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NOTE AL TRATTATO IV.

HOKE

(1) Il Biscioni, contra l'autorità di alcuni | alla spiegazione dell'Autore medesimo. (Cap. codici da esso veduti, legge: Con rime a- 20.) Salvo che dove il Dionisi legge : Messpre e sottile. Che però Dante non abbia, sa cioè felicità messa da Dio ecc., noi senza alcuna necessità, offesa la ragione gra- leggiamo col cod. Barb. e col Vat. 4778: maticale, ce ne fa sicuri egli stesso dicendo | Messo, cioè seme messo da Dio nell' anima nel Trattato, Cap. 2.: e prometto trattare ecc. Il Biscioni : di questa materia con rima sottile e aspra. E. M.

(2) Cioè: vi fu un Imperadore. PERTI

CARI.

(3) antica ricchezza. PERTICARI. (4) La vulgata lezione è: Di dietro da costor; ma devesi leggere costui, non tanto per l'autorità de' codici Barb., Vat. Urb., Marc. secondo, Gadd. 134 e 135 secondo, quanto per quella di Dante medesimo che così scrive nel Trattato, Cap. 3.: dicendo che dietro da costui vanno tutti coloro ecc. | E. M.

(5) I codici Vat. Urb. e Gadd. 134: gentile. E. M.

(6) Qui tutti i codici (tranne il solo Triv. 7) e tutte le stampe, offendendo l'ordine del metro, in forza del quale il v. 16 di ciascuna strofa è di undici sillabe, e il 17 è settenario, leggono:

» Onde convien che l' una

» Venga dall'altra, o d'un terzo ciascuna. (E. M. (7) Il cod. Vat. Urb. ed il Gadd. 135 primo: È gentilezza dovunque (il Gadd. qui citato dovunche) è virtute. E. M.

(8) Correggiamo secondo quanto dice lo stesso Dante nel susseguente Trattato,Cap.20, e come portano rettamente i codici Triv. 1, 5. Il più de' testi mss. e stampati: ¿' son colei. E. M.

(9) Malamente il Biscioni ritiene nel suo testo la lezione Que' con tal grazia, rigettando nella nota la variante da noi adottata; della cui bontà abbiamo per mallevadori tutti i migliori codici, e, quello ch'è più, Dante medesimo, Cap. 20 di questo Trattato. E. M.

... sicchè d' alquanti,

>> Che 'l seme di felicità s'accosta,
» Messa da Dio nell'anima ben posta. E.M.

(12) In questa Canzone il Tasso contrassegnò con linea in margine i versi 17-24, e vi notò di contro: Bello. Interlineò poi in essi le parole imperò e reggimenti. Corresse il v. 41, che nell' ediz. del Sessa (come anche in quella del Biscioni) leggesi: Chi difinisce: uomo è legno animato, in Chi difinisce l'uom legno animato. Nel v. 49 notò la parola divizie. Contrassegnò in margine i v. 52-3, 84-87. Nel v.103 interlineò le parole la Stella, e nel v. 104 il modo avverbiale e converso, a cui fece la seguente postilla: Ab antico, Ab experto, Ab eterno, E converso. Interlineò ancora nel v. 122 le parole al corpo si sposa, e nel v. 124 il vocabolo vergognosa. E. M.

CAPITOLO 1.

(1) Così i codici Barb., Vat. Urb., Marc., Gadd. 134 e 135 secondo. Il Biscioni: è che giugne. E. M.

(2) Il Tasso ha contrassegnato queste luogo in margine da nell' amistà fino a in greco proverbio. E. M.

(3) Cioè: si fa uno di più uomini. E. M. (4) Torna, cioè, si volge, si converte. P. (5) Cioè, nella sposizione allegorica, che è quella nella quale veramente intende lo Scrittore. P.

(6) Nulla è in forza d'addiettivo, e vale nessuna. P.

(7) Delle in forza di dalle. P.

(8) Tutti i testi portano con orrenda lezione: la malizia delle cose, la qual cagione (10) Nota fuor di tutti rei per fuor di o- è di Dio. La correzione ci venne chiaramengni reità. Così nel Poema, Inf. 4. 40: te indicata da quello che Dante premette: Per tai difetti, e non per altro rio, Semo nulla cosa è da odiare, se non per sopravperduti, ecc.; e Purg. 7. 7: I' son Virgi-venimento di malizia. V. il SAGGIO, pag. lio; e per null' altro rio Lo Ciel perdei, ecc.

