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per questa donna che vi mira, e che non vi mira se non in quanto le pesa della gloriosa donna di cui pianger solete. » (1)

E continua, spietato con sè medesimo, con un sonetto che si chiude cosi: (parla sempre agli occhi)

Voi non dovreste mai, se non per morte

La nostra donna, ch'è morta, obbliare :
Così dice il mio core, e poi sospira!

Sospira! La verità è che il poeta è uomo: l'amore per Beatrice fu di sacrificio; forse essa lo amava, certo non glielo mostrò.

Il d'Ancona vede nella Vita Nuova « indizio di sdegno e rappaciamenti ed altri casi, onde s'intesse il viver degli amanti anche nel tempo in che Beatrice dovea essere sposa a Simone dei Bardi »; lo Scartazzini, trovando giusta tale osservazione, nota che il poeta non fece mai, nelle sue opere, alcuno accenno al matrimonio di Beatrice. Ma io non trovo in quel racconto ně sdegni nè rappaciamenti. Risulta un movimento umano in Beatrice solo dal negato saluto; pure in quel disdegno, più che altro, si sente la purezza della donna: « E per questa cagione. cioè di questa soverchievole voce, che parea m'infamasse viziosamente. quella gentilissima, la quale fu distruggitrice di tutti i vizi, e regina della virtù, passando per alcuna parte, mi negò il suo dolcissimo. salutare. »

Per questa cagione; dov'è, dunque, l'amore? Beatrice, in un convito nuziale, deride con le amiche il poeta:

Con l'altre donne mia vista gabbate,
E non pensate, donna, onde si mova
Ch'io vi rassembri si figura nova.
Quando riguardo la vostra beltade.

(1) Vita Nuova.

Dunque Beatrice rideva di Dante (o mostrava di riderne). E' Dante che lo dice:

Se lo saveste, non potria pietate

Tener più contro me l'usata pruova.

Se lo saveste. Dunque, ancora, in quel tempo, Beatrice non sospettava dell'amor del poeta ; o il poeta credeva che ella non sospettasse. « Se questa donna sapesse la mia condizione, io non credo che così gabbasse la mia persona, anzi credo che molta pietà le ne verrebbe. »

E, perchè ne sappia qualche cosa, scrive il sonetto ‹ desiderando che venisse per avventura nella sua audienza. » Per avventura. Dov'è l'indizio d'amore in Beatrice? Ed il convito nuziale, ove si svolge la scena, si tenne dopo che le donne dello schermo erano state abbandonate, dopo che l'amica fanciulla di Beatrice era morta ed egli, per riflesso della donna amata, l'aveva pianta con una ballata (1) ed un sonetto.

Né dopo di quel convito cambia per Dante l'amore; sempre egli piange e sospira, sempre è incorrisposto. Non è lo stesso per la donna pietosa. Noi la vediamo impallidire, tremare, farsi alla finestra per guardare il poeta. Ebbene, quel veder come rispecchiata in un caro volto la sua tristezza, quella nota d'amore, e d'amore per lui, ch'egli scorge nel colore pallido quasi d'amore, nella grande pietà che traluce dagli occhi della bella. misericordiosa, destano in Dante il bisogno d'un amore corrisposto, d'un amore in due, d'un amore di riposo. Ed egli pensa: « pensa: « Questa è una donna gentile, bella, giovane e savia, ed apparisce forse per volontà d'amore, acciocchè la mia vita si riposi. E molte volte pensava più amorosamente, tanto che il core consentiva in lui, cioè nel mio ragionare ».

Egli pensa al matrimonio; solo nell'amor coniugale

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la vita riposa. Nondimeno, dopo tanto ideale, ciò gli sembra basso ed egli vorrebbe restar fedele alla morta. << Deh! che pensiero è questo che in cosi vile modo mi vuol consolare, e non mi lascia quasi altro pensare? » Ma poi dice: « Or che tu sei stato in tanta tribulazione d'amore, perchè non vuoi tu ritrarti da tanta amaritudine? Tu vedi che questo è uno spiramento che ne reca li desiderii d'amore dinanzi, ed è mosso da così gentil parte, com'è quella degli occhi della donna, che tanto pietosa ti s'è mostrata. »

E continua in quest'intima lotta di sensi e di pensieri, di cui volle parlarci (1) « acciocchè quella battaglia che avea seco non rimanesse saputa pur (solo) dal misero che la sentia », continuando a tormentarsi finchè la forte immaginazione, che parlava di Beatrice, e gliela mostrava, nella rossa veste (all'ora nona) come la vide da piccina, « discacciò il malvagio desiderio e tutto lo ritornò alla gentilissima Beatrice ».

Or chi sarà questa pietosa donna di che Dante pareva si preso, e che di tratto oblia? E la oblia poi per sempre? Potrà essere veramente una pura allegoria, un simbolo di scienza, questa donna, che cacciò Dante in tanta tempesta di pensieri e d'affetti?

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VIII.

Lo Scartazzini giustamente argomenta che, senza il Convivio, a nessuno sarebbe mai venuto in mente di dubitar della realtà corporea di questa donna. E ciò è fuor di controversia; e se col medesimo Scartazzini rispondemmo alla opposizione del Bartoli, non cesseremo di seguirlo in quanto dimostra, per la realtà della donna pietosa, e per la ipotesi della personalità storica di lei.

Stabilita la maniera dantesca d'intendere i lavori per quattro sensi: il letterale, l'allegorico, il morale, e l'analogico; (1) e visto ch' egli, come espone a Can Grande nella sua VI epistola, e come dice nel secondo trattato del Convivio, si ferma al letterale ed all'allegorico, (toccando talora, incidentalmente, gli altri due) potremo qui recare un brano del Bartoli, per rispondergli, sempre con lo Scartazzini. Ecco il brano:

<< Noi tutti, che ci occupiamo di Dante, andiamo faticosamente in cerca di quello ch'egli ha scritto, di ogni parola, di ogni frase, di ogni suo più fuggevole accenno, per trarne qualche lume che ne rischiari la vita, e ci sentiamo felici se ci pare di avere comecchesia accertato un punto dubbio, raddrizzata una storta opinione. Noi facciamo questo, e poi, quando troviamo una sua chiara, esplicita, solenne dichiarazione, allora gli diciamo: no, non è vero, voi, divino poeta, ci avete detto il falso ».

(1) Epistola VI° et Can Grande della Scala, e Convivio Trattato II°.

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