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Io sentia dentr' al cor già venir meno
Io son dell' aspettar omai sì vinto
Io son già stanco di pensar sì come
Io son sì stanco sotto 'l fascio antico
Io temo si de' begli occhi l'assalto
I' piansi; or canto, chè 'l celeste lume
I' pur ascolto, e non odo novella
Ite, caldi sospiri, al freddo core
Ite, rime dolenti, al duro sasso
I' vidi in terra angelici costumi
I'vo piangendo i miei passati tempi

La bella donna che cotanto amavi

La donna che 'l mio cor nel viso porta
La gola e 'l sonno e l'oziose piume
La guancia che fu già piangendo stanca
L' alma mia fiamma oltra le belle bella
L'alto e novo miracol ch' a' dì nostri
L'alto Signor dinanzi a cui non vale
L' arbor gentil che forte amai molti anni
L'ardente nodo ov' io fui d' ora in ora
Lasciato hai, Morte, senza Sole il mondo
La sera desïar, odiar l'aurora
L'aspettata virtù che in voi fioriva
L'aspetto sacro della terra vostra

Lasso, Amor mi trasporta ov' io non voglio

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O bella man che mi distringi 'l core
O cameretta, che già fosti un porto
Occhi miei, oscurato è il nostro Sole
Occhi, piangete, accompagnate il core
O d'ardente virtute ornata e calda .
O dolci sguardi, o parolette accorte
O giorno, o ora, o ultimo momento
Ogni giorno mi par più di mill' anni
Oimè il bel viso, oimè il soave sguardo
O invidia, nemica di virtute
O misera ed orribil visïone
Onde tolse Amor l'oro e di qual vena
O passi sparsi, o pensier vaghi e pronti
Or che 'l cielo e la terra e 'l vento tace
Or hai fatto l' estremo di tua possa
Orso, al vostro destrier si può ben porre
Orso, e' non furon mai fiumi nè stagni
O tempo, o ciel volubil che fuggendo
Ove ch' i' posi gli occhi lassi o giri
Ov'è la fronte che con picciol cenno

Pace non trovo, e non ho da far guerra
Padre del Ciel, dopo i perduti giorni
Parrà forse ad alcun che 'n lodar quella
Pasco la mente d' un sì nobil cibo
Passa la nave mia colma d' obblio
Passato è'l tempo omai, lasso che tanto
Passer mai solitario in alcun tetto.
Perch' io t' abbia guardato di menzogna
Per far una leggiadra sua vendetta.
Per mezzo i boschi inospiti e selvaggi
Per mirar Policleto a prova fiso
Perseguendomi Amor al luogo usato
Piangete, donne, e con voi pianga Amore
Pien di quella ineffabile dolcezza.
Pien d'un vago pensier, che mi desvia.
Pióvonmi amare lagrime dal viso.
Più di me lieta non si vede a terra

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