E. M.

(11) Accettiamo la correzione del Dionisi Anedd. V. p. 154), la quale è appoggiata

132. E. M.

(9) Cioè, nella mia donna. P.

(10) il quale è in quarto caso; e dopo esso pronome supplisci essendo. P.

(11) I codici e le stampe hanno con tur bata lezione; non solamente è dannoso. E. M.

si del Purg. (C. 25. v. 59 ):

» La vertù ch'è dal cuor del generante, » Dove natura a tutte membra intende. Lasciamo quindi correre il testo secondo la volgata lezione; benchè il non aver Dante altrove fatto parola di questo suo errore, ne toglie la speranza di uscire quando che sia del dubbio. E. M.

(12) Da loro che in esso stanno. P. (13) Dalle parole Questo è l'errore fino a chi mira quello che di ciò può seguitare sottilmente, il luogo è contrassegnato in margine dal Tasso. Egli ha poi interlineata la sentenza: « perchè li buoni erano in villano » dispelto tenuti, e li villani (così l' ediz. Io spiego, intesa secondo quel atto d'in» del Sessa) e malvagi onorati. » E si osservi tellezione in Dio che dà l'essere alle cose; come ogni lettore sia naturalmente colpito sicchè il testo viene a dire: se la materia da certe espressioni nelle quali s'incontra, e prima fu o no da Dio creata. Così il Giambulche potendosi riferire a qualche particolare lari afferma che il sapere, lo intendere di sua circostanza, gli rimbombano sull' anima Dio non dipende dalle cose, ma l'intenderprofondamente. Qui al grande ed infelice Tor-le e il saperle egli le fa tutte quante ( Lez. quato parve forse di ravvisare sè medesimo nella Corte di Ferrara posposto a quel Pigna ch' ei dipinse nella Gerusalemme sotto le sembianze di Alete, a qualchedun altro di simil fatta, ed immediatamente la penna gli corse a notare quelle parole uscite del cuore di Dante non meno sdegnoso e bollente del suo. E. M.

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degl' Influss.). E chi volesse vedere profondamente trattata l'identità della scienza e della potenza in Dio, vada al P. Suarez (Disputat. metaph. xxx. sect. XVII. n. XXXVII. et seq.) P.

(19) Tutti i testi leggono mi sostenne quasi ecc. Ma l'intero contesto del discorso, massime il dirsi poco dopo entrai, dimostra che la comune lezione è errata. I cod. Vat. Urb. legge dal frequentare. E. M.

(20) Distinguere qui vuolsi intendere per mettere in chiaro, far vedere. Ma forse è da leggere per distruggere, ovvero, con più conformità a' letterali elementi del testo, per

(16) Tutti i testi leggono: E perchè con-istinguere. E. M.

ciofossecosachè ecc. Leviamo il perchè, il (21) Pare che o qui vada letto andava, quale ne pare un soprappiù introdotto da o poche parole dopo dirizzassero in luogo qualche copista, che forse era il margi- di dirizzasse, onde questi due verbi, che nale richiamo del luogo della Canzone a cui si riferiscono allo stesso nome, si corrisponla spiegazione si riferisce. (V. st. 1. v. 5). dano. E. M. E. M.

(17) Supplisci in fieri e disdegnosi. Vedi l'ultimo capo del trattato antecedente. P.

(22) diritta, pr. ed. e codici Gadd. 134, 135 secondo. E. M.

(23) s' intese, pr. ed. e codici Gadd. 134,

In quanto a me crederei bene, senza altro, fare avvisato il lettore di tener conto di questo esempio dell' Allighieri, dove il nɔ(18) Nel SAGGIO ( pag. 87) abbiamo e-me collettivo gente regge insieme un verbo sposta la nostra opinione che Dante abbia plurale ed uno singolare. P. scritto: se la prima materia degli elementi era Dio intesa, toccando la dottrina dei filosofi della setta eleatica, e degli altri che sostennero l'eternità della materia ed il pan-135 primo, e 135 secondo. E. M. teismo. Perocchè ne pareva che il cercare se Dio intenda la materia prima degli elementi, fosse tal dubbio da non poter cadere nella mente dell' Allighieri. Ora però ci nasce il sospetto, che facendo egli giocare in diversi significati il verbo Intendere, (V. in questo medesimo Trattato Cap. 5. verso la metà, e Cap. 25. in fine, ecc.) qui lo adoperi in senso di creare e voglia dinotare una falsa opinione da lui avuta un tempo, che la prima materia degli elementi fosse increata. Di guisa che intesa significherebbe prodotta, o quasi diffusa, estesa, distribuita. Intendere per Diffondere, Estendere, Distribuire, e simili, adopra l'Autore, se mal non ci apponiamo, in que' verDANTE. Opere Minori.

