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SPIEGAZIONE DEI NOMI ABBREVIATI.

Alb.

Alun.

Biag.

Borg.

Boz.

Carb.

= ALBERTINI, CARLO: Le rime del Petrarca con note letterali e critiche ecc. 2 vol. Firenze, Ciardetti, 1832.

= ALUNNO, FRANCESCO: Le osservazioni sopra il Petrarca nuovamente ristampate ecc. Venezia, Gherardo, 1550.

=

BIAGIOLI, GIOSAFATTE: Rime di F. Petrarca col comento. 2 vol. Parigi, Dondey-Dupré, 1821.

BORGHI, G.: Rime di Messer Francesco Petrarca con brevissime illustrazioni di G. B. Firenze, Passigli, 1829.

Bozzo, GIUS.: Le Rime di Francesco Petrarca col comento. 2 vol. Palermo, Amenta, 1870.

CARBONE, DOMENICO: Rime di Fr. Petrarca con l'interpretazione di Giacomo Leopardi e con note inedite di Fr. Ambrosoli. Firenze, Barbèra, 1876.

Card. = CARDUCCI, GIOSUE: Rime di Fr. Petrarca sopra argomenti morali e diversi. Livorno, Vigo, 1876. Carr. = CARRER, LUIGI: Rime di Fr. Petrarca, col comento del Tassoni, del Muratori e di altri. 2 vol. Padova, Minerva, 1826. CASTELVETRO, LODOVICO: Lc Rime del Petrarca brevemente esposte. 2 vol. Venezia, Zatta, 1756.

Cast.

Dan.

= DANIELLO, BERNARDINO: Sonetti, Canzoni, e Triomphi di Messer Fr. Petrarca con la spositione. Venezia, Nicolini da Sabio, 1541.

Ges.

=

Gian.

GESUALDO, G. A. Il Petrarcha colla spositione di Misser Giovanni Andrea Gesualdo. Venezia, Nicolini e da Sabbio, 1533. = GIANNINI, CRESCENTINO: I Trionfi di Messer Fr. Petrarca riscontrati con alcuni codici e stampe del secolo XV. Ferrara, Bresciani, 1874.

Leop.

=

Mars. =

LEOPARDI, GIACOMO: Rime di Francesco Petrarca colla inter-
pretazione. Milano, Stella, 1826.

MARSAND, ANTONIO: Le Rime del Petrarca. 2 vol. Padova,
Tipogr. del Seminario, 1819-20.

Murat. MURATORI: Le Rime di Fr. Petrarca. Riscontrate coi Testi a
penna della Libreria Estense ecc. Venezia, Viezzeri, 1759.
MUZIO, IERONIMO: Le Battaglie con le Note sopra il Petrarca.
Venezia, Dusinelli, 1582.

Muz.

Pagel.

Psq. Tass.

Vell.

Wagn.

=PAGELLO, SEBASTIANO: Il Petrarca con note date la prima volta in luce ad utilità de' Giovani, che amano la Poesia. Feltre, Foglietta, 1753.

=

=

=

PASQUALIGO, CRISTOFORO: I Trionfi di Fr. Petrarca corretti nel testo e riordinati ecc. Venezia, Tipogr. Grimaldo e C., 1874. TASSONI, ALLESSANDRO: Considerazioni sopra le Rime del Petrarca ecc. Modena, Cassiani, 1609.

VELLUTELLO, ALESSANDRO: Le volgari opere del Petrarcha con la espositione ecc. Venezia, Da Sabbio 1525, e Venezia, Giolito, 1545.

WAGNER, ADOLFO: Il Parnasso italiano ecc. Lipsia, Fleischer 1826.

CODICI RISCONTRATI DAL PASQUALIGO,

E CITATI NEI TRIONFI.

Della Marciana, Classe IX:

A, 51. Cartaceo, in folio. Sec. XV.

Membranaceo, in 8.0

id.

id.

B.
C, 53.

52.

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K, IV. Membr.
W, 109. id.

in fol. Sec. XIV.
in 8.0 dell' anno 1403.

Della Università di Bologna:

Y, Codice cartaceo in 8.0 piccolo. Sec. XV.
Della Università di Ferrara:
Sec. XV.

Aa, Membranaceo

in 4.0

Della Bertoliana di Vicenza:

Bb, Cartaceo Sec. XIV. (Segnato H. 3. 8. 10.)
Della stessa mano del Marc. 283 (M.).

Della Biblioteca Gianfilippi di Verona:

Gf, Cod. cartaceo incompleto.

