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no li primogeniti fuccedere folamente, ficcome più propinqui e perchè più propinqui, più amati Ancora la bontà fece me a lei amico. E quie da fapere, che ogni bontà propia in alcuna cofa, è amabile an હૈ quella ficcome nella mafchiezza effere bene barbu to; e nella femminezza effere bene pulita di barba in tutta la faccia; ficcome nel bracco bene odorare:e ficcome nel veltro bene correre; e quanto ella è più propia, tanto ancora è più amabile. Onde, avvo gnachè ciafcuna virtù fia amabile nell' uomo; quella è più amabile in effo, ch'è più umana; e questa è la giuftizia, la qual'è folamante nella parte razionale, ovvero intellettuale, cioè nella volontà. Questa è tanto amabile, che, ficcome dice il Filofafo nel quinto dell' Etica, li fuoi nimici l'amano, ficcome fono ladroni, e rubatori; e però vedemo, che'l fuo contrario, cioè la ingiuftizia, maffimamente è odiata; ficcome tradimento, ingratitudine, e falfità, furto, rapina, inganno, e loro fimili; li quali fono tanto inumani peccati, che a fcufare fe della infamia di quelli, fi concede da lunga ufanza, che uomo parli dife, ficcome detto è di fopra: e poffa dire, fe effere fedele, e leale. Di quefta virtù innanzi dicerò più pienamente nel quattordecimo trattato ; e quì lafciando, torno al propofito. Provato è adunque la bontà della cofa più propia, è da vedere quella, che più in effa è amata, e commendata: e quella è effa; e noi vedemo, che in ciascuna cofa di fermone, lo bene manifeftare del concetto è più amato, e commendato; dunque è quefta la prima fua bontà. E concioffiacofachè quefta fia nel noftro volgare, ficcome manifeftato è di fopra in altro capitolo; manife

stoè,

fto è, ched ello è della cagione stata dell'amore, ch' io porto ad effo; poichè, ficcome detto è, la bontà è cagione d'amore generativa.

Detto, come nella propia loquela fono quelle due cofe, per le quali io fono fatto amico a lei, cioè, proffimitade a me, e bontà propia; dirò, come per benificio, e concordia di ftudio, e per benivolenza di lunga confuetudine, l'amiftà è confermata, e fatta grande. Dico prima, ch'io per me, ho da lei ricevuto dono di grandiffimi benificj; e però è da fapere, che intra a tutti i benificj, è maggiore quello, che è più prezioso, a chi più riceve: e nulla cofa è tanto preziofa, quanto quella, per la quale tutte l'altre fi vogliono e tutte l'altre cofe fi vogliono per la perfezione di colui, che vuole. Onde, concioffiacofachè due perfezioni abbia l'uomo, una prima, e una fe. conda: la prima lo fa effere: la feconda lo fa effere buono; fe la propia loquela m'è ftata cagione dell' una, e dell'altra, grandiffimo benificio ho da lei ricevuto. E ch'ella fia ftata a me d'effere, fe per me non fteffe, brievemente fi può moftrare. Non è, fecondo a una cofa effere, più cagioni efficienti, avvėgnachè una fia maffima dell' altre; onde il fuoco, e 'I martello, fono cagioni efficienti del coltello; avvegnachè, maffimamente è il fabbro. Quefto mio volgare fue congiugnitore delli miei generanti, che con effo parlavano; ficcome il fuoco è difponitore del ferro al fabbro, che fa il coltello; perchè manifefto è, lui effere concorfo alla mia generazione; e così effere alcuna cagione del mio effere. Ancora quefto mio volgare, fu introducitore di me nella via di fcienza ch'è ultima perfezione; in quanto con effo io entrai

