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cosa; oppure per dire, che s'incomincia a scrivere della cosa. BRUNETTO LATINI, Tesoro 2, I. «< Qui comincia la nuova legge ». Cioè, qui comincia il trattato della nuova legge; e questo a differenza dell'altro: « Incomincia la lamentazione di Geremia profeta »; dov'è di vero la scrittura lamentevole del profeta che incomincia. DANTE, Lett. a Can Gr., 9. Comincia la Commedia di Dante Allighieri, fiorentino per nascita, non per costumi.

Tengasi sempre distinto in mente il suddetto libro della memoria dal libretto che qui commentiamo; il quale, sebbene sia tratto da quello, non è però identico con quello. Secondo adunque il libro della memoria ciò che comincia, o è cosa sensibile o spirituale; ed inoltre o comincia, come causa efficiente, o come effetto. Se la cosa sensibile, che opera come causa efficiente, sia l'aspetto di una bellezza straordinaria di donna, vuoi fanciulla, o donzella, allora è questa bellezza medesima, in sè e come causa efficiente, che può essere nominata vita nuova. Nuova, cioè appunto straordinaria, non più veduta. RIME, ballata, Io mi son, ecc., stan. 1. Io mi son pargoletta bella e nuova. Ivi stan. 3. Le mie bellezze sono al mondo nuove. V. N. §. XXI. Quel ch'ella par quando un poco sorride - Non si può dicer nè tenere a mente, Si è nuovo miracolo gentile.

Se invece la cosa sensibile è tale che si genera nella persona di Dante, e sia effetto di detta bellezza; come sarebbe, a mo' d'esempio, un mutamento nella figura o nelle funzioni organiche di esso Dante, allora il titolo Incipit Vita nova si estende anche a questa nuova condizione fisica, la quale per essere diversa da quella di prima, può veramente chiamarsi vita nuova. V. N. S. II. In quel punto lo spirito naturale, il quale dimora in quella parte, ove si ministra lo nutrimento nostro, cominciò a piangere, e piangendo disse queste

parole: Heu miser! quia frequenter impeditus ero deinceps. Ivi §. IV. Da questa visione innanzi cominciò il mio spirito naturale ad essere impedito nella sua operazione; perocchè l'anima era tutta data nel pensare di questa gentilissima. Ond' io divenni in picciol tempo di sì frale e debole condizione, che a molti amici pesava della mia vista. Ivi, §. XIV. E non pensate, donne, onde si mova Ch'io vi rassembri sì persona nova.

Simili novità nella sostanza corporea derivano da un mutamento avvenuto nell'anima per virtù di una cosa o sensibile o spirituale; mutamento ch'è perciò ad un tempo causa ed effetto.

Se poi la cosa, che comincia, sia spirituale, questa pure, come detto è, può essere causa efficiente o effetto: può essere cioè, azione o passione. S'ella è causa efficiente; ed è dell' essenza stessa di Dio, siccome Dio è vita, così a essa pure conviene il nome di vita. E se cotal cosa divina sia mancata in antico al genere umano, com'è appunto la Grazia nata dalla pietà di Dio, potrà anche essa cosa, per rispetto al tempo antico, appellarsi salute, ovvero vita nuova. COMMEDIA, Parad. 32, 82. Ma poi che il tempo della grazia venne. Ivi, Purg. 22, 70. Secol si rinnova, Torna giustizia e primo tempo umano, — E progenie discende dal ciel nova. BIBBIA, San Paolo, A' Corin. 2, 5, 17. « Se adunque alcuno è in Cristo, egli è nuova creatura; le cose vecchie son passate; ecco tutte le cose son fatte nuove ». Ivi, San Giovanni Apost. Apoc. 21, 5. «E disse colui che sedea in sul trono: Ecco, io fo ogni cosa nuova ».

Inoltre, la cosa spirituale che si genera dalla spirituale o pure dalla sensibile, può essere un accidente nell'anima di Dante. Tale accidente può essere un pensiero, e la presenza di questo pensiero può dirsi, in sè e per sè, vita nuova. E se dal pensiero nasce l'amore,

il desiderio, la passione, e con la passione, un modo di vivere pieno di speranze e di timori, di godimenti e di affanni, anche cadauna di queste cose, e la somma di tutte, può chiamarsi vita nuova. E vita nuova può dirsi il nuovo costume, ovvero abito morale o intellettuale indotto dal pensiero, dall'amore, dal desiderio, dalla passione. E vita nuova, il bene, la beatitudine de' sensi o dell'intelletto, o la salute dell'anima. RIME, Canz. E' m' incresce, ecc. stan. 5. Lo giorno che costei nel mondo venne...... La mia persona parvola sostenne Una passion nuova. BIBBIA, San Paolo, Rom. 6. 4. « Noi siamo adunque stati con lui seppelliti per lo battesimo, a morte; acciocchè, siccome Cristo è resuscitato da morte per la gloria del Padre, noi ancora simigliantemente camminiamo in novità di vita. Si vede, che la rubrica Incipit Vita Nova » del libro della memoria, è una di quelle locuzioni di ampio e vario senso, le quali esprimono indefinitivamente molte cose, e convengono all'argomento trattato, sotto qualsiasi aspetto lo si consideri.