EM, Codici Estensi riscontrati dal Muratori.

LS, Codici Laurenziani e Strozziani riscontr. dal Bandini

per la sua ediz. 1748.

PARTE PRIMA.

SONETTI E CANZONI

IN VITA DI MADONNA LAURA.

SONETTO I. (1.)

Chiede compassione del suo stato, e confessa pentito la vanità
del suo amore.

Voi ch' ascoltate in rime sparse il suono
Di quei sospiri ond' io nudriva il core
In sul mio primo giovenile errore,

Quand' era in parte altr' uom da quel ch' i' sono;

Del vario stile in ch' io piango e ragiono
Fra le vane speranze e 'l van dolore,
Ove sia chi per prova intenda amore,
Spero trovar pietà, non che perdono.
Ma ben veggi' or sì come al popol tutto
Favola fui gran tempo: onde sovente
Di me medesmo meco mi vergogno:
E del mio vaneggiar vergogna è 'l frutto,
E'l pentirsi, e 'l conoscer chiaramente,
Che quanto piace al mondo è breve sogno.

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-

Son. I. 1. VOI: quinto caso. SPARSE: disperse, non ancora raccolte. Altri, Vell., Ges., Cast. ecc.: pubblicate e mandate in diverse parti d'Italia a coloro che n'erano vaghi; Mur., Boz.: non continuate, a differenza del Poema di Dante, che è continuato; Leop.: in vari e brevi componimenti poetici (?). SUONO: espressione. 3. GIOVENILE: s' innamorò di Laura nell' età di anni ventuno, e anni ventuno lo tenne Amore ne' suoi lacci. — 4. IN PARTE: diverso di età e di costumi. CH' I' SONO: Ald. ha: CH' OR SONO, e cosi nel commento Ges. ed altri. - 5. VARIO: ora di pianto, ora di ragionamento; ora di speranza, ed or di dolore. Car.: Ora giocondo ed ora tristo. Boz.: Ora in istile sublime, ora in medio. PIANGO: cfr. Dante, Inf. V, 126; XXXIII, 9. 7. PROVA: esperienza; come Dante, Inf. XXVIII, 114. -INTENDA: conosca.- 8. NON CHE: non solo. 10. FAVOLA: vale qui non solo materia di ciarlería e di scherno, ma anche di ammirazione e di lode, poichè trattò di cosa che piace al mondo, v. 14. — 11. DI ME: Cast. Questo verso, continente pentimento vergognoso, e per conseguente piangevole, è tessuto di sillabe convenevolissime significative del pianto me, me, mo, me, mi. 13. PENTIRSI: Mur. A.: PENTERSI.

PETRARCA.

-

1

SONETTO II. (2.)

Forte contro tante insidie di Amore, non potè difendersi da quest' ultima.

Per far una leggiadra sua vendetta,
E punir in un di ben mille offese,
Celatamente Amor l'arco riprese,

Come uom ch' a nocer luogo e tempo aspetta.

Era la mia virtute al cor ristretta,

Per far ivi dagli occhi sue difese:

Quando 'l colpo mortal laggiù discese,
Ove solea spuntarsi ogni saetta.

Però turbata nel primiero assalto

Non ebbe tanto nè vigor nè spazio

Che potesse al bisogno prender l'arme;

Ovvero al poggio faticoso ed alto

Ritrarmi accortamente dallo strazio,
Del qual oggi vorrebbe e non può aitarme.

SONETTO III. (3.)

Giudica Amor vile, che lo ferì in un giorno da non doverne sospettare.

Era 'l giorno ch' al Sol si scoloraro
Per la pietà del suo Fattore i rai,

Quand' ' fui preso, e non me ne guardai,
Chè i be' vostr' occhi, Donna, mi legaro.

