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to il negoziato che pafsò tra Papa Clemente VII. e lo Imperadore Carlo V. fin dopo l'infelice facco di Roma: i quali graviffimi argomenti trattati con quel giudizio, con quella eloquenza, e leggiadra femplicità di ftile, ch' era propria del noftro Autore, io non ho punto di dubbio,che non fieno per porgere un dilettevoliffimo pafcolo all' erudita curiofità di V. E. ben fapendo quanto gran conto Ella faccia di fimili monumenti per la verità dell' Iftoria, e che bella e doviziofa ferie ne abbia perciò raccolta, maffime in quefto fuo foggiorno Romano. A tali motivi s'aggiunge il defiderio ch' io teneva già da gran tempo, di manifeftare al pubblico l' altiffima ftima, ch'io faccio di Lei, e l'infinite obbligazioni, che le profeffo, e di dare infieme all' E. V. qualche argomento della mia gratitudine per li fegnalati e non mai interrotti favori, che Ella con ecceffo di benignità fi è degnata compartirmi; dei quali non potrà far mai lunghezza di tempo, o lontananza di paese, ch'io per fempre non ne confervi una ferma e foaviffima ricordanza. E veramente ha Ella in ciò voluto feguire il generofo coftume de' fuoi nobiliffimi Progenitori, da' quali infieme con lo ftudio della Greca favella, che fi può dire ereditario nella fua Cafa le è ftato trasfufo il bel genio non pure di divenir Ella medefima eccellente nelle lettere e nelle fcienze, ma eziandio di favorirle e di proteggerle in altrui

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come leggiamo aver fatto il celebre LIONA RDO GIUSTINIANO Cavaliere e Procurator di S. MARCO, il quale effendo dottiffimo e liberaliffimo accolfe e beneficò il Filelfo pur allora tornato da Conftantinopoli; e BERNARDO fuo Figliuolo anch'effo Cavaliere, e Procuratore, rinomatiffimo Oratore ed Iftorico, il quale tenne generofamente parecchi anni appreffo di se GI O RGIO TRAPEZUNZIO; e a' tempi noftri l' Eccellentifs. Sig. GIROLAMO ASCANIO degniffimo Padre di V. E., letterato e Poeta d' immortal grido, che fu tanto amico, e sì amorevol favoreggiatore del Lazzarini. Se dunque per tanti riguardi era all' E. V. dovuta la prefente dedicazione, Ella fi degni accoglierla con quella benignità medefima, con cui ha fempre moftrato di gradire la mia fervitù e defiderando all' E. V. quelle maggiori grandezze, che fi convengono alle incomparabili fue qualità, mi do l'onore di protestarmi con profondiffimo of fequio

Di Voftra Eccellenza

Roma li 25. Maggio 1766.

Umilifs.mo Divotifs.me ed Obbligatifs.mo Serv.

Pierantonio Seraffi.

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O vi prefento, o cortefi Lettori, le tanto defiderate Lettere, e non più stampate del Co: BALDESSAR CASTIGLIONE. Voi dovete faperne grado al cb. Sig. Ab. Pierantonio Serafi che con inftancabile diligenza le ha tratte da MSS. Originali della Libreria Valenti di Roma e per maggiore voftra foddisfazione con erudite iftoriche annotazioni le ba parimente illuftrate. La maggior parte di effe, come vedrete, trattano di affari e di negozi importanti e graviffimi, onde fi viene a diffondere molta luce fu la Storia de' vecchi tempi Alle lettere di Negozj fi fanno precedere alcune famigliari; e tutte infieme fono comprese in due Volumi in quarto, che ferviranno di continuazione al CORTEGIANO del medefimo Autore da me pubblicato. Io fpero di potervi dare nella fteffa forma le altre cofe dettate da Lui nell' una e nell' altra lingua, sì che abbiate una compiuta ed efatta edizione di tutte le Opere di quel feliciffimo ingegno . In questo mezzo gradite la premura che ho di fervirvi, e vivete felici.

