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LA LEGGENDA DEI DIECI COMANDAMENTI

DI COLO DE PEROSA

Del poemetto, che è conosciuto generalmente sotto il titolo di Decalogo bergamasco 1), abbiamo tre redazioni: una nel cod. Laurenziano-Ashburnhamiano 1178 (L), 2); un'altra nell'Ambrosiano E, S, IV, 12 (A), 3);

e la terza in un cod. posseduto dalla Congregazione di Carità di Bergamo (B).

Di esse era nota finquì solamente quest'ultima. Il codice che la contiene è frammento di altro codice e risale, per quel che pare, al secolo XIV. Quanto agli altri due, dei quali spero di potermi occupare più a lungo io stesso in altro momento, basti per ora il sapere che provengono

1) Pei lavori precedenti rinvio al libro del LORCK, Altbergamaskische Sprachdenkmäler, pag. 67. Halle, 1893 (vol. X della Romanische Bibliothek del FOERSTER).

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2) È uno dei quatre anciens mss. de poésies populaires italiennes écrites en divers patois, che G. Libri disse di possedere (Hist. des mathém., pag. 177. Paris, 1838). Sugli altri tre, che pure si trovano tra gli ashburnhamiani, tornerò un'altra volta.

3) Di questo laudario mi parlò per il primo il Rajna. Di una diligentissima collazione vado debitore al Novati.

essi pure da Bergamo, che appartennero a compagnie di Disciplinati, e che furono scritti verso la metà del secolo XV.

Per quel che riguarda i reciproci rapporti delle tre redazioni, osservando le lacune e le varianti, si deduce con piena sicurezza che tutt'e tre discendano da un capostipite comune. Nondimeno tra A e L corre maggiore affinità, quantunque non se ne riesca a precisare il grado.

La lezione, ove più ove meno, si presenta, in tutt'e tre le copie, grandemente guasta e corrotta. Se non che, mettendole a confronto fra di loro, si può arrivar facilmente a ricomporne un testo, se non perfettamente identico all'originale perduto, almeno integro e tale che riproduca più fedelmente le sembianze primitive dell' importante componimento. E così vorrebb'essere il testo, che comunico qui appresso.

Ma il fatto più notevole, che viene a emergere da' nuovi manoscritti, consiste nella chiusa del poemetto, che essi soli ci han conservato. Ivi si legge:

208. Colo de Perosa, del presente torvatore,
D'e desi comandamenti ne piò la legenda.

L'autore del Decalogo fu adunque un Colo de Perosa. Ora a me non venne dato di appurare alcuna notizia intorno a questo trovadore. Ma intanto, se in Perosa non è da vedere che il nome della patria di lui (ché ogni altra congettura, in questo momento, sarebbe né più né meno che campata in aria), d'ora in avanti non potremo più parlare del Decalogo come di cosa sicuramente bergamasca. E ciò che maggiormente avvalora un tal dubbio, è il fatto che quel tanto di specificamente bergamasco, che si sorprende nel volgare del testo, vi è tutt'altro che ben saldo e vi fu probabilmente introdotto da' copisti 1).

1) Del caratteristico dileguo di n avanti a dent. (cfr. TIRABOSCHI, Dizion. berg., § 10. Bergamo, 1873) non mancano esempi nel nostro

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