Sayfadaki görseller
PDF
ePub

disse, e disse il vero, che Dante nel fine di una sua operetta, la qual nomò Vita Nova, lasciò scritto, che volea cominciare un'altra sua opra, nella quale volea fare gloriosa la sua Beatrice. Le parole son queste: Appresso a questo sonetto apparve a me una mirabile visione, nella quale io vidi cose che mi fecero proporre di non dir più di questå benedetta, infino a tanto che io potesse più degnamente trattar di lei. E di venire a ciò io studio quanto posso; siccome ella sa veracemente. sicchè se piacere sarà di colui, a cui tutte le cose vivono, che la mia vita duri per alquanti anni; spero di dire di lei quello, che mai non fu detto di alcuna.

Fin qui disse bene il Lenzone; e meglio dicea, se avesse detto che la intenzion principale di Dante era di fare una opra, nella quale il principale subietto fusser le laudi, che egli intese di dare alla sua Beatrice. Ma a meglio manifestar questa cosa, dirò che Dante fece una sua operetta in verso e prosa quasi simile al suo Convivio; nella quale tratta, come si innamorasse di Beatrice, e come cantasse in varii modi questo suo amore: onde il Bembo tolse a comporre que' suoi Asolani. Trattò Dante in quella opra dello amor suo in vita e in morte di Beatrice; onde il Petrarca imitatore ed ammirator di Dante si mosse a trattar del suo in vita e morte della sua Laura. Questa operetta, che Vita Nova è chiamata, con molte altre composizioni di esso Dante e d'altri poeti più antichi, e di Dante contemporanei, fece scrivere gran Lorenzo de' Medici, e con una sua epistoletta

il

e certi suoi proprii sonetti mandò a donare al Re Alfonso di Arragona re di Napoli. E sia ciò detto per far fede col testimonio di così gran gentiluomo e del presente da lui mandato a così gran re, che Dante fusse autore dell' opra intitolata Vita Nova: acciocchè non ardisca il Senese a negar questa verità: la qual si può comprobare col testimonio di esso Dante nel canto 30. del Purg. così dicendo:

Questi fu tal nella sua vita nova.

e movemi a così dire e provare la presonzion di alcuni altri pur Toscani, che niegano essere opra di Dante l'opra latina intitolata de Vulgari Eloquentia; non ostante che Gio. Villani coetaneo ed imitator di Dante, e Gio. Boccaccio il confermino. Or perchè Dante intitolasse questa sua opra dell' amor suo verso Beatrice Vita Nova, non saprei indovinare; se ciò non fusse che egli è in proverbio anima verius est ubi amat, quam ubi animat: ed ove è l'anima, ivi è la vita. Amore adunque pare essere una nova vita dell'uomo il quale ami veracemente.

Dante adunque compuose la sua Commedia a laude di Beatrice, facendo lei beatissima e gloriosissima, come promise di voler fare: e questa è la sua intenzion principale, che che ne dica il Lenzoni. e perchè volendo farla dopo la morte cristianamente beata, non potea altro fare, che metterla in Paradiso; e di ciò bisognava che qualche sua rara e meravigliosa operazione facesse fede, e questa operazione fusse nota a esso Dante, e che più è, fosse usata

