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passione doveva venire a starsi con lui nello stesso luogo, non sempre, ma spesso. Il frequenter in un senso risponde al molte volte che viene poche linee appresso. Il frequenter però in altro senso dinota anche la forza ossia la folla dei pensieri amorosi che più tardi l'avrebbero turbato e impedito nella sua operazione.

Dante adunque a questo apparir di Beatrice sostenne una passion nova. Nova, in quanto prima di allora niuna cosa gli era stata cagione di cotanto turbamento. E dico turbamento per la diversità delle tre passioni, onde fu simultaneamente assalita l'anima del Poeta: spavento, meraviglia, e amore. Spavento nel cuore; meraviglia nel cervello; amore nel fegato. Spavento per l'onnipotenza, meraviglia per la somma sapienza; amore per l'infinito amore di Dio. Le quali tre passioni, spavento, meraviglia e amore insieme miste producono nello spirito umano l'atto della adorazione, e sono, come dicevasi, il portato naturale dell'intuizione del Trino nell' Uno. Ciò quanto a Beatrice mistica.

Or tutte queste cose come si adattano esse a Beatrice mortale? La bellezza sensibile può forse suscitare ad un tempo spavento, meraviglia e amore? Certo che sì, sebbene in modo diverso, secondo la diversità degli oggetti e secondo che è diverso il modo di percepire del senso da quello dell'intelletto. E che è altro la bellezza sensibile se non un'ombra della spirituale assoluta? E tra le forme sensibili qual più bella della umana, e all'occhio dell' uomo qual più affascinante della femminina? Al cospetto di grande bellezza di donna l'uomo può tremare, ammirare, e amare: tremare, per l'idea di trovarsi dinanzi a una oltrapossente divinità; ammirare, che la sapienza divina abbia potuto fare cosa sì bella; amarla per la beatitudine che se ne prova e se ne spera. PETRARCA, Canz. Chiare fresche e dolci acque: Quante volte diss' io

allor pien di spavento,

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Costei per fermo nacque in paradiso. E Part. I. Son. 126. Amor ed io sì pien di meraviglia, Come chi mai cosa incredibil vide, Miriam costei quand' ella parla o ride; - Che sol sè stessa e null' altra somiglia. V. N. §. XXVI. Diceano molti poichè passata era: Questa non è femmina, anzi è uno de' bellissimi angeli del cielo. Ed altri diceano: Questa è una meraviglia; che benedetto sia il Signore che si mirabilmente sa operare. Ma è al tutto inverosimile il tremore di un giovanetto di nov'anni, qualunque e' sia, all'aspetto di una fanciullina per quanto avvenente, e più ch'egli ne tremi fino a perdere i sensi.

Dall'ora innanzi, dico, che amore signoreggiò l'anima mia, la quale fu sì tosto a lui disposata, e cominciò a prendere sopra me tanta sicurtade e tanta signoria, per la forza che gli dava la mia immaginazione, che mi convenia fare compiutamente tutti i suoi piaceri.

La nobiltà d'animo adunque, la quale è seme di virtù e di felicità, fu dono divino fatto a Dante, mentr'egli era ancora nell'utero materno. Il primo germoglio di cotal nobiltà fu la bontà del volere; la quale bontà incominciò a mostrarsi alla gente presso a otto mesi dopo la nascita di lui; e questa bontà è Beatrice; e questo suo mostrarsi primamente ad altrui è il venire ch'ella fece al mondo. E la chiara coscienza ch' ebbe il Poeta a nov'anni della bontà propria, fu il venire di essa Beatrice nel mondo, non giù nel mondo esteriore, ma nel mondo interiore. di lui. Allora per questa chiara coscienza Dante s'invaghisce della propria bontà, che è quanto dire s'innamora di Dio, il quale è principio di ogni bontà.

Amore in lato senso, si stende a Dio e a ciascuna cosa creata. COMMEDIA, Purg. 17. 91. Nè creator nè creatura mai.... fur senza amore, O naturale o d'animo. Amore può essere sostanza vera o fittizia, o proprietà

di sostanza, o accidente in sostanza, amore considerato in Dio, è sostanza vera spirituale; perocchè Dio è amore. COMMEDIA, Inf. 1. 39. L'amor divino mosse da prima quelle cose belle. E Parad. 29. 18. S'aperse in nuovi amor l'eterno amore. E ivi, 31. 142. E drizzeremo gli occhi al primo amore.