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(24) Le stampe ed i codici Marciani, Gaddiani, Barberino ecc. portano questo passo così alterato: ma conviensi per via tostana questa medicina, acciocchè fosse tostana la sanità; della quale corrotta, a così laida morte si correa. Onde nel SAGGIO, pagina 133, erasi da noi emendato: ma conveniasi per via tostana questa medicina, acciocchè fosse tostana la sanitade: la quale ecc. Ma finalmente essendone venuta sott'occhio la lez. del cod. Vat. 4778: ma cominciasi per tostana via questa medicina, acciocchè tostana sia la santà, la quale così corrotta a cost laida morte ecc., l'adottiamo di buon grado, rifiutati solamente quel santà e quel primo così. E. M.

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(25) la quale essendo. P.

vasi in esso il passo qui citato, ch'è dello (26) a sentenzia. Forse, e senza forse, Ecclesiaste, c. 3. v. 7. Vedi la citaz. in la sentenzia. E. M. fine. E. M.

CAPITOLO II.

(1) prima teggiamo col cod. 135 primo Gadd. Gli altri testi mss. e stampati hanno propia. E. M.

(2) Il Tasso interlineò la parola aiutorio, e la trascrisse ancora sul margine. E. M. (3) Le quali, quarto caso. P.

(15) Tutti i testi: E perchè io sentendo ecc.; e la costruzione rimane turbata da quelPE, che certissimamente venne per errore di qualche copista sostituito al legittimo It. E. M.

(16) Il Biscioni: e qui rappresenta, quasi come ecc. Noi seguiamo la lezione migliore che ci viene somministrata dalle pr. ediz., dai codici Marc., dal Vat. Urb., e dai Gadd. 134 e 135 secondo. E. M.

(4) come qui vale che, Lat. quod; e però (17) Fastidii, o Controversie. P. essa voce vorrebbe essere appoggiata all'ul- (18) Diporrò.... lo mio stile ... soatima voce della clausola antecedente, senza ve. Tutte queste parole ed alcune altre padivisione tra loro, tanto che si avesse il ver-role della Canzone, citate per entro al tebo vedere unito, come si deve, a questa dizione che tiene luogo del suo accusativo. P. (5) della verità, malamente tutti i testi

E. M.

sto che le comenta, andrebbero contraddistinte in corsivo, come appunto si vede fatto e prima e dopo in questa stessa edizione nei casi simili. Vi sarebbero altri luoghi, pei (6) Qui, o vale quivi, come si vede in quali potrebbe giovare questa osservazione; qualche altro esempio presso il Cinonio; o ma ben si vede che trattasi di semplice everamente Dante scrisse ivi o quivi, indican-quivoco del compositore, ed è forse soverdo il decimo capitolo del precedente tratta-chia diligenza far questo cenno. SCOLARI. to. P.

(7) trapassare con piè secco, le pr. ediz., i codici Marc., il Vat. Urb., ed i Gadd. 134 e 135 secondo. L'ediz. del Bisc.: da trattare con secco piè. Nell'annotazione però è registrata come migliore la variante trapassare. E. M.

(19) Il cod. Barb. e il Vat. Urb.: uomo è gentile veracemente. E. M.

(20) I Tasso interlineò le parole: qui si prende quasi potenzia di natura, ovvero bontà. E. M.

(21) Da questa parola strettamente fino a conviene esser leno, il passo è contrassegna(8) La vulgata lezione è: secondo ciò. Trato dal Tasso in margine; e sono interlineate lasciamo, coi codici Triv. e Gadd. 134, quel le susseguenti parole: e dice sottile ecc... e secondo, da cui difficilmente può trarsi un disputando procedono. E. M. senso lodevole. E. M.