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PREFAZIONE

Iù tardi che non fi conveniva, e che altri peravventura creduto non avrebbe, efcono final. mente alla luce le pregievoliffime Lettere del Conte Baldeffar Caftiglione. La fama dell' Au tore, che le dettò, l'importanza delle mate. rie, che ci fi trattano, e la nobiltà dello ftile, onde fono fcritte, rendevanle meritamente defiderabili alla Repubblica Letteraria. Il celebre Cardinale Valenti Gonzaga, Segretario di Stato del gran Pontefice Benedetto XIV., avendone avuto gli Originali da'Signori Conti Caftiglioni di Mantova, s'invogliò fubito di farne dono al pubblico, e a tal'oggetto fece anche intagliare in rame il ritratto, ch' ei poffedeva dell' Autore di mano di Raffaello: ma o fia che non trovaffe perfona a propofito per efeguirne il difegno, oppure diftratto da' graviffi mi affari del fuo miniftero, quel magnanimo Signore fu prima prevenuto dalla morte, ch' egli poteffe veder foddisfatto un si nobile defiderio. Paffati però i manoferitti in potere di Monfignor Luigi fuo nipote, allora Prefidente della Camera, ed ora degniffimo Nunzio Apoftolico agli Svizzeri; egli come erede non meno del le foftanze, che delle virtù e finiffimo gufto di sì grande Zio pensò fubito alla maniera di dar compimento a queft' opera; avendo troppo favorevole opinione di me in quefto genere di ftudj, fi compiacque appoggiarmene l'efecuzione. Il defiderio e contento di aver nelle mani sì belle e importanti fcritture non mi lafciò comprendere la difficoltà dell'imprefa; onde, fenza riflettere più che tanto, accettai volentieri un carico, che poi in effetto mi riufci affai malagevole e gravofo. Mi parrà tuttavia di aver ben impiegate le mie fatiche, qualora mi fia venuto fatto di foddisfare al genio degli Studiofi , e particolarmente di que' riguardevoli Signori, che mi follecitarono a quefta imprefa. E per dire alcuna cofa dell'ordine da me fervato in queft'opera, ho premeffo un libro di Lettere Famigliari del Gonte, fcritte per lo più a Madama Luigia Gonzaga fua madre, donna di gran fenno, e di maravigliofa virtù ; delle quali benchè ce ne foffe gran copia, raccolte peranco e legate in diverfi mazzi; pure non

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ho voluto pubblicare che quelle fole, che contenevano qualche notizia, o punto iftorico, dove fe ne trovano parecchi affai memorabili, particolarmente circa la perfona di Papa Giulio II., ed alcuni fatti di Guidubaldo da Montefeltro, e Francefco Maria della Rovere Duchi d'Urbino. Dopo le Famigliari feguono le Lettere di Negozj divife in fei libri, de'quali i tre primi contengono le lettere fcritte dal Caftiglione per la maggior parte in Roma, quando vi fu due volte Ambafciatore del Marchefe di Mantova, Capitan Generale della Chiefa: nelle quali, trall'altre infigni recondite notizie, fi vede tutta la Storia anche più minuta dell' interregno, che fu dalla morte di Lione X. all'arrivo in Roma di Adriano VI., e oltre a ciò il principio del Pontificato di Clemente VII. fin che il Conte fu dal medefimo Pontefice eletto e mandato fuo Nunzio in Ifpagna all' Imperatore Carlo V. Gli altri tre libri poi comprendono tutte le lettere fcritte in quella importantiffima Nunziatura fino all'infelice Sacco di Roma: e quefte ficcome contengono fatti e negozj affai più rilevanti delle prime; così fi veggono ancora dettate con maggiore gravità ed eloquenza. E certamente i Miniftri del Papa non ebbero mai tra le mani affari nè più difficili, nè più importanti di quefti, ove fi trattava la fomma delle cofe non folo della Sede Apoftolica, ma d'Italia, e di tutta la Cristianità; nè tra tanti Legati e Nunzj, che gli maneggiarono, vi fu alcuno, che per giudizio, dottrina, ed eloquenza foffe fuperiore al Caftiglione. Onde non dubito punto, che sì fatte lettere non fieno per piacere infinitamente a ciafcuno, e maffime agli Studiofi della Sto. ria anecdota, i quali mal potrebbono altronde avere fu quefto propofito notizie tanto particolari e ficure. Ognuno fa quanto poco ci pofsiamo fidare degli Storici in certi fatti gelofi, e fingolarmente rifpetto alle mire e alle fegrete intenzioni de' Prin. cipi. Gli Storici anche più finceri e meno appaffionati benchè tal volta penetraffero il vero, pure per certi riguardi non l'hanno voluto o potuto fcrivere: laddove in sì fatti regiftri fi veggono le cofe nella loro femplice e natural verità; dal che deriva pofcia a' giudiziofi lettori un' incredibile foddisfazione e diletto. Per compimento poi ho aggiunta la Rifpofta non più stampata del Conte ad uno fcandalofo Dialogo in lingua Spagnuola del Segretario Gio: Alfonfo Valdes. Coftui, per giuftificare i Miniftri dell' Imperatore, e i Soldati Spagnuoli delle iniquità commeffe nel Sacco di Roma, avea in quefto Dialogo feritte molte cofe ignominiofe del Papa, e de' Prelati della Corte; fpargendovi án

che

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