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irrompono più violenti quanto più forte han trovato il contrasto. La poesia nacque un gran pezzo prima dei trattati di arte poetica, e così come nasce senza l'aiuto loro, senza l'aiuto loro del pari, ed anzi lor malgrado, cresce, muta, si svolge. Da Aristotile in poi le poetiche infinite che si sono scritte non han fatto un solo vero poeta, ma non son nemmeno riuscite ad impedire che il nuovo crescesse sul vecchio e contro il vecchio; e coloro che faticosamente, nella solitudine di uno studiolo, facendosi sordi alle voci della moltitudine mobile e viva, le compilarono, si videro ben presto soverchiati da una marea di pensiero crescente, che sdegnoso di ritegno e di governo, cercava e trovava da sè le sue vie. Gli è, o signori, che la poesia muta di condizione e di carattere, non per amor del capriccio, che nelle cose della storia suole avere assai più picciola parte che non si creda da molti, ma si bene perchè muta perpetuamente dentro di noi, non pure il modo d'intendere, e di sentire, e di giudicare, ma il modo ancora onde le varie energie dell'anima nostra si equilibrano e si contemperano le une con le altre. La storia dello spirito umano è la storia di un dilibramento continuo e irresistibile, ed e' sarebbe pur strana cosa che mentre di questo dilibrarsi si veggon gli effetti in tutte le operazioni e in tutte le appartenenze del viver nostro, nei reggimenti, nelle religioni, nella scienza, nel costume, nel linguaggio medesimo, la sola poesia che nasce dalla più mobile e fluida delle nostre facoltà, che tesse il melodioso suo canto delle più intime

voci dell'anima nostra, dovesse rimaner fissa e come cristallizzata in una forma dogmatica. Se non che la poesia si fa d'interni e non d'esterni processi, viene da dentro, non viene da fuori. E s'ella muta di continuo, ciò fa perchè di continuo muta lo spirito poetico, o vogliam dire quel particolar modo d'intuire, di sentire e di giudicare che si genera dallo incontrarsi e dal compenetrarsi della fantasia nostra con le immagini delle cose, con i fatti della natura e dell'uomo, co' proprii pensieri e sentimenti nostri, e pel quale, a canto al pensiero logico viene a formarsi in noi come un'altra qualità di pensiero, a canto all'anima razionale come un'altr'anima non meno degna, nè meno possente. Qual maraviglia se mutata la causa muti ancora l'effetto, se alteratosi quello spirito si veggano i segni poi della sua alterazione anche nelle cose ch'egli opera? E però la poesia è mutevole non solo nella sostanza e nell'indole e nei procedimenti, ma ancora nello esterno apparato della forma, la quale sempre, quando non le si faccia forza, segue, variamente specificandosi, le nuove inflessioni del pensiero; e chi volesse vederne un notevole esempio basterebbe, senza andar più là, che alquanto studiasse la storia del verso alessandrino francese, o dell'endecasillabo italiano, dove vedrebbe la disposizione delle cesure, la economia dei gruppi sillabici, tutta la interiore membratura del verso, e la distribuzione di quegli spiriti vocali che si chiamano accenti, e l'attagliatura (mi si passi il vocabolo) del pensiero al metro che lo regge mi

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nutamente e delicatamente alterarsi sotto l'azione di un nuovo sentimento poetico, e tutta la forma insomma cercar di comporsi co' moti interiori dell'anima nostra in una specie di armonico libramento.

