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CAPITOLO PRIMO

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Della le

Delle opere minori di Dante. Poesie liriche e sacre. Convito. Vita Nuova. Epistole. Volgare Eloquenza. Opere spuric. Del sistema tenuto in questa edizione per rapporto alle Rime. Confronti sui Codici. Ortografia. Note. Argomenti. Varianti. gittimità delle Rime medesime. Raccolte tutte quelle che trovansi a stampa col nome di Dante. Escluse le altre che col nome di lui si trovano inedite nei vari Codici.-Della eccellenza di Dante come poeta lirico. Bellissimi i suvi primi poetici componimenti. Autorità riportate. Della illegittimità di molte poesie attribuite a Dante. Il Dionisi, il Perticari, il Witte conobbero in parte gli errori commessi dai vari editori delle Rime Dantesche.

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Le opere di Dante Alighieri formarono per ně potrà più taluno dir col Dionisi (1) rimcinque non interrotti secoli lo studio predi- brottando Firenze: « Fu vinta, è vero, la letto dei più colti fra gl' italiani e di non rabbia fiorentina dall' eccellenza dell' Opera pochi fra gli stranieri. La fama a cui già salì (la Divina Commedia) con gli onori da Fioquel grande scrittore non punto eclissò nel renza renduti, quantunque a vero dir troppo secol nostro, ma parve anzi aumentarsi; ed tardi, al Poeta dopo la morte. Ben sarebbe il nome immortale di lui fu in tal guisa ven- ancora in tempo quella nobile ed erudita citdicato del cattivo gusto o piuttosto dell' in- tà di ricoverarlo entro il suo chiuso, se non vidia dei Sherlok, dei Bettinelli e dei Lahar- nel corpo che giace in Ravenna, se nou nelpe. Quindi, nessuna produzione di un così l'anima che si spera in cielo, nelle poesie rarɔ ingegno, qual si fu il Divino Poeta, riu- voglio dire e nelle prose di lui, nelle quali scir potendo indifferente a chi tiene in pre- egli vive ancora quasi sbandeggiato è tagio le Lettere Italiane, gli Editori di questa pino qui sulla terra, col farne una comCOLLEZIONE DELLE OPERE MINORI DI DAN-pleta edizione. . . . . Ma se i Signori FiorenTE ALIGHIERI si danno a credere di poter incontrare il pubblico aggradimento, dando opera, con ogni cura per loro possibile, a si lodevole impresa.

Un grandissimo numero di stampe della Divina Commedia, eseguite in questo istesso formato, videro già la luce. Ora dunque col supplimento della presente edizione, da chi possiede il poema potrà formarsi una Raccolta completa delle Opere dell' Alighieri;

(1) Serie di Aneddoti, Num. II, in 4. Verona 1788, pag. 88.

(2) I libri a stampa che abbiam tenuti sotf'occhio per questa nostra edizione delle Poesie liriche di Dante, son particolarmente quel. li che seguono:

Sonetti e Canzoni di diversi antichi autori toscani, in dieci libri raccolte, in 8 pic., Firenze Giunti 1527.

Opere di Dante Alighieri, volumi 3 in 8.

tini nè la facciano essi, nè prestino alcuno aiuto agli altri per farla, potrà egli dirsi mai in alcun vero significato, che Fiorenza abbia ella ristorato il suo Dante dalla calamità dell'esilio? »>

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La presente edizione delle Opere minori sarà divisa in tre parti; la prima conterrà le Poesie liriche o amorose, cioè tutti i Sonetti, Canzoni, Ballate e Sestine, che furono finora stampate col nome di Dante (2); le Ri

Venezia Pasquali 1741.

Le Rime di Dante, in 4. Rovella 1823. Amori e Rime di Dante Alighieri, in 18. Mantova Caranenti 1823.

Opere di Dante Alighieri, volumi 5 in 8. Firenze Ciardetti 1831.

Il Convito di Dante Alighieri in 8. Padova tipografia della Minerva 1829.

