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un bianco velo:e pareami,che la fua faccia aveffe tanto afpetto d'umiltà, che parea che diceffe: io fono a vedere il principio della pace. In questa immaginazione mi giunfe tanta umiltà, per veder lei, che io chiamava la Morte, e dicea: Dolciffima Morte, vieni a me, e non m'effere villana; perocchè tu dei effer gentile, in tal parte fe' ftata: or vieni a me, che molto ti defidero, e tu il vedi, che io porto già il tuo colore. E quand' io avea veduti compiere tutti i dolorofi 'meftieri, che alle corpora de' morti s'usano di fare, e' mi parea tornare nella mia camera: e quivi mi parea guardare verfo 'l Cielo: e sì forte era la mia immaginazione, che piangendo cominciai a dire con vera voce: O anima bella, come è beato colui, che ti vede! E dicend' io queste parole con dolorofo fingulto di pianto, e chiamando la morte, che veniffe a me; una donna giovane, e gentile, la `quale era lungo'l mio letto, credendo, che'l mio piangere, e le mie parole foffero folamente per lo dolore della mia infermità, con gran paura cominciò a piangere; onde altre donne, che per la camera erano, s'accorfero di me, che io piangeva per lo pianto, che vedeano fare a quefta; onde faccendo lei partire da me, la quale era meco di propinquiffi ma fanguinità congiunta, elle fi traffero verfo me, per ifvegliarmi, credendo, che io fognaffi, e diceanmi: non dormir più, e non ti fconfortare. E parlandomi così, allora cefsò la forte fantafia, entro quel punto, che io volea dire: o Beatrice, benedetta fii tu; e già detto avea; o Beatrice; e rifcotendomi aperfi gli occhi, e vidi, che io era inganna

to:

I i doborofi mestieri. *meftieri, cioè minifter), cioè uf fici de' morti.

to: e contuttochè io chiamaffi quefto nome, la mia voce era sì rotta dal fingulto del piangere, che quefte donne non mi poterono intendere, fecondochè io credo. Ed avvegnach' io mi fvegliaffi, e mi vergognaffi molto; tuttavia per alcuno ammonimento d' Amore mi rivolfi a loro. E quando mi videro, cominciarono a dire: quefti par morto; ea dir fra loro: proccuriamo di confortarlo; onde molte parole mi diceano da confortarmi: e talora mi domandavano, di che io aveffi avuto paura. Onde io effendo alquanto riconfortato, conofciuto il malvagio immaginare, rifpuofi loro: io vi dirò quello, che io ho avuto. Allora cominciai dal principio infino alla fine: e diffi loro quello, che veduto avea, tacendo il nome di quefta gentiliffima. Onde poi fanato di quefta infermità, propuofi di dir parole di questo, che m'era avvenuto, perchè mi parea, foffe amorofa cofa a udire; e però ne diffi quefta Canzone:

Donna pietofa, e di novella etate,
Adorna affai di gentilezze umane,
Era là ov' io chiamava pelo morte:
Veggendo gli occhi miei pien di pietate,
Ed afcoltando le parole vane

Si moffe con paura a pianger forte:
E l'altre donne, che fi furo accorte
Di me, per quella, che meco piangia,
Fecer lei partir via,

Ed appreffarfi per farmi fentire.
Qual dicea: non dormire;

E qual dicea: perchè si ti fconforte?
Allor lafciai la nuova fantafia,

Chiamando il nome della donna mia.

