Sayfadaki görseller
PDF
ePub

(Convito, 1. 7.) soave, interamente comandata e con misura. SAN BERNARDO, Di cose diverse, Serm. 41. « Si deve obbedire con semplicità: (Prov. 10. 9.) Chi cammina in semplicità, cammina in sicurtà. Salomone lieto nella semplicità del suo cuore ottenne ogni cosa; e la Scrittura insegna doversi cercare Dio con semplicità d'affetto. Accade di veder molti, i quali appresso al comandamento del precettore fanno di molte quistioni: perchè, per qual cagione, per qual fine, aggiungendo un' infinità di ricerche, e venir richiedendo: perchè questo precetto? d'onde questa idea? e chi è venuto in mente questo consiglio? E di qui la mormorazione, e le parole dinotanti sdegno e maldicenza, e odoranti amarezza. Di qui le frequenti scuse, la simulazione d'impossibilità, il pretesto degli amici. Non così fece Abramo. Odi quello che dal popolo. semplice dichiara il Signore (Salmo 17. 45.): Al solo udir degli orecchi si son ridotti sotto la mia obbedienza; e ciò per mostrare che il precetto del superiore e l'obbedienza dell' inferiore avvennero nel medesimo punto. (San Paolo a' Galati, 6. 7:) Non 'ingannate; Iddio non si può beffare. Mormori contro il preposto nel segreto del cuor tuo? e Dio alza la sua mano per atterrarti. Devi adunque procedere con semplicità nei precetti d'ubbidienza, aggiungendo alla volontà la semplicità, e l'illuminazione all' intendimento. Perocchè fortezza è la via semplice del Signore, la quale è obbedienza. Onde si vestono di fortezza coloro che sono obbedienti, e camminano in semplicità ».

Nell' obbedienza vera è inclusa l'idea di fede; e per fede s'intende talvolta ciò che si dee credere. SAN PAOLO, A' Romani, 1. 5. «Abbiamo ricevuta grazia e apostolato all' obbedienza della fede fra tutte le genti ». E ivi, 16. 26. «Il comandamento dell'eterno Dio all' obbedienza della fede ». Dove per fede s' intende il corpo della

dottrina del Cristo; che si potrebbe dire fede oggettiva. Fede soggettiva invece è osservanza delle cose raccomandate, cioè obbedienza, ossia fedeltà. COMMEDIA, Parad. 11. 114. E comandò che l'amassero a fede. Cioè con fedeltà. Teologicamente poi (Parad. 24. 64.) Fede è sustanza di cose sperate - Ed argomento delle non parventi. GERSEN GIOVANNI, 2. 4. « Con due ale sollevasi l'uomo. da terra, cioè con la semplicità e con la purità. Semplicità debb'essere nell'intenzione, purità nell' affezione, la semplicità intende a Dio, la purità l'abbraccia e il gusta. » Purità è tanto quanto innocenza, e contrapponesi a disonestà. COMMEDIA, Parad. 26. 139. Nel monte che si leva più dall'onda Fui io (Adamo) con vita pura e disonesta..... L'innocenza poi è volontaria e involontaria. È involontaria nell'età che non può fare il male; è volontaria fin da quando possiamo far uso della ragione e del libero arbitrio. L'innocenza da prima è volontaria nel timore di Dio, e poscia nella pietà. Parimenti la fedeltà prima è col timore di Dio, e poi colla pietà. Onde chiaramente si scorge che la fedeltà e l'innocenza precedono la pietà, e però sono dette di più lunga etade.

La fedeltà e l'innocenza volontaria sono rampolli della nobile natura, e perocchè nobiltà e gentilezza suonano per Dante la stessa cosa, così egli le chiama donne gentili. Molti nei primi anni della vita si mostrano forniti di volontà buona; e questa buona volontà massimamente apparisce nell'esser docili, e aborrenti dal male, cioè nella fedeltà e nella innocenza; ma come avanzano nell' età perdono questa e quella, e più non vedi nei loro diportamenti alcun splendore celeste; sicchè quel colore che prima in essi era bianco, pare essersi cangiato in nero, pare cioè essersi oscurato ogni lume divino. COMMEDIA, Parad. 27. 124. Ben fiorisce F. PASQUALIGO, Pensieri sull'allegoria della Vita Nuova.

19

[ocr errors]

[ocr errors]

negli uomini il volere, - Ma la continua pioggia converte, In bozzacchioni le susine vere. - Fede e innocenzia son reperte Solo nei pargoletti, ma ciascuna Pria fugge che le guancie sien coperte. Tale balbuziendo ancor digiuna, Che poi divora, con la lingua sciolta, Qualunque cibo per qualunque luna; - E tal balbuziendo ama ed ascolta La madre sua, che con loquela intera, Desia poi di vederla sepolta. Così si fa la pelle bianca, nera, - Nel primo aspetto, della bella figlia - Di quel che apporta mane e lascia sera. Qui il Poeta distingue la fede ossia fedeltà, dalla innocenza. La trascuranza del digiuno, se non sia con disprezzo della legge, e contro la fedeltà, ma lascia sussistere l'innocenza. All' incontro, l'odio contro la madre propria fino ad augurarle la morte è misfatto orribile che uccide non solamente la fedeltà ma anche l'innocenza. Un mancamento anche lieve fa che perdiamo la fedeltà; la colpa grave è quella che ne priva dall'innocenza.... La prima che si perde è di solito la fedeltà. Noi vedremo andando innanzi Dante perdere prima la fedeltà e poi l'innocenza.