VARCHI BENEDETTO, lez. sul Dante, Ediz. sud. pag. 164

Se Dio intende, se Dio muove, se Dio prevede e provvede, se Dio finalmente è semplicissimamente buono in tanto, che tutte l'altre cose (eccettuato lui) eziandio le intelligenze stesse, chiamate da Platone, gli Dii minori, si possono a comparazione di Dio chiamare cattive; nessuno non può nè dee dubitare, non che negare, che in Dio non solamente sia amore, il più perfetto e il più nobile che immaginare si possa, ma che egli stesso sia tutto amore; perchè l'amore di Dio è l'essenza di Dio: l'amore di Dio è la cagione dell'essere, della bontà e della perfezione di tutte le cose; di maniera che se l'amore di Dio non fosse, non sarebbe nè perfezione, nè bontà, nè cosa nessuna in luogo veruno. Di tutti gli affetti umani due soli senza più se ne ritrovano in Dio: l'amore e il gaudio; i quali in lui non sono affetti, cioè accidenti, ma sostanze; perciocchè ciò che è in Dio è Dio, e conseguentemente sostanza. E come amerebbe tutto il mondo spirituale, tutto il mondo corporale, se Dio non amasse? Ogni altra cosa può Dio, fuori solamente che non amare se stesso; essendo in lui l'amante e l'amato un medesimo; il quale amare chiamano i filosofi naturale, non perchè sia naturale, com'è in altre cose, dove non è elezione, ma perchè tutte le cose che sono in Dio, vi sono in modo così eminente ed eccellente, che non si può, non che dichiarare colle parole, immaginare colla mente a mille migliaia di milioni di miglia.

Amore poi immaginato da' pittori e da' poeti come persona umana è sostanza fittizia intelligente e corporale. Ma i poeti non contenti di fingere quale amore divinità in forma di fanciullo nudo, alato, bendato, ecc., talvolta ne parlano come di cosa, bensì per se stante, ma meno percettibile ai sensi, e di essenza più indeterminata.

PETRARCA, (Canz. Perchè la vita è breve): Occhi leggiadri dove amor fa nido. Sotto la qual figura retorica si vuol intendere che gli occhi della donna piacente hanno in sè una forza la quale desta la passione di amore nell'anima di chi li mira; tal che amore fu anche chiamato fascinazione, che si tiene massimamente essere effetto della virtù visiva.

Amore inoltre non è sostanza nè vera nè fittizia, ma proprietà di sostanza in ciascuna cosa creata, sia organica o inorganica semplice o composta sia razionale o irrazionale, corporea o incorporea o mista, e questo è anche chiamato amor naturale. CONVITO, 3. 3. E' da sapere che ciascuna cosa... ha il suo speziale amore, come le corpora semplici hanno amore naturato in sè al loro luogo proprio: e però la terra sempre discende al centro; il fuoco alla circonferenza di sopra lungo il cielo della luna; e però sempre sale a quello. Le corpora composte prima, siccome sono le miniere, hanno amore al luogo dove la loro generazione è ordinata, e in quello crescono e da quello hanno vigore e potenza. Onde vedemo la calamita sempre dalla parte della sua generazione ricevere virtù. Le piante, che sono prima animate, hanno amore a certo luogo più manifestamente, secondochè la complessione richiede; e però vedemo certe piante lungo l'acqua quasi sempre starsi, e certe sopra i gioghi delle montagne, e certe nelle piagge e a' pie' de' monti le quali se si trasmutano, o muoiono del tutto, o vivono quasi triste, siccome cose disgiunte dal loro amico. Gli animali bruti hanno più manifesto amore non solamente agli luoghi, ma l'uno l'altro vedemo amare. Gli uomini hanno loro proprio amore alle perfette e oneste cose; e perocchè l'uomo (avvegnachè una sola sostanza sia tutta sua forma) per la sua nobiltà ha in sè della natura di ognuno di queste cose, tutti questi

amori puote avere, e tutti gli ha. Chè per la natura del semplice corpo, che nel soggetto signoreggia, naturalmente ama l'andare in giù; però, quando in su muove, lo suo corpo più s'affatica. Per la seconda natura del corpo misto ama lo luogo della sua generazione, e ancora lo tempo; e però ciascuno naturalmente è di più virtuoso corpo nel luogo ov'è generato e nel tempo della sua generazione, che in altro. Onde si legge nelle storie di Ercole, e nello Ovidio maggiore, e in Lucano e in altri poeti, che combattendo col gigante che si chiamava Anteo, tutte volte che il gi gante era stanco ed egli ponea lo suo corpo sopra la terra disteso (o per sua volontà o per forza d'Ercole), forza e vigore interamente della terra in lui risurgeva nella quale e dalla quale era esso generato. Di che accorgendosi Ercole, alla fine prese lui; e stringendo quello, e levatolo sopra la terra, tanto lo tenne, senza lasciarlo alla terra ricongiungere, che 'l vinse per soperchio e l'uccise; e questa battaglia fu in Africa, secondo la testimonianza delle scritture. E per la natura terza, cioè delle piante, ha l'uomo amore a certo cibo, non in quanto è sensibile, ma in quanto è nutribile; e quel cotale cibo fa l'opera di questa natura perfettissima; e l'altro non così, ma falla imperfetta. E però vedemo certo cibo fare gli uomini formosi e membruti e ben vivacemente colorati; e certo fare lo contrario di questo. E per la natura questa degli animali, cioè sensitiva, ha l'uomo altro amore, per lo quale ama secondo la sensibile apparenza, siccome bestia: e questo amore nell'uomo massimamente ha mestiere di rettore per la sua soperchievole operazione nel diletto massimamente della vista e del tatto. E per la quinta e ultima natura, cioè vera umana, e, meglio dicendo, angelica, cioè razionale, ha l'uomo amore alla verità e alla virtù; e da questo amore

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