Era

to •

Era la voce mia sì dolorofa,

I

E rotta sì dall' angofcia del pianto,
Ch'io folo intefi il nome nel mio core:
E con tutta la vifta vergognofa,
Ch'era nel vifo mio giunta cotanto,
Mi fece verfo lor volgere Amore.
Egli era tale, a veder mio colore,
Che facea ragionar di morte altrui :
Deb confortian costui

(Pregava l'una l'altra umilemente)
E dicevan fovente:

Che vedeftù, che tu non hai valore?
E quando un poco confortato fui,
Io diffi: Donne, dicerollo a vui.
Mentre io penfava la mia frail vita;

E vedea 'l fuo durar, come è leggero;
Pianfemi Amor nel cor, dove dimora.
Perchè l'anima mia fu si smarrita ;
Che fofpirando dicea nel penfiero :
Ben converrà, che la mia donna mora.
Io prefi tanto fmarrimento allora ;
Ch'io chiufi gli occhi vilmente gravati;
E furon si fmagati

Gli Spiriti miei, che ciafcun give errando :
E pofcia immaginando,

Di conofcenza, e di verità fora,
Vifi di donne m' apparver crucciati,
Che mi dicien: 2 se' morto: pur morrati.

I dall' angofcia del pianal. dall' angofcia e dal pianto. Angofcia, dal Lat. anguftia: poftea, pofcia.

*

2 Se' morto: pur morra

Po

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Po' vidi cofe dubitofe molto

Nel vano immaginare, ov'io entrai: `
Ed effer mi parea, non fo in qual loco:
E veder donne andar per via difciolte,
Qual lacrimando, e qual traendo guai;
Che di triftizia faettavan foco.
Poi mi parve vedere appoco, appoco
Turbar lo Sole, ed apparir la Stella,
E pianger' egli, ed ella:

Cader gli augelli, volando per l'a're;

E la terra tremare:

E uom m'apparve fcolorito, e fioco,
Dicendomi: che fai? non fai novella?
Morta è la donna tua, ch'era sì bella.
Levava gli occhi miei bagnati in pianti:
E vedea, che parean pioggia di manna,
Gli Angeli, che tornavan fufo in Cielo:
Ed una nuvoletta avean davanti,
Dopo la qual gridavan tutti: Ofanna;
Es' altro aveller detto a voi dirielo
Allor diceva Amor: più non ti celo:
Vieni a veder noftra donna, che giace.
L'immaginar fallace

Mi conduffe a veder mia donna morta.
E quando l'avea scorta,

Vedea, che donne la covrian d'un velo;
Ed avea feco una umiltà verace,

Che parea, che diceffe: io fono in pace. Io diveniva nel dolor sì umile,

Veggendo in lei tanta umiltà formata,
Ch'io dicea: Morte affai dolce ti tegno:
Tu dei omai effer cofa gentile,

Poichè tu fe' nella mia donna ftata:
Tom. II.

D

E doi

E dei aver pietate, e non disdegno.
Vedi, che si defiderofo vegno

D'effer de' tuoi; ch'io ti fomiglio in fede:
Vieni, che'l cor ti chiede.

Poi mi partia confumato ogni duolo:
E quando io era folo,

Dicea, guardando verfo l'alto regno:
Beato, anima bella, chi ti vede.

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Voi mi chiamafte allor, voftra merzede.

Quefta Canzone ha due parti. Nella prima dico, parlando a indefinita perfona, com' io fui levato in una vana fantasia da certe donne: e come promifi loro di dirla. Nella feconda dico, com' io diffi loro. La feconda comincia: Mentr' io penfava. La feconda parte fi divide in due. Nella prima dico quello, che certe donne, e che una fola differo, e fecero per la mia fantafia, quanto è, dinanzi che io foffi Nella feconda dico quello, che quefte donne mi differo, poichè io lafciai quefto farneticare; e comincia quefta parte. Era la voce mia. Pofcia, quando dico: Mentr' io penfava; dico, com' io diffi loro quefta mia immaginazione; ed intorno a ciò fo due parti. Nella prima dico per ordine quefta immaginazione. Nella feconda dicendo, a che ora mi chiamarono, le ringrazio chiufamente; e comincia quivi: Voi mi chiamafte.

tornato in verace con

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Appreffo quefta vana immaginazione, avviene un dì, che fedend' io penfofo in alcuna parte, ed io mifenti' cominciare un tremito nel cuore, così come fe io foffi ftato prefente a quefta donna. Allora dico, che mi giunfe una immaginazione d'Amore,

1 avviene, al, avvenne.

che

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