Come dunque ciascuna età, od anzi ciascun secolo, ha un proprio spirito politico e un proprio spirito religioso, così ha similmente un proprio spirito poetico. Ebbe il suo l'antichità, ebbe il suo il medio evo, e noi del pari abbiamo il nostro; e il nostro di questo presente secolo non è quello del secolo scorso, e quello non sarà del venturo; e dentro a questo secolo medesimo, così com'è di parecchi anni ancora lontano dal compimento, si possono vedere alcune tendenze nascere e prender vigore, e altre sfiacchirsi e morire, e altre trasformarsi, e qui e colà già mostrarsi gli accenni di novissime cose che si vengon formando. Se non che e' bisogna avvertire che i tempi corron precipitosi, che mai non si vide questa fiumana turbolenta delle umane cose volgersi più rumorosa e più rapida, che mai non si vider com'ora le idee disfrenate rincorrersi e sovrammontarsi, e che però la poesia, con dover seguire questi moti, non ha più agio nè via di stabilmente configurarsi, di prender fermi e certi caratteri, ma disordinatamente d'una in altra forma si travolge, e mareggia come la nostra coscienza che non trova, e per più altro tempo non troverà, se non ingannano i segni, il letto in cui tranquilla si adagi. Quanto siam lontani, o signori, da' tempi luminosi della greca, primitiva poesia! quale abisso se

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para il mondo nostro dal mondo del vecchio Omero! Guardate in quella immortale Iliade come l'onda poetica si spiana potente e ordinata; come puramente essa riflette l'immagine della terra e del cielo, degli uomini e degli Dei! Un'interna commozione s'impossessa degli animi nostri a quel solenne spettacolo, imperocchè, in verità, non fu veduta più mai nel mondo un'adeguazione così ampia del pensiero poetico alla realtà della vita, e una così armonica e viva fusione delle interiori energie dello spirito con gli obietti della natura esteriore. Ben altro spettacolo ci addimostra la divina commedia dell'Alighieri! Qui la primitiva armonia della umana natura è profondamente sconvolta; l'azion del poema e il pensiero che la muove si agitano e si travagliano faticosamente sotto l'attrazione dell'infinitamente remoto e dello inconcepibile: voi sentite che nelle coscienze umane una qualche cosa è entrata che n'ha sfiancate le compagini antiche, che i terribili ed immortali problemi che avevan preoccupata, senza turbarla però, la coscienza della umanità bambina, sono stati profondamente e dolorosamente rimossi; e voi sentite fremere in ogni verso del poeta cristiano il terrore ineffabile dell'eterno e dell'infinito. Questa dislocazione, se così mi lasciate dire, e questo tormento del pensiero poetico, diventan ben più visibili e più profondi nella poesia dei giorni nostri, ed io credo che sia da cercarne Ja cagione recondita in un dissidio irreconciliabile ed in una lotta fra la intuizione scientifica, o come dicono po

sitiva delle cose, e la intuizione ideale e poetica. Avrem noi a dolercene, o avrem noi a dire per questo che la poesia antica, così come sgorga da più ricche e da più vergini fonti, sia anche più perfetta e maggiore della nostra? Sarebbe puerile il rimpianto e fallace il giudizio; imperocchè, non è superfluo il ripeterlo, la poesia in tanto è poesia in quanto risponde al sentimento poetico nostro, in quanto rappresenta in modo pieno ed efficace quella parte d'idealità che in un dato momento è negli spiriti nostri, in quanto è con noi e con la vita nostra in immediata, facile ed intima corrispondenza : e però non vi sarà mai nel mondo un'assoluta poesia, e discutere della superiorità dell'antica per rispetto alla moderna, o della moderna per rispetto all'antica, sarà sempre opera di pedanti. Avviene delle poesie ciò che avviene delle religioni, sebbene con qualche diversità di grado, giacchè nel pensiero poetico v'è più di uniformità e di universalità fra gli uomini, che non nel pensiero religioso. Quando una religione cessa d'essere in intima e viva corrispondenza col sentimento interiore, quand'essa non risponde più all'inquieto interrogar della ragione e della coscienza, lo spirito la sorpassa e va più oltre ad adagiarsi in un'altra fede. In cotal modo noi passammo dal paganesimo alla fede cristiana. La religione così sorpassata può durare a vivere per un altro gran tratto di tempo, ma ella allora non è più propriamente una religione, non è più, cioè a dire, quella viva idea, quello spontaneo e forte sentimento che lega in noi la

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