Sayfadaki görseller
PDF
ePub

il movimento della stellata spera, da occidente in oriente, in cento anni uno grado. E conciossiachè s'immagini il cielo stellato essere diviso in trecentosessanta gradi, chiaro è che la sua intera rivoluzione da occidente in oriente si compie in trentasei migliaia di anni. Con dire adunque che nel tempo di Beatrice esso cielo si mosse verso la parte d'oriente delle dodici parti l'una d'un grado, viensi a far sapere ch'ella aveva allora otto anni e quattro mesi a capello; tanto essendo appunto la dodicesima parte di cento anni.

Si che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi alla fine del mio nono.

anno.

L'avverbio si che ora serve a compiere il pensiero, e ora a trarne una logica conseguenza. Quando serve a compiere il pensiero, ha valore di tanto che, dimodochè: quando serve a trarne una logica conseguenza ha valore di per la qual cosa. COMMEDIA, Inf. 2. 94. Donna è gentil nel ciel che si compiange -- Di questo impedimento ov' io ti mando, -Si che duro giudizio lassù frange. Dove il sì che è completivo e vale tanto che. V. N. §. XLIII. Vidi cose che mi fecero proporre di non dir più di questa Benedetta infino a tanto ch' io non potessi più degnamente trattare di lei. E di venire a ciò io studio quanto posso, sì com'ella sa veracemente. Sicchè, se piacere sarà di Colui per cui tutte le cose vivono, che la mia vita per alquanti anni perseveri, spero di dire di lei quello, ecc. COMMEDIA, Parad. 4. 112. Però quando Piccarda quello spreme, -Della voglia assoluta intende, ed io Dell' altra, si che ver diciamo insieme. In questi due luoghi il sì che è semplicemente deduttivo, ed ha senso di per la qual cosa. Il sì che è eziandio talvolta usato a indicare il fine; e allora sta per affinchè, acciocchè; come in quel posto della COMMEDIA, Inf. 1. 129: Poeta io

[ocr errors]

ti richieggio.... Che tu mi meni là, dov' or dicesti, Si ch'io vegga la porta di S. Pietro.

È chiaro che il sì che del testo non tende a compiere, nè a modificare in qual si sia forma l'antecedente proposizione; ma a dedurre dalla medesima una logica conseguenza e però sta pur in luogo di per la qual cosa. La proposizione precedente al sì che è lasciata intatta, onde resta fermo che Beatrice quando prima apparve al Poeta aveva otto anni e quattro mesi precisi. La conseguenza logica o illazione che dir si voglia serve molte volte a spiegare o a mettere in maggiore evidenza la cosa, come nella COMMEDIA, Inf. 4. 85-102, là, dove Dante dice fu accolto nella compagnia dei cinque poeti maggiori; soggiungendo: Sì ch'io fui sesto fra cotanto senno. Ma la illazione del testo: sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi alla fine del mio nono anno, se per una parte rischiara la premessa, per l'altra la offusca. La rischiara in quanto fa sapere che la dodicesima parte di un grado del cielo stellato corrisponde ad alquanto più di otto anni; la offusca in quanto la parola quasi dal principio pone il vago in luogo del concreto. Onde qui abbiamo questa strana cosa, che l'illazione per una parte invece di dar luce alla premessa, ha bisogno di essere illuminata da quella.

Se non che a bella posta il Poeta non vuole spiegare affatto la premessa.

S'egli avesse detto: « sì che ella, quando m'apparve, aveva otto anni e quattro mesi giusti, ed io era quasi alla fine del mio nono anno » ogni cosa sarebbe stata sì svelata e chiarita; ma niente sarebbe potuto darsi di più goffo o noioso di cotale illazione. Perocchè, per tacer d'altro sarebbesi potuto dimandare al Poeta: Qual bisogno di erigere un ostacolo, che tu stesso poscia distruggi?

Qual bisogno di oscurità là dove tu vuoi fare tosto la luce? Se tu onori il lettore, stimandolo, atto a comprendere la premessa, perchè subito dopo gli fai il torto di credere. ch'egli non possa capirla, e gliela appiani? E se la premessa è per sè incomprensibile, o troppo astrusa, e perchè la proponesti? Supposto che l'illazione avesse spiegato in tutto la premessa, nient'altro di più sarebbe apparso nell'autore che una puerile ostentazione di scienza astronomica, ed una visibile vanità.

Dante vuole esercitare il nobile ingegno del lettore e non favorirne la pigrizia, l'inerzia; e però non dichiara la cosa se non in parte, e di tal maniera che costringa il lettore a pensare e a così usare le forze sue, come se ogni dichiarazione mancasse. Un'aperta spiegazione sarebbe stata contraria alla massima del Poeta, che è appunto di svegliare e acuire la mente di chi legge. CONVITO, 3. 5. Siccome omai per quello che detto è puote vedere chi ha nobile ingegno, al quale è bello un poco di fatica lasciare.