(9) È cagione, in quanto che, se non era la verità conosciuta di questo assioma, non si sarebbe mosso a dire di queste nuove cose. P.

te,

(22) Che qui debba leggersi Strettamene non Stretta, come legge con parola mozza il Biscioni, lo dimostrano le parole antecedenti: cioè largamente e strettamente. Onde siccome l'Autore comincia la se(10) Luogo interlineato dal Tasso da que-conda clausola della dichiarazione: quando ste parole: E così la nostra mente fino a tempo è da parlare, tempo è da tacere E.M. (11) Ma se le mie parole esser den seme ecc. (V. Inf. C. 33. v. 7. ) Perticari.

largamente s'intende ecc.; così è forza che qui si faccia strada alla prima, ripigliando la parola che n'è il tema: Strettamente si intende ecc. I codici Gadd. 135 primo e 135 (11) Cioè, si devono con molta discrezio- secondo hanno: Stretto s'intende; e Stretto ne fermare in petto, e così lasciare uscire. non viene in forza di aggettivo, ma di avverSegue poi la ragione di questo canone; ed bio per Strettamente. Avevamo nulladimeno è che le troppe parole e malamente gettate preferita alla lezione dei codici quella più sipotrebbero non essere ben ricevute, e tutte cura della Critica, prima ancora che il coandare come in erba vana: e le troppo scar-dice Vat. 4778 venisse a convalidare la nose, potrebbero essere cagione di sterilità di stra correzione. E. M. opere buone negli ascoltanti; mentre, come si legge ne' preziosi Ammaestramenti degli Antichi distinz. XI. rubr. 11. « Lo buono dicitore ha in sua balia de umane volontadi.» P. (13) Pare che innanzi a perchè abbiavi laguna di un sè. Di ciò ne fa dubitare il membro seguente, che comincia: sì perchè dalla loro parte ecc. E. M.

(14) Tutti i testi hanno nell' Ecclesiastico; ma ne l'Ecclesiastico è di Salomone, nè tro

(23) Così rettamente la prima edizione.che numeri legge la volgata. E. M.

(24) Chi volesse una assai bella dottrina intorno la natura del numero e dell'armonia vegga nell' Ercolano del Varchi. Vol. 2. a facc. 272, e segg. Milano 1804. P.

(25) in tanto, in quanto, leggiamo col cod. Vat. Urb. La volgata lezione è: intanto quanto ecc. E. M.

(6) Laddove, P.

(27) fugate, il cod. Barb. Tuite le stam- primo. Le stampe tutte: circa vicine.E. M. pe: fuggite. E. M. (6) Stando alla analogia, pare che si do(28) quella congiunta, hanno tutte le stam-vrebbe leggere: per le vicinanze delle cape malamente. I cod. Gadd. 134 ed il Vat. se; e per le case dell'uomo. O almeno poi: Urb. s'accostano alla vera lezione, portando: delle case e dell' uomo. P. quella convinta. — quelli convinti ci siamo avvenuti a leggere nel Vat. 4778, dopo ave-periale maestà e autorità essere altissima re fermata questa correzione colla sola Critica. E. M.

(29) E bisogna ben credere e dire ch'e gli sia signore, mentre ece. P.

(30) Donna, cioè Signora. P.

(31) Io scriverei: e la bellezza di quello, tanto che questo pronome si riferisca al con templare, come penso che domandi necessariamente l'ordito delle idee. P.

CAPITOLO III.

(1) vera hanno correttamente il cod. 134 Gadd., il Vat. Urb. e la pr. ediz. Il Biscioni: secondo la prima. E. M.

(2) A ben comprendere la sentenza. P. (3) Soave i nostri antichi per Svevia, e così anche nel Poema Dante medesimo. E.M. (4) Dalla parola rispose fino a e tennes alla prima, cioè all'antica ricchezza, il passo è interlineato dal Tasso. E. M.

(7) Queste parole: E perchè fino a la im

nell' umana compagnia, sono contrassegnate dal Tasso in margine. Egli vi appose la postilla: Imperio per natura. E. M.

(8) Leggiamo Il perchè, come vuole il contesto. VACCOLINI.

Lo scambio poi sarà dovuto qui pure a quella qual siasi imperfezione di scrittura nell' originale, che come bene avvisarono i Sigg. E. M., gli diede luogo un'altra volta a mezzo il capo secondo di questo medesimo trattato. Vedi nella edizione di loro la nota (4) face. 214. P.

(9) Forse lo desiderato porto. E. M. (10) Qui religione pare presa in significato di società fumiglia. V. Dionisi, Anedd. v. pag. 154. O più veramente questa parola vi sta col suo senso radicale dal lat. religare, vale a dire in forza di vincolo, nodo, e simili. E. M.