La Vita Nuora di Dante Alighieri, in 8. Pesaro Nobili 1829.

me Sacre, ovvero la traduzione dei Salmi Penitenziali del Credo ec. colle illustrazioni dell' Ab. Saverio Quadrio (1); e le Egloghe latine dirette a Giovanni del Virgilio, colle responsive di questo, le note di anonimo contemporaneo e le illustrazioni di Monsignor Dionisi (2). E siccome gli Editori si propongono di corredar d' una versione italiana tutto ciò che l'Autore scrisse latinamente, così alle Egloghe medesime è stata unita lá traduzione in versi sciolti del Sig. Francesco Personi.

La seconda parte conterrà il Convito, libro pieno di vasta e profonda erudizione, e che racchiude i tesori della Filosofia Platonica, dai Sapienti d'allora professata, dettato con un linguaggio purissimo e con una elocuzione che molto si accosta alla grave ed elevata maniera de' latini Scrittori. Questo libro, che è già stato detto essere uno dei più nobili scritti che vanti l'Italiana Letteratura, fu per le cure del Marchese Gian Giacomo Trivulzio e di altri dotti Lombardi recentemente ripurgato da tanti errori, che per colpa dei secoli, dei copisti e dei saccenti lo deturpavano. Alle illustrazioni ed al lavoro del Trivulzio, in fatto di critica letteraria reputato eccellente, ci uniformeremo in questa nostra ristampa: e siccome non vogliamo privare il pubblico di quanto d' interessante fu fatto da altri, posteriormente a quel benemerito Letterato Milanese, intorno ad opera di tanto grido, così correderemo la presente edizione delle note del Sig. Fortunato Cavazzoni Pederzini (3), che ben ci parvero meritevoli di stare unite a quelle del Trivulzio, e sì le une che le altre daremo nella loro integrità.

Le Epistole di Dante, monumenti preziosi della storia di un tant'uomo e del suo secolo, ed il Trattato de Vulgari Eloquio colla traduzione italiana a fronte, sarà compresa nella terza ed ultima parte, unitamente alla Vita nuova. Quest'operetta, ch'è una storia dei giovanili amori di Dante, da lui dettata a guisa di comento sopra alcune sue poesie, dispiega gli arcani sensi in esse contenuti, palesa il fino e delicato sentimento dell' amante di Beatrice, e fa conoscere in gran parte l'anima sì calda d'affetti di quei che

canto:

Amore e cor gentil sono una cosa. Coll'altro de Vulgari eloquio ebbe per iscopo di rifiutare tutti i dialetti d'Italia e di sta

(1) È questa l'edizione che abbiam seguito: I sette Salmi penitenziali trasportati alla volgar poesia da Dante Alighieri, ed altre Sue Rime spirituali, illustrate con annotazioni dall' Ab. Francesco Saverio Quadrio, in 8. Bologna Gottardi 1753.

bilire le regole di un linguaggio comune italiano, da lui chiamato illustre, aulico, cortigiano ecc.

Un gran numero di opere furono attribuite a Dante, molte delle quali già riconosciute incontrastabilmente spurie, non avran luogo in questa Raccolta. Un novero esatto delle legittime si trova in Giovanni Villani al Lib. IX, Cap. CXXXVI delle sue Istorie, il quale fa su di ciò non picciola autorità, per esser egli vissuto in tempi molto vicini a quelli del nostro poeta, e conseguentemente per essere stato in grado di darcene un Catalogo più esatto e veritiero di quello datoci dai moderni bibliografi. Ecco il passo accennato, che verrà anche in seguito al nostro bisogno: — « Dante fu grande letterato quasi in ogni scienza, tutto fosse laico: fu sommo potea e filosofo e rettorico perfetto tanto in dittare e versificare, come in aringare e parlare nobilissimo dicitore; in rima sommo col più pulito e bello stile che mai fosse in nostra lingua infino al suo tempo e più innanzi. Fece in sua giovanezza il libro della Vita nuova d'amore; e poi quando fu in esilio fece da venti canzoni morali e d'amore molto eccellenti; e intra l'altre fece tre nobili pistole; l'una mandò al reggimento di Firenze dogliendosi del suo esilio senza colpa; l'altra mandò allo imperadore Arrigo quand' era all'assedio di Brescia, riprendendolo della sua stanza, quasi profetizzando; la terza a' Cardinali italiani quand' era la vacazione dopo la morte di Papa Clemente, acciocchè s' accordassono a eleggere papa italiano, tutte in latino con alto dittato e con eccellenti sentenzie e autoritadi, le quali furono molto commendate da' savi intenditori. E fece la Commedia, ove in pulita rima e con grandi e sottili questioni morali naturali e astrologiche, filosofiche e teologiche, con belle e nuove figure, comparazioni e poetrie compose e tratto in cento capitoli ovvero canti, dell' essere e stato dell' inferno, purgatorio e paradiso, così altamente come dire se ne possa, siccome per lo detto suo trattato si può vedere e intendere, chi è di sottile intelletto... E cominciò uno Commento sopra quattordici delle sopradette sue Canzoni morali volgarmente, il quale per la sopravvenuta morte non perfetto si trova se non sopra sole tre; la quale per quello che si vede, alta, bella, sottile e grandissima opera riuscia, perocchè ornata appare d'alto dittato e di belle ragioni filosofiche e astrologiche. Al

