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II.

Credette Cimabue nella pintura
Tener lo campo.

Purg. c. XI, v. 94-95.

Ma nuovo ordine di secoli nasceva col decimoterzo. Le Arti cominciarono a mettere i primi aneliti di verace vita, seguendo le medesime vie al medesimo tempo, che tenne il progresso delle lettere per me altrove narrato.

Giunta Pisano e Guido Sanese inaugurarono questa fortunata età con lavori ne' quali mostrarono primi sapersi alquanto scostare dagli artefici bizantini, creandosi una propria maniera, la quale

però non era affatto originale e libera dalle greche pastoje. Del primo è il Cristo d'Assisi e sono le pitture di quella tribuna; del secondo è la preziosa Madonna dei Domenicani di Siena.

La pittura aveva veduto, per opera di Nicola e Giovanni Pisani e di Arnolfo di Lapo fiorentino, avanzare l'architettura e la scoltura, più fortunate e sollecite, innanzi ch'ella potesse spiegar l'ali per tentare egual volo.

1

Sforzi tuttavia facevano onorevoli assai i napoletani Tommaso de' Stefani e Filippo Tesauro, che lavorarono alla corte degli Angioini, ed Oderisi da Gubbio famoso miniatore di codici e che, venuto a Bologna, vi fu maestro di quel Franco che si ebbe poi lode intera in tutte le parti dell'arte, come l'attesta l'Allighieri nel canto undecimo della cantica del Purgatorio, dove, nel luogo in cui sono puniti i superbi, ei riconosce il miniatore da Gubbio, che interroga però:

O, diss' io lui, non se' tu Oderisi,
L'onor d'Agobbio, e l'onor di quell'arte
Che alluminare è chiamata in Parisi?

Frate, diss' egli, più ridon le carte

Che pennelleggia Franco Bolognese;
L'onore è tutto or suo, e mio in parte.

1 Era già da pezza avanti a lui, che i monaci eransi dati a miniar manoscritti, salterj, e benedizionarj, dipingendovi figure espressive ed ornati. Citansi le dame di Modena, che, nel 1157, fecero esemplare il codice delle lettere di S. Gerolamo, bel monumento d'arte. Negli ultimi anni del secolo XII, Bonamico, Parabuoi, e Diotisalvi dipinsero i libri del Camerlingo.

Voglionsi di certa severità, e da tecnica abilità condotti i dipinti di San Pietro in Grado presso Pisa, e una pala d'altare nella galleria di Siena del 1215; come intorno a tal tempo fu dipinto il Cristo che i Sanesi portarono alla battaglia di Mont'Aperti, per la quale vittoria Mino di Simone Sanese dipinse la Vergine, alquanto indipendentemente dalla bizantina durezza. Venne poi Margaritone, scultore e architetto altresì, e molte opere compì a fresco, a tempra e sulla tela; avendo anzi immaginato egli, come fa fede il Vasari nella vita di lui, lo spediente di riparare le fenditure delle tavole coll' incollarvi una tela e intonacarla di gesso, non che insegnando a dar di bolo, mettere l'oro in foglia e brunirlo. Il buon artista regalava a Farinata degli Uberti il Crocifisso in legno dipinto alla greca dopo la vittoria suddetta di Mont'Aperti, come a suo luogo ebbi a ricordare diggià 1.

Nè si devono dimenticare i nomi di Gelasio, di Nicolò e di Bonagiunta tutti di Lucca, di Guido, Ventura e Ursone di Bologna e di Lanfranco Oldovino di Cremona, il quale ultimo, nel 1213, a spese di quel Comune, dipingeva la vittoria da' Cremonesi in quell'anno riportata sui Milanesi.

Ma a rompere veramente colle tradizioni bizantine, che tenevano, come vedemmo, l'arte inceppata,

1 Vedi il vol. I delle mie Istorie. La Battaglia di Mon'Aperti, pag. 138

arrivò finalmente Cimabue, e con lui puossi asseverare con franchezza avesse così incominciamento la storia della pittura italiana: ond' è per questo che alcune peculiari parole io voglio a lui consacrare, innanzi farmi a trattare di colui che poscia subitamente lo vinse e superò.

Nasceva Cimabue in Firenze l'anno di Cristo 1240. Il padre suo l'affidava a' Domenicani di S. Maria Novella, perchè gli insegnassero grammatica; ma egli pel contrario compiacevasi a lardellare i suoi libri di disegni a penna di qualunque oggetto fosse stato per cadergli sott'occhi; onde l'amore in lui del copiar la natura, la prima e migliore istitutrice; lo studio della quale l'emancipò dalle fogge della scuola greca, e il fe' d'un tratto maggiore d'assai de' greci maestri stessi, i quali egli aveva veduti e praticati.

Costoro erano stati invitati a Firenze da quella repubblica, poichè di meglio per avventura non si avesse d'altronde, e s'occupavano a dipingere la cripta di una cappella, quando Cimabue, scolaro di grammatica, malgrado le acerbe redarguizioni e i gastighi frequenti del padre e de' precettori, volavasene ogni tratto a loro, forzandosi colla penna e colla matita d'imitarne i disegni. Fu allora che il padre di lui s'addiede finalmente della ripugnanza del figliuol suo per le uggie grammaticali, ed avvisò saviamente lasciargli fare una volta ciò cui meglio sentivasi da istinto natu

rale chiamato savio consiglio che non dovrebbero mai i genitori negligere, e che in breve età produsse nel giovane Cimabue un artista che oscurò i suoi predecessori, e che preparò la gloriosa re-stituzione dell' arte, operata poi dal discepolo suo; perocchè sempre invano si adoperi dagli uomini a cacciare la natura, come l'antico poeta giustamente cantava '

Gli aggiunse immantinente gran fama l'essere stato il primo che si avventurasse a disegnare e colorire grandi storie, come un San Francesco, da lui dipinto per la chiesa maggiore d'Assisi, che gli procacciò innumerevoli commissioni; come la Madonna che reca in collo Gesù Bambino, circondata da angioletti, stata a lui allogata da' Vallombrosani; come un gran Crocifisso in legno per parte de' Minori Conventuali di Pisa, e la Santa Agnese commessagli dall'abbate di S. Paolo della stessa città.

si

Questa nuova maniera sorprendeva poi sommamente Firenze, quando il concittadino pittore poneva mano in essa alla celebre Madonna, che pur vede oggidì nella chiesa di Santa Maria Novella. Poteva aver Cimabue in quel tempo non oltre gli anni ventotto, e quella dipintura era appena condotta, che Carlo d'Angiò, nell'occasione ch'era calato in Italia coll'esercito suo contro Casa di Svevia, di passaggio per Firenze, invitato dal Comune,

1 Naturam expellas furca, tamen usque recurret.

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