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Par, come d'urna piena,

Trabcccare il piacer; quel collo, cinto
Già di desio; (1) quell' amorosa mano
Che spesso, ove fu pôrta,

Senti gelida far la man che strinse;
E il seno onde la gente

Visibilmente di pallor si tinse,
Fûro alcun tempo: or fango
Ed ossa sei; la vista

Vituperosa e trista (2) un sasso asconde.

Ccsi riduce il fato

Qual sembianza fra noi parve più viva
Immagine del ciel. Misterio eterno
Dell'esser nostro! Oggi d' eccelsi, immensi
Pensieri e sensi inenarrabil fonte,

Beltà grandeggia, e pare,

Quale splendor vibrato

Da natura immortal su queste arene,

Di sovrumani fati,

Di fortunati regni e d'aurei mondi

Segno e sicura spene

Dare al mortale stato:
Diman, per lieve forza,

Sozzo a vedere, abominoso, abbietto

Divien quel che fu dianzi
Quasi angelico aspetto,
E dalle menti insieme
Quel che da lui moveva

Ammirabil concetto si dilegua.

(1). Cinto già di desio, che suscitava un tempo desiderî.
(2). La vista vituperosa e trista, cioè la trasformazio-

ne del tuo corpo in cadavere, in scheletro e polvere.

Desiderii infiniti

E visioni altere

Crea nel vago pensiere,

Per natural virtù, dotto concento;
Onde per mar delizioso, arcano
Erra lo spirto umano,

Quasi come a diporto

Ardito notator per l'oceàno:
Ma se un discorde accento

Fere l'orecchio, in nulla

Torna quel paradiso in un momento.

Natura umana, or come,

Se frale in tutto e vile,

Se polve ed ombra sei, tant' alto senti?
Se in parte anco gentile,

Come i più degni tuoi moti e pensieri
Son così di leggieri

Da si basse cagioni e desti e spenti?

Palinodia. (1)

AL MARCHESE GINO CAPPONI. (2)

Il sempre sospirar nulla rileva.

Petrarca.

Errai, candido (3) Gino; assai gran tempo,

E di gran lunga errai. Misera e vana

(1). Palinodia, cioè ritrattazione.

(2). Gino Capponi, il celebre patrizio fiorentino discendente di Pier Capponi, nacque nel 1792 e mori nel 1876 in Firenze. Fu patriota, letterato e uomo di Stato. Amico del Giusti, del Foscolo, del Leopardi, del Niccolini, ambi proteggere gl'ingegni della patria sua, e scrisse libri dottissimi.

(3). Candido, semplice, ottimista.

Stimai la vita, e sovra l'altre insulsa
La stagion ch'or si volge. Intolleranda (1)
Parve e fu la mia lingua alla beata
Prole mortal, se dir si dee mortale
L'uomo, o si può. Fra maraviglia e sdegno,
Dall'Eden odorato in cui soggiorna,
Rise l'alta progenie, e me negletto
Disse, o mal venturoso, e di piaceri
O incapace o inesperto, il proprio fato
Creder comune, e del mio mal consorte (2)
L'umana specie. Alfin per entro il fumo
De' sigari odorato, al romorio
De' crepitanti pasticcini, al gridc
Militar, di gelati e di bevande
Ordinator, fra le percosse tazze
E i branditi cucchiai, viva rifulse
Agli occhi miei la giornaliera luce
Delle gazzette. Riconobbi e vidi
La pubblica letizia e le dolcezze
Del destino mortal. Vidi l'eccelso
Stato e il valor delle terrene cose,
E tutto fiori il corso umano, e vidi
Come nulla quaggiù dispiace e dura.
Nè men conobbi ancor gli studi e l'opre
Stupende, e il senno, e le virtudi, e l'alto
Saver del secol mio. Nè vidi meno

Da Marocco al Catai, dall'Orse al Nilo
E da Boston a Goa, (3) correr dell' alma

(1). Intolleranda, intollerabile.

(2). Del mio mal consorte, cioè afflitta del mio medesi

mo male

(3). Catai, nome che avea la Cina nel medio evo; Goa città dell' Indostan sulla costa del Konkan nell' antico paese di Begiapur.

Felicità su l'orme a gara ansando
Regni, imperi e ducati; e già tenerla
O per le chiome fluttuanti, o certo
Per l'estremo del bca. Così vedendo
E meditando sovra i larghi fogli
Profondamente, del mio grave, antico
Errore, e di me stesso ebbi vergogna.

Aureo secolo omai volgono, o Gino,

I fusi delle Parche. Ogni giornale,
Gener vario di lingue e di colonne,
Da tutti i lidi lo promette al mondo.
Concordemente. Universale amore,
Ferrate vie, moltiplici commerci,
Vapor, tipi e cholèra i più divisi
Popoli e climi stringeranno insieme;
Nè maraviglia fia se pino o quercia
Suderà latte e mele, o s'anco al suono
D'un walser danzerà. Tanto la possa
Infin qui de' lambicchi e delle storte,
E le macchine al cielo emulatrici
Crebbero, e tanto cresceranno al tempo
Che seguirà; poichè di meglio in meglio
Senza fin vola e volerà mai sempre

Di Sem, di Cam e di Giapeto il seme. (1)

Ghiande non ciberà certo la terra

Però, se fame non la sforza: il duro
Ferro non deporrà. Ben molte volte
Argento ed or disprezzerà, contenta

(1). È chiaro come questo componimento e insieme la ritrattazione del Leopardi dal soverchio pessimismo onde sarà stato accusato, pure amichevolmente, dal Capponi, non fosse che un'ironia continuata e mestą.

A polizze di cambio. E già dal caro
Sangue de' suoi non asterrà la mano
La generosa stirpe: anzi coverte
Fien di stragi l'Europa e l'altra riva
Dell' atlantico mar, fresca nutrice
Di pura civiltà, sempre che spinga
Contrarie in campo le fraterne schiere
Di pepe o di cannella o d' altro aroma
Fatal cagione, o di melate canne,

O cagion qual si sia ch' ad auro torni. (1)
Valor vero e virtù, modestia e fede
E di giustizia amor, sempre in qualunque
Pubblico stato, alieni in tutto e lungi
Da comuni negozi, ovvero in tutto
Sfortunati saranno, afflitti e vinti;
Perchè diè lor natura, in ogni tempo
Starsene in fondo. Ardir protervo e frode,
Con mediocrità, regneran sempre,
A galleggiar sortiti. (2) Imperio e forze,
Quanti più vogli o cumulate o sparse,
Abuserà chiunque avralle, e sotto
Qualunque nome. Questa legge in pria
Scrisser natura e il fato in adamante;
E co' fulmini suoi Volta nè Davy (3)
Lei non cancellerà, non Anglia tutta

(1). Melate canne, ec. Intendi: canne da zucchero, o qualunque altra ragione mossa dall' interesse.

(2). A galleggiar sortiti, cioè destinati a primeggiare.

(3). Alessandro Volta nato nel 1745 a Como, fu celebre fisico, inventore della pila da lui detta voltaica, che dovea condurre alla telegrafia e ad altre importanti applicazioni. Mori in patria nel 1837. Humphry Davy, fu celebre chimico inglese, nato nel 1778 e scoprì il protossido d'azoto o gaz esilarante.

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