(2) Serie di Aneddoti di Monsignor Dionisi, volumi 7 in 4. Verona 1788.

(3) Il Convito di Dante Alighieri con note e illustrazioni del signor Fortunato Carazzoni Pederzini, in 8 Modena 1829.

tresì fece un libretto che l'intitola de vulgari eloquentia, ove promette fare quattro libri, ma non se ne trova se non due, forse per l'affrettato suo fine, ove con forte e adorno latino e belle ragioni riprova tutti i volgari d'Italia. » —

in noi l'idea d'entrare in queste ricerche intorno alla legittimità delle Rime dell' Alighieri. Ma siccome nacque nel tempo che andava già progredendo la ristampa delle rime medesime, non potemmo dare ad esse quell'ordine più regolare che ameremmo dar loro in una seconda edizione, e che verrebbe ad ottenersi, dividendole in tre parti: collo

stesso nella Vita Nuova e nel Convito, quelle ch' ei cita come sue nella Volgare Eloquenza, e tutte le altre che con molta probabilità posson tenersi per legittime; nella seconda le dubbie, nella terza le spurie. Noi egualmente sul bel principio non pensavamo portarle ad un numero maggiore di quelle pubblicate nell' edizion fiorentina del 1831, ch'è la più completa; ma in progresso poi opinammo non poter essere se non di una qualche utilità l'unire tutte le altre che fossero per avventura state tralasciate dagli antecedenti editori, e che potessero rinvenirsi pubblicate col nome di Dante in antiche o rare collezioni di Rime. Anzi così facendo, avemmo in mira non solo di dare un mag

Tornando alle Rime, furon queste da noi confrontate esattamente su vari Codici delle pubbliche Biblioteche Fiorentine; e le varian-cando nella prima le Rime riportate da Dante ti che resultarono da tali confronti, omesse quelle che giudicammo di lieve o niuna importanza, sono state notate in piè di pagina. Se ci è sembrato poi che alcuna di queste migliorasse, o in qualche parte rettificasse la lezione, l'abbiamo introdotta nel testo, riportandone però la rifiutata. Fu pure da noi consultato un Codice di casa Martelli; ed è appunto col mezzo di questo che possiamo dar compita la Canzone Doglia mi reca nello core ardire, la quale fin ad ora era stata stampata senza la chiusa. Poche e brevissime note filologiche sonosi credute non del tutto inutili per l' intelligenza di alcuni vocaboli o antiquati o d'ambiguo significato. Gli argomenti delle Canzoni sono stati tolti in parte dall' edizione della Vita Nuova pel Ser-gior numero di componimenti, ma più parmatelli 1576; gli altri, perchè quivi mancanti, furon suppliti da noi. Nell' ortografia ci siam conformati, per quanto è stato possibile, all'uso moderno, si perchè non abbiamo avuto in mira di far servire questa nostra ristampa alla storia archeologica della lingua italiana; sì perchè, quand' anche l'avessimo preteso, mancanti come siamo di Codici autografi o del tempo, non avremmo fatto che dare l'ortografia dei varii Codici certamente non sincroni, donde quei poetici componimenti furono estratti, o delle varie antiche e moderne edizioni dove furono la prima volta impressi.

ticolarmente di porli sott' occhio del lettore, affinchè egli potesse formar giudizio su di essi, e su ciò che noi ne pensiamo, e di portar la falce nel loglio e gli sterpi, che infestano questa bella messe; onde chi dopo di noi s'accingesse a voler dare altre più copiose Raccolte delle Rime di Dante, non dovesse supporre che questi componimenti fossero a noi fuggiti di vista.

