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E se non che degli occhi miei'l bel segno

Per lontananza m'è tolto dal viso,

Che m'ave in foco miso,

Lieve mi conterei ciò che m'è grave:

Ma questo foco m'ave

Già consumate sì l'ossa e la polpa,

Che morte al petto m'ha posta la chiave:
Onde s'io ebbi colpa,

Più lune ha volto il sol, poichè fu spenta;

Se colpa muore, perchè l'uom si penta.

Canzone, a' panni tuoi non ponga uom mano,
Per veder quel che bella donna chiude:
Bastin le parti nude;

Lo dolce pomo a tutta gente niega,

Per cui ciascun man piega;

E s'egli avvien che tu mai alcun truovi

Amico di virtù, e quel ten priega,

Fatti di color nuovi:

Poi gli ti mostra; e 'l fior ch'è bel di fuori,
Fa desiar negli amorosi cuori.

La possanza dell'immaginazione ha fatte queste tre donne così palpabili e vive, come le greche divinità; ed il concetto è di una tale limpidezza, che si coglie a primo sguardo. È il solito concetto, su cui tanto erasi lavorato innanzi, che amore non può essere scompagnato da gentilezza; cioè a dire da virtù. Dirittura, Larghezza, Temperanza, e le altre virtù, germane d'Amore, vanno errando proscritte e mendiche, e i dardi d'amore per il lungo disuso sono irruginiti. L'interesse giunge al sommo, quando il poeta, stracciando il velo dell' allegoria, si

pianta fieramente accanto alle nobili dive, e sente orgoglio d'essere proscritto insieme con quelle:

Ed io che ascolto nel parlar divino

Consolarsi e dolersi

Così alti dispersi,

L'esilio che m'è dato onor mi tegno.

Qui non ammirate solo il gran poeta, vi sentite pieni di riverenza innanzi ad un gran carattere.

Il soggetto m' ha invescato e m' ha fatto obbliare il Petrarca. Non vi recherà ora maraviglia che nel Petrarca ci sieno due uomini, il letterato e il poeta, come in tutt' i suoi predecessori.

L'amore ha ispirato il Petrarca; ma l'uomo non è fatto tutto d'un pezzo, nè le impressioni operano esse sempre, esse assolutamente. Insieme coll' amore ci è la scuola poetica, le opinioni letterarie, lo spettro del pubblico, il fattizio ed il convenzionale, elementi di cui trovate i vestigi anche in mezzo alla più schietta ispirazione. Nelle più cattive poesie, chi sa bene fiutare, sente spesso l'impressione vigorosa dell'ingegno; e nelle migliori, le involontarie abitudini della scuola. Noi vogliamo ora sceverare da tutti questi estranei elementi la schietta poesia.

Ciascun poeta ha il suo mondo più o meno vasto, a cui crede, e che opera sulla sua immaginazione. Il mondo del Petrarca fu Laura.

Chi è Laura? un pubblico estetico risponderebbe sorridendo: leggiamo il Petrarca e vedremo. Ma i

popoli estetici sono rare apparizioni; in certe epoche soggiacciono a certi indirizzi particolari, filosofici, storici, politici, morali, economici, ed allora veggono la poesia attraverso a questi indirizzi. Quando non si comprende, o non si gusta più la realtà poetica, nasce la curiosità della realtà materiale. Così di tempo in tempo sono sorte delle quistioni: Laura fu maritata o donzella? quale fu il suo marito? ebbe figli? fu ricca? fu nobile? e innanzi tutto è Laura una creatura reale o meramente poetica? non sarebbe ella un' allegoria, una personificazione, e, posto che no, fino a qual punto l'amò il Petrarca? di qual natura fu quest' amore? Confesso che non saprei rispondere a queste e simili domande, per la semplice ragione che non lo so, e che il Petrarca non me ne ha fatto confidenza. Del suo amore vive sol quello a cui ha dato un'esistenza poetica. Eh mio Dio! e che altro dunque rimane della storia fuori di quello che lo spirito fa suo? Tutto l'altro se ne stacca e imputridisce. Di Laura e del Petrarca qualche cosa è morto, ed era degno di morire; è rimaso ciò che lo spirito ricevendo e riflettendo ha eternato.

Giovane, inesperto della donna, il Petrarca riceve una profonda impressione alla vista di Laura. Fu per lui quasi la donna de'nostri sogni giovanili; quando crediamo di averla trovata, ce le atterriamo innanzi come ad un essere soprannaturale. In questo primo stadio adoriamo, e non amiamo ancora: l'amore è timido e goffo, non osiamo di ri

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volgerle la parola, di trattar come nostro simile quella che ci fa battere il cuore. Il Petrarca la segue alle passeggiate, per i campi, in chiesa, non osa d'accostarsele. Dopo un par d'anni ha accesso in sua casa; mai non osa di dirle: io t'amo; parlano solo gli sguardi ed i gesti. Ben qualche volta, fatto ardito, vorrebbe dirle.... ma uno sguardo severo lo arresta, e la parola gli si agghiaccia nella gola. In un momento d'audacia gli uscì detto non so che, e Laura gli rispose con disdegno: io non son chi tu credi. Di che rimase così esterrefatto il nostro innamorato, che si finge trasformato in cervo, come Atteone alla vista di Diana. Quest'amore durò ventunanno, e rimane l'ultimo giorno propriamente nello stesso stato quasi che il primo, senza sviluppo, senza successione. E perchè qui il primo stadio dell' amore è tutto l'amore? Ci sono delle situazioni, che nella vita si chiamano false, e nella poesia infelici, quando nella vita non puoi tutt'osare e nella poesia non puoi tutto dire, perchè hai di rincontro de' principii ai quali tu credi, e combattere contro a quelli, gli è come combattere contro te stesso: c'è qui il dovere e la pubblica opinione che pesa sul poeta. Ben si sforza di credere e di far credere alla purezza del suo amore; ma non può fare illusione a sè, nè può tenere nell'illusione gli altri. Talora conosce spaventato la gravità della sua passione, e prende risoluzioni col sentimento confuso che non ne farà nulla; talora la voce pubblica lo accusa, e innanzi all'altrui maldicenza, ed

alla sua debolezza, il poeta s'allontana e fa lunghi viaggi. È così guardingo e misurato, che parlando del suo amore liberamente, non lascia mai che alcun sospetto caggia sopra di Laura; anzi con un delicato olocausto del suo amor proprio te la mostra sempre restia, e solo talora pietosa più che amorosa; e, se alcuna rara volta le attribuisce un sentimento più tenero, non lo afferma che in una forma dubitativa:

Forse (o ch'io spero!) il mio tardar le dole.

Mi direte: ma quando si tratta di passioni vere e profonde, o l'esistenza è spezzata, o il desiderio è placato. È giusto; e qui l'uomo ci ajuta a comprendere il poeta. Natura delicata e impressionabile, senza durata e senza persistenza, il Petrarca potea aver delle emozioni, non delle passioni, delle emozioni più o meno forti, che ora si accostano alla passione, e ora sfumano in modo che egli può scherzarvi sopra e farvi de'concetti. Della passione era efficace sedativo la sua immaginazione, che dava uno sfogo alle ansietà del reale nelle divine consolazioni della poesia. Così, sciogliendosi dalle strette della realtà, e spaziando in una regione più serena, ha potuto poetare sopra sè stesso:

Chi può dir com' egli arde, è in picciol foco.

Nè molto grande dovea essere un foco potuto descrivere con tanta eleganza e leggiadria.

Cosa è dunque questo amore? È un sentimento

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