verso esso Dante suo innamorato, e con la quale si provasse l'amor loro esser stato non pur virtuoso, ma divino però Dante s'imaginò che Beatrice già morta e fatta beata operasse sì verso Dante vivo, mortale, non beato, ma bisognoso di beatitudine, che chiaramente si conoscesse Beatrice essere in paradiso amica sua e di Dio, tale a esso Dante, quali sono a noi tutti i santi, che ci ajutano con preghi per noi porti a Dio, e con lo apparirci e ajutarci miracolosamente nelli nostri bisogni; come l'angelo a Tobia, a Daniello e S. Piero, quando lo cavò di prigione, ed altri santi, come appar nelle lor leggende. Dante adunque figura se vizioso ed abituato ne' vizii, e che di quelli parte a' preghi di Beatrice per Virgilio, parte per essa propria sia ajutato a ben fare. Li vizii di Dante poeticamente parlando, sono significati per la lonza, per lo leone, e per la lupa, nelli quali vizii esso Dante era totalmente abituato, e confermato, e fatto a essi servo, che 'l suo proprio arbitrio senza special grazia di Dio non era bastante a liberarlo: perchè il suo arbitrio abituato nel peccato, o per dir meglio nelli peccati, era servo, torto, ed infermo. Ed è da saper che Dante nella età di 35 anni, che è il mezzo della vita, finge di esser peccatore ed abituato per anni dieci ne' suoi peccati, perchè Beatrice morì, essendo Dante di anni 25, come accenna nel principio del canto 32. del Purg. Finge adunque che subito morta Beatrice egli cominciasse a esser vizioso. Della lussuria parla espressamente non pur nel principio della opra per

quella lonza, ma eziandio nel canto 26. dello 'nferno: nel qual vizio era sì abituato, che bisognò per essere atto a salire in cielo, che materialmente sentisse il tormento del foco, e per quello passasse per andare al Paradiso terrestro. Delle innamorate di Dante fa menzione Giovanni Boccaccio nella sua vita: e Dante per bocca di Bonagiunta da Lucca nel Purg. e per bocca di Beatrice nel Paradiso terrestro. Della sua superbia parla egli stesso nel canto 13. del Purg. parlando con la Senese: e se la ira non è senza superbia, punisce se di tal peccato nel canto 16. del Purg. ove al bujo con Marco Lombardo in uno aere che li punge gli occhi, cammina gran pezza: e puossi dire che andando di pari con Oderico nel Purg. basso chino quasi a giogo si castigasse della superbia. Della avarizia non so vedere che Dante fusse macchiato: anzi nel canto 22. del Purg. parlando Virgilio con Stazio, mostra chiaro che l'avarizia non possa stare con uomo d'intelletto. Forse fu prodigo; e la prodigalità castigandosi in un cerchio istesso con l'avarizia, come disse Stazio nel detto canto del Purg. e come appare nel canto primo dello 'nferno, può essere anche essa significata per la lupa. E se ciò non basta, dicasi che se Dante non fu in fatto avaro, tenendo esso 'l governo della città, era per diventare avaro, come accenna che erano li altri cittadini, che governavano la città; però nel canto 6. dello 'nferno in persona di Ciacco dice;

Superbia, invidia, ed avarizia sono

Le tre faville, che hanno i cori accesi.

[blocks in formation]

e nel canto 15. pur dello Inferno fa dire a Brunetto Latini, che Fiorentini erano

Gente avara, invidiosa, e superba.

e nel canto 14. del Purg. chiama Fiorentini lupi, siccome volpi i Pisani, e li Aretini botoli. E nel canto 25. del Paradiso dice:

Nemico a' lupi, che li danno guerra.

Come si sia dell' avarizia, Dante servo de' suoi peccati volendo, come è naturale all'umanità, divenir virtuoso, e non possendo ciò far da se senza la grazia di Dio; fa che questa grazia li vegna da Dio per mezzo di Beatrice, e da Beatrice prima per mezzo di Virgilio, poi da lei immediate: onde si vede la beatitudine di Beatrice dopo la morte, e la castità di questo amore in vita: anzi che subito morta Beatrice Dante cominciasse a mal vivere e stesse nella sua mala vita per anni dieci, ed allora Beatrice venisse a soccorrerlo. Dalle cose dette si intende che la opra di Dante non fusse sogno; perchè in sogno le laudi date a Beatrice sarebber sognate, non vere: nè ello in sogno potea divenir veramente virtuoso, se in sogno non basta il pentirsi de' peccati: e ciò poco appresso meglio si mostrarà.

Che 'l monte significhe la virtù, alla quale siccome a bene naturalmente guardi l'uomo, è cosa nota anche a Siena. però il Senese non mi domanderà altra pruova. Ma Dante nel principio del canto 19. del Purg. il dice chiaro: e se il monte nella sua cima

« ÖncekiDevam »