In diverso modo però giudicammo doverci contenere per le Rime inedite, che nei molti Codici, da noi veduti, abbiam trovato col nome di Dante; vale a dire lasciarle nell'oscurità in cui giacciono; ed eccone le ragioni.

Il chiarissimo sig. Giuseppe Molini, bi- Primieramente poco fondamento dell' aubliotecario di S. A. I. e R. il Granduca di tenticità d'un Sonetto o d'una Canzone d'anToscana, avendo con la stessa diligenza da tico rimatore Italiano v'è da fare sulla semlui usata nella Vita del Cellini, eseguito un plice autorità d' un Codice, poichè la magconfronto delle Rime di Dante sopra un Co- gior parte di questi non presenta delle racdice della Biblioteca Palatina, ha fatto a noi colte bene ordinate e fatte con critica, ma gentilmente un dono del suo lavoro; cosic-piuttosto degli zibaldoni o delle riunioni di chè questa nostra ristampa sarà pure corredata di una scelta delle migliori varianti che resultarono dal confronto medesimo.

poesie, molti anni dopo la morte de' loro autori trascritte, e spesso per mani diverse e in tempi varii. L' amanuense di tali Rime era per lo più quegli che ne indicava l'au

Quello però che di maggiore importanza, e forse di un qualche interesse per le Let-tore; e ciò faceva secondo la propria opiniotere, giudichiamo contenersi nella prima ne, quando non vi fosse stata una tradizione parte, si è il risultato delle indagini, de- certa e costante, o quando essendovi, non gli esami critici e delle scoperte che abbia- voless' egli seguirla. Infatti come può in dimo fatte intorno alla legittimità delle Rime versa maniera spiegarsi il trovare tanti di quei pubblicate finora col nome di Dante; lo che brevi componimenti poetici attribuiti a più formerà particolarmente l'oggetto del pre-autori? La famosa Canzone Donna mi prega sente Discorso. per ch'io voglia dire non potea a quei tempi Dall' osservare che alcune Canzoni, pub-ignorarsi che era di Guido Cavalcanti : era blicate col nome del nostro poeta, si trova- ovunque diffusa e letta; era stata tosto covano stampate fra le Poesie di Cino, nacque mentata e illustrata; l'autore avea per essa

servavano MSS. in Roma nella Vaticana nella Ghigiana a' Codici 1124 e 589 foglie 125, in Pesaro in un codice di diversi esistenti presso Annibale degli Abati Olivieri, e in Firenze nella Strozziana e nella Lauren

riscosso il plauso universale. Eppure agli amanuensi dei Codici Magliabechiano num. 1100, Cl. VII, e Riccardiano num. 1093, piacque toglierla al Cavalcanti e darla all' Alighieri. Noi potremmo citare molti e molti di questi esempi per confermare la nostra as-ziana al Cod. XLII del Banco LI, e in alcuni serzione; ma il lettore, speriamo, resterà pienamente persuaso dopo che avrà percorso quanto siamo per dire in proposito delle Rime pubblicate col nome di Dante.

Secondariamente poi giudicammo non dover tali Rime aver luogo fra queste, perchè lo stile non le palesava punto per lavoro dell'Alighieri, ed a prima vista erane riconoscibile la falsità, nella guisa stessa che se una pittura di Buffal macco portasse il nome di Giotto. Se alcun poco di somiglianza può in qualche parte avere un Sonetto di Cino, una Canzone del Cavalcanti con la maniera Dantesca, non potrà giammai averla per certo nè un componimento di Butto Messo, nè un Sonetto del Burchiello. Ed in simili abbagli appunto non sarebbero per avventura caduti, in fra gli altri, i Fiacchi ed i Rigoli, uomini altronde non di sapere sprovvisti, se non fossero stati tanto entusiasti dei loro sistemi e delle loro opinioni, ed avessero ponderate con fredda critica le cose che imprendevano a fare.

