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specie di processo verbale, in gran parte dialogato, vero tessuto di fatti miracolosi d'ogni genere; il Liber miraculorum di Erberto; l'Exordium magnum Cisterciense; il Chronicon Claravallense e così via: una vera letteratura bernardina, come si vede, formatasi e formantesi nella seconda metà del secolo XII e al principio del XIII, avanti e dopo la morte dell'uomo, avanti e dopo la sua canonizzazione, in servizio di questa o per effetto di questa, sempre però indice e riflesso della effettiva grandezza di lui, anche quando alla vera storia intrecciava la leggenda, anche quando per rendere più imponente una figura, che già per sè comandava l'ammirazione, ne alterava il carattere. 1) Perchè era avvenuto à mano a mano di lui, nei vari scritti successivi che lo riguardavano, quello che avverrebbe d'un quadro di Raffaello, che fosse posto a disposizione della moltitudine e sottomesso alla sua critica. La nettezza del disegno, l'unità del piano, la purezza delle linee, la soavità dei toni non sono cose che possano piacere ad uno spettatore privo di senso artistico: uno spettatore tale, se gli fosse permesso, darebbe di piglio al pennello e s'affretterebbe con colori vivaci a dar risalto alle fisonomie, a

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1) Cfr. E. VACANDARD, Vie de Saint Bernard, Paris, 1895, t. I. Introduction.

ingrossare i profili, a intensificare i contorni. Così era avvenuto press'a poco di Bernardo. E, poichè il soprannaturale è sovrattutto il se-. gno della santità, di questo segno particolarmente s'erano serviti ammiratori imprudenti, come d'un colore a render anche più viva ed intensa la figura del Santo. Processo ingenuo e pericoloso ad un tempo, esclama qui il Vacandard, l'eminente sacerdote, nella sua Vita di san Bernardo, perchè ciò che dovea piacere al volgo, dovea, invece, dispiacere alle persone intelligenti, e distoglierle dalla contemplazione d'un reale capolavoro uscito dalle mani di Dio. 1)

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Checchè sia di ciò, chè non è questo il luogo o il tempo di trattare tale questione, sia per le canonizzazione avvenuta nel 1174, sia per la pubblicazione e diffusione ognor crescente dei numerosi scritti che lo riguardavano (solo nel 1100 si ebbero, ad esempio, ben 28 manoscritti della Vita prima), 2) sia più ancora per la diffusione dei

1) VACANDARD, op. cit., t. 1. Introd., pp. LIII-LIV. 2) VACANDARD, op. cit., t. I. Introd., p. XXII.

suoi sermoni, de' suoi trattati, delle sue epistole, il nome di lui, come avea riempito il secolo che fu suo, dovea riempire il secolo immediatamente successivo, quello di Dante, e alla fantasia del giovane poeta la sua figura dovea presentarsi in quella stessa aureola di mistica luce gloriosa, in cui, certo, gli si presentarono altri due Santi, a lui più vicini, uno, anzi, quasi contemporaneo, e tutt'e due poi più intimamente suoi: san Francesco d'Assisi e san Bonaventura. Il fervore mistico, la contemplazione estatica, l'intensa pietà dolorosa, l'amore di Dio e l'ispirazione che da lui deriva, unico argomento di fede e di salute, erano tratti comuni ai tre Santi; il misticismo li legava e il misticismo dovea legarli anche, certo, nella ammirazione amorosa di Dante. Ricordo l'affresco di frate Angelico nella sala capitolare di san Marco in Firenze, la celebre pittura in cui sono rappresentati i più fervorosi amanti della Croce. Qui due Santi spiccano fra le altre figure del gruppo: san Francesco d'Assisi e san Bernardo. Sul viso scarno di Francesco freme un amore intenso doloroso; la mano destra che il Santo porta alla testa, nulla aggiunge alla espressione di questo sentimento; mai la pittura ha rappresentato in modo più efficace la sofferenza morale d'un amore, ad un tempo, umano e divino. San Bernardo preme il Vangelo sul cuore e volge ZUCCANTE. Figure e dottrine, ecc.

verso il Cristo gli occhi ardenti: l'angoscia è in lui meno sensibile, ma, in compenso, come più concentrata; si sente che parte da un'anima ferita che vuol tacere; il viso non ne ha che un riflesso; essa prorompe sovrattutto nell'intensità dello sguardo! Non in modo dissimile, forse, a questo in cui tanti anni dopo li figurava frate Angelico, si presentava alla mente di Dante l'immagine dei grandi mistici. Di san Francesco e di san Bonaventura egli aveva modo di conoscere, dirò così, più da vicino la vita e gl'insegnamenti. Ma noi amiamo credere che, subito dopo la morte di Beatrice, successo in lui quel fervore di studi, in cui cercava sollievo all'ambascia del suo cuore, perseguendo la sapienza << là ov'ella si dimostrava veracemente, cioè nelle scuole dei religiosi e alle disputazioni de' filosofanti »>, 1) potesse conoscere anche san Bernardo in qualcheduno de' suoi scritti, o degli scritti, almeno, che lo riguardavano. E certo, quando, dopo perduta la donna sua, ebbe a perdere anche la patria, e nelle vie dell'esilio andò «< per le parti quasi tutte alle quali questa lingua si stende», e << il vento secco che vapora la dolorosa povertà «<lo spinse» a diversi porti e foci e liti » ; 2) certo, il grande pellegrino, trovando modo, in questi viaggi forzati, d'allargare me

1) Conv., II, 13.

2) Conv, I., 3.

ravigliosamente la sua cultura, così da diventare l'uomo più completamente e profondamente dotto dell'età sua, conobbe anche più san Bernardo.

San Bernardo era stato ripetutamente in Italia per lo scisma che travagliò così lungo tempo la Cristianità: era stato a Pisa, a Genova, a Roma, a Milano, a Monte Cassino, a Salerno, per non parlare che delle tappe principali, sostenendo dovunque le ragioni di Innocenzo II contro l'antipapa Anacleto, e dovunque lasciando memorie e documenti della sua pietà, della sua eloquenza prodigiosa nei concili, nelle chiese, nelle assemblee, nelle corti; dello spirito di carità onde s'industriava in tutti i modi a comporre dissidi, a impedire guerre, a portare, fin tra gli eserciti che stavano per venire alle mani, la parola di pace. E a Genova, special4) mente, e a Milano i suoi successi erano stati meravigliosi. A Milano, alla notizia del suo arrivo, il popolo era sorto in delirio. Nobili e plebei, cavalieri e pedoni, gente di mediocre e di povera condizione, tutti gli erano corsi incontro a sette miglia dalla città, abbandonando le case, quasi de civitate migrarent, scrive un suo biografo; e, incontratolo, avean voluto vederlo, ascoltarne la voce, toccarne le vestimenta, baciarne i piedi,

1) BERN. VIT., lib. II, c. VII, § 43, Auctore Ernaldo.

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