisse il costume, suo solito nelle novelle, di attribuire nomi di persone vere e cògnite a' personaggi fantastici, quando identificò la Beatrice dantesca... con una pettegoluccia fiorentina, la quale portava un nome di battesimo simile o poco diverso Gli altri vecchi commentatori, che non toccaron questo tasto, goderon perciò d'una talquale immunità; anzi, quando la testimonianza loro faceva contro a qualche affermazione del Boccaccio, essi furono esaltati quasi come modello d'onestà e di veridicità. Ed è un fatto che il Decamerone non l'hanno scritto; ma, in una prosa ben più modesta e con un'aria da scrittori seri, di fandonie non ne hanno sballate poche!

[ocr errors]

Tuttavia, anche i ragguagli loro sono, per la intelligenza del poeta, utilissimi. È vero che Dante torreggia sul suo tempo, così che, a guardarlo di lontano, proviamo

« ÖncekiDevam »