Una terza osservazione dobbiamo aggiungere, ed è questa, che l'identità de' nomi può anch' essa facilmente trarre in inganno. Un Dante, contemporaneo del nostro, scrisse in poesia volgare: è questi il Maianese, le deboli rime del quale furon pur troppo confuse talvolta con quelle del Fiorentino. Un altro Dante, pronipote del celebre, fiori in Verona nel secolo XV, e fu buon poeta latino e volgare, come ne fanno fede Lilio Gregorio Giraldi, dicendo che latina et vernacula lingua non sine laude versus scripsit, e Piero Valeriano che in suo endecasillabo lo chiama poetam optimum. Due altri Alighieri ancora, cioè Pietro ed Iacopo figliuoli del nostro poeta, attesero anch' eglino alla volgar poesia. Di Pietro si leggono alcune poesie ed una Canzone, dice il Mazzuchelli (1), nel Cod. XLVI Plut. XL della Laurenziana, e si citano nel Vocabolario della Crusca. Altre sue rime, esistenti in un Codice di poesie di diversi, appartenente a G. B. Boccolini in Foligno, son ricordate dal Crescimbeni (2); ed alcune si hanno MSS. al Banco XI, nun. IX. in un Codice cartaceo in f.o, e al num. XXIV in un Codice cartaceo in 4.o della Libreria Riccardiana. Le Rime di Iacopo, sappiamo pur dallo stesso Mazzucchelli (3), che si con

(1) Scrittori d'Italia, Vol. I, parte I, pag. 495, in f. Brescia 1753.

(2) Storia della volgar poesia, Vol. V, p. 12. (3) Scrittori d'Italia, Vol. I, parte I. p. 492.

testi a penna del Bali Gregorio Redi, e si citano nel Vocabolario della Crusca. Un suo Sonetto si ha riportato dal Crescimbeni (4).

La indicazione dunque o di Dante o di Alighieri, sì per gli arbitrii dei copisti, che per le simiglianze dei nomi, non può essere unicamente il fondamento della originalità di quelle Rime, come han creduto finora, generalmente parlando, i varii editori di esse; ma deve esserlo il componimento stesso, preso in esame. Ciascuno dei sommi poeti, come dei sommi artisti, ha il suo stile e la sua maniera particolare, per la quale può esser ben ravvisato; e Dante specialmente, grande al par d' Omero nel magistero poetico, si distingue per l'elevatezza dei concetti, per la forza dell' espressione, e per la novità delle idee.

Ma si opporrà forse da taluno che qua.. doque bonus dormitat Homerus; non esser, cioè, tutt'oro quel ch'è di Dante, e poter bene aver egli scritto nell' incominciar del suo poetico studio dei deboli componimenti. oi però, senza impugnar questo affatto, faremo osservare, che in tutto intiero un Sonetto in tutta intiera una Canzone, la qual sia dí Dante, è impossibile non trovare alcun tratto che palesi il gran poeta,

Che sovra gli altri com' aquila vola, come non s'incontrano quattro consecutivi ternarii del suo divino poema, nei quali uon risplenda qualche bellezza. Nella Vita Nuova abbiamo i primi saggi del suo poetico ingegno, e nella Vita Nuova appunto si trova il bellissimo Sonetto

Tanto gentile e tanto onesta pare, che il Salvini reputava il migliore di quanti se ne avesse il Parnaso Italiano.

L'altro Sonetto, pur della vita nuova,

Cavalcando l'altr' ier per un cammino, racchiude quella gentilissima immagine intorno ad Amore, che dal Muratori (5) è chiamata assai viva e vaga; e che sebbene espressa cou umili parole, tuttavia è maravigliosamente aiutata da una graziosa semplicità.

Le sue Canzoni poi ed i Sonetti in morte di Beatrice hanno, anche secondo il giudizio del Ginguéné (6), un tuono di malinconia e

(4) Storia della volgar poesia, v. III. p. 1830. (5) Perf. poesia, T. I. pag. 202. (6) Histoire letteraire d'Italie, I. Parlic. Chapitre VII.

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