E passando per una via, volse gli occhi verso quella parte ov' io era molto pauroso. La grazia illumina la mente; e il lume della mente opera sulla fantasia, ch'è potenza organica, e per mezzo della fantasia agisce sugli appetiti sensitivi, che sono nel cuore. La fantasia è mossa o dal di fuori o dal di dentro. Dal di fuori è mossa dagli oggetti naturali percepiti dai sensi; dal di dentro è mossa o dalla memoria o da lume naturale o divino. E dalla memoria in due modi, cioè col richiamare l'immagine dell'oggetto esterno non più presente, o col riprodurre un concepimento dell' intelletto o un'idea che dire si voglia. Del lume naturale poi e del divino, ossia della grazia movente la fantasia, il Poeta tocca

dove dice (Parad. 17. 13.) O immaginativa..... Chi muove te se il senso non ti porge? Muoveti lume che nel ciel s'informa, - Per se o per voler che giù lo scorge.

La via per cui passa Beatrice spirituale è la fantasia ossia l'immaginazione. Beatrice spirituale passa per la fantasia venendo dall' intelletto, ovvero dalla memoria intellettiva, cioè dal di dentro. Beatrice naturale all'incontro passa per la fantasia venendo o dal di dentro, se veduta nel solo pensiero per virtù della memoria sensitiva; ovvero dal di fuori, se veduta realmente mediante il senso esteriore. L'immaginazione si può dire che sia quasi il commento, talvolta larghissimo, verace o no, che fa l'anima sopra quelle cose che le sono rappresentate dalla memoria o d'altronde. È un commento sovente pieno di ricordi, di sospetti, di dubbi, di certezze, di opinioni, d'indagini, di considerazioni, onde l'anima spesso si travaglia, tavolta alla fine trovando pace, e talvolta no. Il lavoro dell'immaginazione si compie sotto gli occhi della ragione, la quale quando fa che l'uomo si risolva o per questo o per quel partito, opera bene o male secondo ch'ella è libera o impedita. L'immaginazione è quella via per la quale gli oggetti esteriori e i concepimenti dell'intelletto generano in noi i diversi appetiti. Non è nuovo che il poeta rassomigli l'immaginazione ad una via. RIME, Sonetto:

Per quella via che la bellezza corre,

Quando a destare Amor va nella mente,
Passa una donna baldanzosamente,
Come colei che mi si crede torre.
Quand'ella è giunta al piè di quella torre,
Che s'apre quando l'animo acconsente
Ode una voce dir subitamente:
Levati, o bella donna, e non ti porre;

Chè quella donna che di sopra siede,

Quando di signoria chiese la verga,
Com'ella volse, Amor tosto le diede.
E quando quella accomiatar si vede,

Di quella parte dove Amore alberga,
Tutta dipinta di vergogna riede.

Questo sonetto dev'essere stato fatto quando Dante era in lotta tra l'amore di Beatrice e quello della donna gentile, e prevaleva ancora il primo. Esso in sostanza dice: Una donna (La donna gentile) passa per la mia fantasia (che è quella facoltà per cui si rende il bello amabile all'anima nostra) in modo cosi baldanzoso, che pare tenersi sicura di conquistare la mia persona; ma quando ella è giunta a piè di quella rocca, la cui porta non s'apre se non dal libero arbitrio; cioè quando per la strada della fantasia ella è pervenuta alla ragione, sentesi subitamente dire da essa ragione: Levati di quà, bella donna, e non indugiarti cioè non istare ad attendere che ti sia aperto, perocchè quell'altra donna (Beatrice) la quale ha sede nell'alto di questa rocca, cioè che sta in cima della mente, quando mostrò di voler possedere questa rocca Amore, senza riserva alcuna gliene diede tosto il comando. E allora la donna che prima era sì baldanzosa, sentendosi mandar via dal luogo dov'abita Amore, cioè Beatrice, rifà il suo cammino tutta dipinta di vergogna. Qui il Poeta parla di torre - Che s'apre quando l'animo acconsente; e altrove (Purg. 18. 62.) della virtù che consiglia, · E dell' assenso dee tener la soglia. V. N. §. XIX, Canzone, Donne ch'avete, ecc. stanz. 3. Dico: qual vuol gentil donna parere Vada con lei; chè quando va per via, - Gitta ne' cuor villani Amore un gelo, -Per che ogni lor pensiero agghiaccia e pere. Qui la via per cui sen va Beatrice non è certo una via materiale; ma di ciò sarà discorso al luogo suo.

« ÖncekiDevam »