Son. II. 1. LEGGIADRA: acconcia e dicevole a lui; elegante; Ges. Aggradevole; Cast. Fatta da beffa a beffa, da inganno ecc. Tas. Amara ironia; Biag. Gentile, ben divisata, ben disposta; Wagn. Per riguardo al mezzo, che fu Laura; Boz. 2. OFFESE: di resistenza e di sprezzo. 5. RISTRETTA: concentrata. - 6. DAGLI OCCHI: vuol dire che in quel giorno non si riparava, come era usato, colla severa custodia degli occhi dalla tentazione di Amore; ma, benchè non tenesse così stretto il freno a' suoi occhi, teneva la sua virtù ristretta al cuore, per far ivi le sue difese dagli occhi, caso che questi fossero solleticati dal fascino di qualche oggetto pericoloso. La lezione DAGLI OCCHI si fonda sull' autorità di un codice della Bibl. Capitolare di Verona. La comune: E NEGLI OCCHI, lezione che sta in contraddizione aperta con ciò che il Poeta dice qui e nei versi 9 e 10 del Son. seguente. Cfr. SORIO, Correz. al testo del Canz. Verona 1845, pag. 27-37.- 7. LAGGIÙ: nel profondo del cuore. S. SPUNTARSI: perdere la punta. 9. PERÒ: avendo Amore vibrato il suo colpo celatamente. 10. SPAZIO: tempo. 12. POGGIO: della ragione. 13. RITRARMI: qui verbo attivo, dipendente da potesse nel v. 11. 14. AITARME: aiutarmi.

Son. III. 1. GIORNO: Venerdì Santo (1327); cfr. Matt. XXVII, 45. Marc. XV, 33. Luc. XXIII, 44. 45. Cfr. Dante, Parad. XXIX, 97 e segg. nt. Secondo un' antica opinione il Petrarca fissava la morte di Cristo nel giorno 6 di aprile; cfr. PASQUINI, La Principale Allegoria della Div. Com. Mil. 1875, pag. 265 e seg. Vedi pure più sotto P. 1. Son. CLVII, v. 12-14. 3. NON ME NE GUARDAI: non pensando che Amore dovesse ferirlo in tal giorno di lutto universale.

Tempo non mi parea da far riparo
Contr' a' colpi d' Amor: però n'andai
Secur, senza sospetto: onde i miei guai
Nel comune dolor s' incominciaro.
Trovommi Amor del tutto disarmato,
Ed aperta la via per gli occhi al core;
Che di lagrime son fatti uscio e varco.
Però, al mio parer, non gli fu onore
Ferir me di saetta in quello stato,
E a voi armata non mostrar pur l'arco.

SONETTO IV. (4.)

Innamorato di Laura, trae argomento di lodarla dal luogo stesso dove ella nacque.

Quel ch' infinita provvidenza ed arte
Mostrò nel suo mirabil magistero:
Che criò questo e quell' altro emispero,
E mansueto più Giove che Marte;
Venendo in terra a illuminar le carte,
Ch' avean molti anni già celato il vero,
Tolse Giovanni dalla rete e Piero,
E nel regno del Ciel fece lor parte.
Di sè, nascendo, a Roma non fe' grazia,
A Giudea sì tanto sovr' ogni stato
Umiltate esaltar sempre gli piacque.
Ed or di picciol borgo un Sol n' ha dato
Tal, che natura il luogo ne ringrazia,
Onde sì bella donna al mondo nacque.

8. DO

6. CONTR' A': così è da leggere, non cONTRA, come ha la comune. LOR: dei Cristiani per la ricordanza della morte di Cristo. 10. APERTA: sottintendi trovò. PER GLI OCCHI: alla vista di Laura. 14. E A VOI: così Vol., Boz., Carb., ecc. Mars. col più delle edizz. e dei codd.: ED A VOI; alcune edizz. antiche: A VOI, lezione lodata dal Muzio, ma sprovvista di autorità. ARMATA: di pudicizia. NON MOSTRAR: non fare nemmeno un segno di ferirvi.

-

Son. IV. 1. QUEL: Dio. 2. MAGISTERO: nell' opera della creazione. 4. MANSUETO: di influssi più benigni. Allude alle idee astrologiche del tempo sugli influssi de' pianeti. 5. ILLUMINAR: svelarne il senso. CARTE: Vecchio Testamento, specialmente le profezie; cfr. Luc. XXIV, 27.- 7. DALLA RETE: erano pescatori. 10. A GIUDEA: sprezzata dal mondo civile.

12. BORGO: Cabrieres (Vell.), o come si chiamasse il paesello presso Avignone dove nacque Laura, detta quì un Sole. 13. NATURA IL LUOGO NE RINGRAZIA: Così è da leggere col Cod. cit. della Capitolare di Verona. Senso: La Natura, gran maestra e somma estimatrice del bello, si pregia e gloria della bellezza di Laura, e ne ringrazia il luogo dove ella nacque. La comune: NATURA E IL LUOGO SI RINGRAZIA, mette il ringraziamento a comune con altri di opere eziandío non maravigliose; cfr. Sorio, loc. cit. pag. 46 e segg.

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