nel

nello Latino,e con effo mi fue moftrato, il quale Lati no poi mi fu via a più innanzi andare; e così è palese, e per me conofciuto, effo effere ftato a me grandiffimo benefattore. Anch'è ftato meco d'uno medefimo ftudio; e ciò poffo così moftrare. Ciafcuna cofa ftudia naturalmente alla fua confervazione; onde, fe il volgare per fe ftudiare poteffe, ftudierebbe a quella: e quella farebbe, acconciare fe a più ftabilità: e più ftabilità, non potrebbe avere, che legar fe con numero, e con rime. E quefto medefimo ftudio è ftato mio, ficcome tanto è palefe, che non domanda teftimonianza; perchè uno medefimo ftudio è stato il fuo, e'l mio; perchè di quefta concordia, l'amiftà è confermata, e accrefciuta. Anche ci è ftata la benivolenza della confuetudine; che dal principio della mia vita ho avuta con effo benivolenza, e converfazione, e ufato quello, diliberando, interpetrando, e quiftionando; perchè fe l'amiftà s'accrefce la confuetudine, ficcome fenfibilmente appare; manifefto è, che effa è in me maffimamente crefciuta,che fono con effo volgare tutto mio tempo ufato. E così fi vede, effere a quefta amiftà concorfe tutte le cagioni generative, e accrefcitive dell'amiftà; perchè fi conchiude, che non folamente amore, ma perfettiffimo amore fia quello, ch'io in lui debbo avere, ed hoe. Così rivolgendo gli occhi addietro, e raccogliendo le ragioni prenotate, puotefi vedere, quefto pane, col quale fi deono mangiare le infrafcritte Canzoni, effere fufficientemente purgato dalle macole, e dall'effere di biado; perchè tempo è d'intendere a miniftrare le vivande. Quefto farà quello pane orzato, del quale fi fatolleranno migliaja, e a me ne foverchieranno

le

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I

le fporte piene. Quefta farà luce nuova, fole nuovo, il quale furgerà, ove l'ufato tramonterà: e darà luce a coloro, che fono in tenebre, e in ofcurità, per lo ufato fole, che a loro non luce

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Voi, che'ntendendo, il terzo Ciel movete,
Udite il ragionar, ch'è nel mio core,
Ch' io no'l fo dire altrui, si mi par novo:
El Ciel, che fegue lo vostro valore,
Gentili creature, che vo' fete,

Mi tragge nello Stato, ov' io mi trovo ;
Onde 'l parlar della vita, ch'io provo
Par, che fi drizzi degnamente a voi; s&
Però vi priego, che lo m' intendiatě.
I vi dirò del cor la novitate
Come l'anima trifta piange in lui:
E come un fpirto contra lei favella,
Che vien pe raggi della voftra ftella.

1 Questo farà luce nuova, fole nuovo, ec. In quefto luogo il noftro Autore moftra di prevedere la gloria e la reputazione, alla quale era per montare il noftro linguaggio, che allora appunto comincia va a pulirfi e a dirozzarfi, effendo di poco tempo venuto alla luce Pier Francefco Giambullari, nel fine del fua Lezione fopra 'I fito del Purgatorio, efortando gli Accademici Fiorentini alla frequenza della loro virtuofa Accademia, comecchè da

Suol

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quella ne fiano per ricevere grandiffimi lumi e chiariffimi fplendori della ricchiffima ed onoratiffima lingua loro; notò questo paffo, e l'accompagnò colle feguenti parole: La quale (lingua) fecondochè il noftro Dante, anzi pure l'onore ed il pregio di questa patria, predice nel fuo Convivio, farà luce nuova, fole nuovo, lo quale furgerà, dove l'altro tramonterà: e darà luce a coloro, che fono in tenebre ed in ofcurità,per lo ufato fole, che a loro non luce.

Suol' effer vita dello cor dolente,
Un foave penfier, che fe ne gía
Molte fiate a piè { del nostro Sire ¿
Ove ana donna gloriar vedia,
Di cui parlava me sè dolcemente,
Che l'anima dicea: men vo gire.
Or apparifce, chi lo fa fuggire:
E fignoreggia me di tal vertute,
Che 'l cor ne trema, 3 che di fori appare.
Questi mi face una donna guardare:
E dice: chi veder vuol la falute
Faccia, che gli occhi d'efta donna miri,
Sed e' non teme angofcia di fofpiri.
Trova contraro tal, che lo diftrugge,
L'umil penfero, che parlar mi fole,
D'un Angiola, che 'n cielo è coronata.
L' anima piange, sì ancor le'n dole,
E dice: o lafla me! come fi fugge
Questo pietofo, che m'ha consolata:
Degli occhi miei, dice, questa affannatd,
Qualora fu, che tal donna gli vide?
E perchè non credeano a me di lei?
I' dicea: ben negli occhi di costei
De' ftar colui, che gli miei pari uccide ;
E non mi valfe, ch' io 4 ne foffe accorta,
5 Che non miraffer tal, ch' io ne fon morta.

I del noftro. al. del voftro. 2 parlava me. al. parlava ame; ma può stare ancora fenza articolo, per aver così praticato fpeffe volte, non. tanto gli antichi Poeti, che i Profatori. Gradi di S. Gi

D

Ти

rolamo MSS. Faite ali omi
ni lo bene, che voi vorrefte
che elli face lleno voi. Altri
MSS. anno parlava in me.
3 che di fari.al.sì che fuori.
4 ne foffe. al. ne foffi.
5 Che non. al, che no'l.

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