(11) Adottiamo la correzione del Dion!si (1. c. ). Tutti i testi hanno ordinare, le(5) E qui si ponga questo dire sotto l'al-zione nella quale la costruzione ed il senso tro dell'Inf. (C. 7. v. 43.) chiaro l'abbaia, sono turbati. E. M. sul quale si fanno tante vanissime ciarle pe volere comentar Dante senza studiar Dante. PERTICARI.

Altrettante e più ciarle si sono fatte sul verso del Parad. (C. 6, v. 74): Bruto con Cassio nello 'nferno latra. Ma si pongano tutti questi luoghi di Dante uno a confronto dell'altro, e si avrà il particolar valore di ciascheduno. Qui latrare significa gridare, ma senza molta ponderazione di quello che si va gridando. E. M.

(6) La prima di Federigo, e la seconda di Colui di più lieve sapere. P.

(7) Così il codice 134 Gadd., il Vat. Urb e pr. ediz. Gli altri testi mancano delle parole il Filosofo. V. il Cap. 8 di questo medesimo Trattato, e le citaz. in fine. E. M.

(8) Intendi: Aiutatrice della parte per cui fa, e possente in sè e nel detto ufficio d'aiu tare. P.

CAPITOLO 1V.

(1) l'adiutorio, pr. ed. E. M.

(2) un uomo, pr. ed. ed il più de' mss Il Biscioni: siccome uomo, E. M.

(3) Queste parole: Ancora la città richiede ecc.... e però fu fallo il regno, sono Interlineate dal Tasso, ed havvi in margine Ja postilla: Regno per natura composto di più città. E. M.

(4) Commercio. P.

(12) Al presente non si direbbe già l'umana compagnia, ma la società, così piacendo all'uso, signore delle lingue. P.

(13) Cioè, la quale autorità del romano Principe è ora l'obbietto particolare del discorso. Io poi non vedo come sieno bene collocati i due punti dopo la parola somma, dove non è per anche compiuto il primo de' due membri de' quali si compone il periodo portante la cavillazione contro l'autorità dell' Imperatore. Forse che egli stavano meglio dopo la parola dimostrare, donde comincia il secondo membro a dare la ragione della cavillazione. P.

(14) Assemblea. P.

(15) Cioè, altrimenti l'elezione sarebbe stata non per tutti i popoli eguale d'utilità. P. (16) Perciocchè prima che fosse eletto da Dio l'imperatore, non era chi avesse a core il bene di tutti; e però ciascun popolo avrebbe procacciato il suo vantaggio. P.

(17) Bello elogio de Romani. PERTICARI. (18) Le cose che si dicono sino al fine del capo, con tutto intero il capo seguente, in esaltazione de' Romani, sono si maravigliose d'eloquenza in ogni parte, che mi paiono adeguare l'altissima condizione del subbietto. P.

(19) Taluno vorrà che abbia a dirsi in signoreggiando, come detto è in sostenendo, e in acquistando, nè mancherà di buone

(5) circonvicine, cosi il cod. Gadd. 135 ragioni. VACCOLINI.

(20) Qui l' A. muta il nome di gente in quello di popolo; non però si muta il reggente del discorso. Intendi dunque: E quello popolo latino essere stato massimamente santo, cioè, giusto al massimo segno; nel quale popolo ecc. P.

(21) Qui segue in tutti i testi: cioè Roma. Ma che questo sia glossema, si scorge dalle parole che immediatamente succedono: Iddio quello elesse; ove Dante avrebbe detto Iddio quella elesse, se l'ultimo vocabolo fosse stato Roma. E. M.

(22) Anche queste parole, cioè alli Romani, sentono di glossema. E. M.

dal Tasso in margine, e vi ha la postilla: Daville et Enea contemporanei.-Il Biscioni e gli altri testi leggono è quella invece di fu quella, come porta assai meglio il cod. Gadd. 134. E. M.

(6) Il cod. Vat. Urb.: e fiore della sua radice ecc. E. M.

(7) Cioè, in uno stesso tempo. P. (8) manifesto leggono tutti i testi; ma in questa lezione o vi ha sconcordanza, o mancano parole, ed il senso rimane sospeso. Ogni vizio è tolto colla nostra semplicissima emendazione. E. M.