Con la illazione: sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi alla fine del mio nono anno, il Poeta non intende di manifestare il senso della premessa: egl' intende massimamente di notare e mostrare che in conseguenza delle cose predette così nell' età sua propria come nell'età di Beatrice, avea luogo il numero del nove; numero divino, e tanto diletto alla mirabile fanciulla. V. N. §. VI. Presi i nomi di sessanta le più belle della cittade, ove la mia donna fu posta dall'altissimo Sire, e composi una epistola sotto forma di Serventese, la quale io non scriverò. E non n'avrei fatto menzione, se non per dire quello che, componendola, meravigliosamente addivenne, cioè che in alcuno altro numero non sofferse il nome della mia donna stare, se non in sul nove, tra' nomi di queste donne.

Beatrice, avendo otto anni e quattro mesi può dirsi che fosse quasi ancora in sul principio del suo anno nono, mentre Dante era quasi alla fine del suo nono anno. Beatrice era in sull'ascendere il divino numero del nove, e Dante era vicino ad uscirne. Il che forse allegoricamente vuol dire che Beatrice in divinità era assai più forte e più potente di Dante. V. N. §. II. Ecce Deus fortior me, qui veniens dominabitur mihi. Inoltre, con la detta illazione, il Poeta ha cura di distinguere l'apparimento di Beatrice dalla percezione ch'ei n'ebbe: apparve a me ed io la vidi. Il pregio della qual distinzione abbiamo già toccato, e vedremo meglio altrove.

Procediamo ad altro. Vuolsi sapere perchè l'età di Beatrice sia certa, e quella di Dante incerta. E di questo possono essere tre cagioni udite. La prima è onorare la donna sua: la seconda, non parlare di sè più che necessario sia: la terza mostrarsi amico della verità.

Onorare la donna sua. Il nobile amatore tien conto delle cose della donna amata più delle sue proprie. Egli nota accuratamente il luogo, l'anno, il mese, il giorno e l'ora che per la prima volta la vide. Ricorda ogni minima circostanza del tempo e del dove s'ebbe da lei il primo sorriso, il primo saluto, la prima parola d'amore. Sa dire com'ella era ornata nella persona e come vestita, e di qual colore, ecc. E s'ella è morta egli rammenta tutti gli accidenti del transito, il punto giusto del tempo, ecc. Madonna Laura apparisce primamente al PETRARCA il di sei aprile 1327 al principiare del giorno nella Chiesa di S. Chiara in Avignone, ed egli medesimo scrive sul suo Virgilio, il quale oggi si può vedere nell' Ambrosiana (V. Vita di F. Petrarca premessa alle Rime, Ediz. Venez. 1809, pag. XIV.), Laura propriis virtutibus illustris et meis longum celebrata carminibus, primum oculis meis apparuit sub primum adoloscentiæ meæ tempus, anno

domini 1322, die 6 aprilis in Ecclesia S. Clara Avenioni hora matutina, ecc. Quel giorno era il venerdì santo; ed egli canta. (P. 1. sonet. 3) « Era il giorno che al sol si scoloraro Per la pietà del suo fattore i rai». E altrove (ivi, sonet. 10): « Pur mi darà tanta baldanza Amore - Ch'io vi discovrirò de' miei martiri — Quai sono stati gli anni, i giorni e l'ore ». E novera gli anni ch'è durata la sua fiamma. P. 2. sonet. 85 Tennemi Amor anni ventuno ardendo ». E segna con cura minuziosa l'ora della morte di Laura (P. 2. sonet. 63): Sai che 'n mille trecento quarantotto Nel di sesto d'aprile, in l'ora prima, - Del corpo uscio, quell'anima beata ». I santi passati registrano spesso con diligenza, il tempo. che discese in loro il divino spirito. BIBBIA, Aggeo, 1. 1. Nell'anno secondo del re Dario, nel sesto mese, nel primo giorno del mese, la parola del Signore fu indirizzata per lo profeta Aggeo, a Zorobabel, figliuolo di Sealtiel, governatore di Giuda, ecc. ». Ivi 2. 1. « Nel settimo mese, nel ventesimoprimo giorno del mese, la parola del Signore fu rivelata per lo profeta Aggeo, dicendo, ecc. ». Ivi, Zaccaria 1. 1. « Nell'ottavo mese, nell'anno secondo di Dario, la parola del Signore fu rivelata al profeta Zaccaria, ecc. ». Questo notare amorosamente il tempo della profezia ha una significazione morale, la quale è che dobbiamo avere in gran conto la parola di Dio, e le inspirazioni e ammonimenti suoi così interni come. esterni, co' quali egli ne conforta e stimola al bene operare, sicchè non ci cada dalla memoria l'anno il mese e il giorno di questi divini aiuti.

Beatrice muore nel 9 giugno 1290 di venticinque anni perfetti, nella prima ora del giorno. Ella adunque nacque nel 9 giugno 1265 nella prima ora del giorno. Nel punto del suo primo apparimento al Poeta ella aveva otto anni e quattro mesi giusti; sicchè questo

« ÖncekiDevam »