Ma il titolo « Vita Nuova» del libretto, che qui si commenta, è ancora più comprensivo; perchè, oltre a contenere tutti i sensi di detta rubrica, può anche significare la narrazione delle cose accadute a Dante nell'adolescenza, o nella prima parte della gioventù; sicchè Vita Nuova può voler dire autobiografia.

Nuova, non perchè si riferisca alla prima età, ma perchè il genere del componimento, ossia il modo del racconto è inusitato, e non più veduto prima. Nè solamente questo, ma anche può intendersi, sebbene per un solo rispetto, la istoria della cosa, o la biografia della donna, di cui Dante, a nove anni, innamorò; e ciò non ostante che il racconto proceda oltre la dipartita di essa da questo mondo.

Ancora, non si creda che questo libretto sia cosa F. PASQUALIGO, Pensieri sull'allegoria della Vita Nuova.

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estranea al Convito e al Poema. Che il Convito sia lume al Poema non è chi dubiti; e che lo sia pure alla Vita Nuova, si pare dal principio del Convito stesso, dov'è detto che s'intende per quest'opera maggiormente giovare quella. La loquela volgare usata nel Convito è quivi (1, 13) chiamata pane di biado, col quale si devono mangiare le vivande delle canzoni: ed è soggiunto: Questo sarà quel pane orzato, di cui si satolleranno migliaia, e a me ne resteranno le sporte piene. Questo sarà luce nuova, sole nuovo, il quale sorgerà ove l'usato tramonterà, e darà luce a coloro che sono in tenebre per lo usato sole che a loro non luce.

Qui pare che si parli a un tempo e del volgare in genere, e delle cose in ispezie dette nel Convito in volgare. Nel libretto, che commentiamo, nel Convito, nella Divina Commedia, nelle Canzoni, il volgare sorge a vita nuova le cose che in volgare vi si trattano, sono pane, vivanda, nutrimento, vita nuova. Così si può trovare che tutto è nuovo, vita nuova; il linguaggio, il pensiero, lo stile, l'amore, lo stato, il costume, la via di salute, la inspirazione divina. Persino ciò che Dante co' suoi scritti volgari intima alle genti è una vita nuova. VIRGILIO, Ecl. 4, 5. « Incomincia una grande serie di secoli affatto nuova ».

Sotto la qual rubrica trovo scritte molte cose e le parole. Così le due ediz. di Pesaro pel 1829, secondo la lezione di un codice inedito scritto sull'incominciare. del secolo XV. Le ediz. del Sermartelli, del Biscioni e del Pugliani, e così pure le altre che corrono, hanno semplicemente: sotto la qual rubrica trovo le parole. Pare doversi stare alla lezione del codice Pesarese.

È probabile che i copisti abbiano pensato, che le molte cose scritte nel libro della memoria, non potevano

essere se non parole: e che perciò abbiano inteso dover bastare: trovo scritte le parole.

Ciò a prima giunta sembra giusto, ma, ben considerando, non è. Noi diciamo cosa ogni ente reale e ideale, sia esso solamente possibile, o anche impossibile; sia sostanza o accidente, o rapporto. E cosa ogni parola, ma non ogni cosa è parola. E cosa anche ciò che, per apparirci in confuso, o per altro, non sappiamo chiamare con alcuna parola. Parola è il concetto della mente: è anche la voce che lo significa; ed eziandio la voce semplicemente immaginata per significarlo. Secondo SANT'AGOSTINO, 1. 15 de Trin. c. 10, come concetto della mente, la parola è intelligibile; come voce che lo significa, la parola è sensibile, come voce semplicemente immaginata, la parola è media, (verbum medium). Tra i segni usati dall' uomo per significare agli altri il suo concetto, la parola tiene il primo luogo. Secondo questo particolare rispetto, Dante nel De Volgari eloquio (lib. 1, c. 3.) insegna che la parola, in quanto è suono, ell'è una cosa sensuale; ed in quanto che, secondo la volontà di ciascuno, significa qualche cosa, ella è razionale.

Questa specie di parola, che si può dire esteriore, è resa principalmente sensibile all'udito; ma si rende spesso sensibile anche alla vista, e talvolta al tatto; e questa è la parola parlata, o scritta, o incisa, o altro simile. Qui si tratta di una spezie di cose e parole cioè di cose e parole scritte nel libro della memoria. Le cose scritte non possono essere se non cose significate per parole. Ora, qual differenza fra le parole scritte, e le cose scritte, se queste sono significate per quelle? Qual differenza, se il Signore di pauroso aspetto, che troveremo appresso (§. III.), nelle sue parole dicea molte cose, le quali ecc.? La differenza si trova quando si ponga mente, che il libretto della Vita Nuova, è composto di

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