(9) chè la nave, il cod. Barb. Negli altri testi manca il chè. E. M.

(10) Il cod. Barb. ed il Gadd. 135 secondo leggono: a guisa d'uomo pascete. Le stampe con errore: a guisa d'uomo voi pascete. Correggiamo vi pascete che ci sembra la ve

(23) Luogo contrassegnato in margine dal Tasso da queste parole: nè termine di cose fino a principio del romano Imperio. E. M (24) cagione, così i codici Marc., il Vat. Urb., il Barb., i Gaddiani 134 e 135 secondo. Il Biscioni, con altri testi, mala-ra lezione. E. M. mente ragione. V. il SAGGIO, pag. 134. E. M.

(25) Qui tutti i testi hanno: ma ragione ancora divina ecc. Leggiamo cagione invece di ragione, perchè così richiede il contesto. E. M.

Secondo il mio giudizio, chi guarda questo luogo da sè solo, troverà forse che si possa volere cagione piuttosto che ragione; ma chi guarda tutto il discorso insieme amerå meglio la lezione volgata, siccome quella che porta assai naturalmente la conclusione della risposta all' obbiezione ne' termini appunto dell' obbiezione istessa, la quale dice: per forza non per ragione. P.

CAPITOLO V.

(11) Così le pr. ediz. ed il cod. Gadd. 134, con lezione più bella e più coerente al pensiero dell'Autore, che quella del Biscioni: ciò ch'è Iddio che tanta prudenza ha ordinata. E. M.

(12) O spirito virtuosissimo dell'Allighieri, se così alte grida mettevi al tempo tuo, come ti vorresti governare al presente contro i tanti e tanti più, che in detti e in fatti seguono una svergognatissima irreligione! P.

(13) Tutti i testi hanno con errore Trattato. vedi il SAGGIO, pag. 134. E. M.

(14) Dante qui prese abbaglio: che li re Tarquinii non furono tre, ma due; e fra l'uno e l'altro regnò Servio Tullio. E. M.

(15) Che, cioè, i quali sette Regi. P. (16) Con questo luogo del Convito si riduca a più nobil lezione quel verso del Paradiso (C. 6. v. 73): Di quel che fe col ba

(1) Cioè: è capace di discernerlo. Se pure il testo non deve stare così: che la no-iulo seguente, leggendo baïlo seguente. V. stra ragione il discerne. E. M.

il SAGGIO, pag. 135. E. M.

(17) I mss. e le stampe leggono: del precedente trattato tempo; espressione di cui è mostrato l'assurdità nel SAGGIO, pag. 135. E. M.

(2) Periodo nobilissimo. PERTICARI. (3) Tutti i testi mss. e stampati, tranne il cod. Vat. Urb., leggono: nella sua venu-si ia, il mondo, non solamente ecc. Ma qui mondo non può essere pigliato come voca- (18) Tutti i testi: poi, che per la sua magbolo che significhi collettivamente il cielo e giore adolescenza ecc. Leviamo le parole che la terra, perchè allora sarebbe inutile il no-per, da cui è viziato il discorso. minare subito dopo queste sue parti. E però vuolsi intendere mondo nel suo volgare significato di terra e la lezione del cod. Vaticano è la vera. La frase venire nel mon-e do, riferita al Salvatore, è frequentissima presso gli Evangelisti. San. Gio. cap. 3.: (20) non come umani cittadini, ma coLux venit in mundum. Cap. 9. Ego in me divini, così leggono concordemente tuthunc mundum veni. Cap. 16: Exivi a Pa-ti i mss. e le stampe; e ne pare che sia etre, et veni in mundum; iterum relinquo vidente essere quei due come corruzione di mundum, et vado ad Patrem, ecc. ecc. con. E. M. E. M.

(4) E però per E perocchè. E. M.

(5) Dalle parole di David fino a della progenie di Maria, il luogo è contrassegnato

poichè dalla reale ecc. leggono le pr. ed. ed il Gadd. 134, ecc. Il Biscioni ha perchè ecc. E. M. (19) emancipata, cod. Barb., Vat. Urb. Gadd. 134.-mancipata, pr. ed.-manceppata, Biscioni. E. M.

(21) Qui tutti i testi rifiutasse; ma questa lezione va contro l'ordine gramaticale. Si confronti ciò che preceda e che segue. E. M.

(22) liberare, pr. ed., cod. Barb., Vat.

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