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gittava un'ombra assai vasta, posto dall'un canto il suo bastone, sedette su quel tappeto di musco, e così, senza pensiero, riguardava le pecore intorno a lui pascolar l'erbe fresche e luccicanti di mattutina rugiada.

A un tratto, una veggendone egli di candidissimo vello e di composte forme, che non lontana da lui s'era messa a sbarbicar l'erbe, l'una gamba pôrta allo innanzi, chino il muso e in un atto assai pittoresco, gli prese fantasia di ritrarla di naturale, in che egli soleva porre grande affetto e passione. Dato mano pertanto ad una lastra, ed eletto un picciol sasso, che gli parve un cotal poco appuntato, si pose a disegnarvi i contorni di quella pecora, e poichè gli ebbe al naturale copiati, vi lavorava a disegnarne i fiocchi della lana con tal garbo, speditezza ed attenzione, che punto e'non s'accorse che un uomo, cavalcando una rozza, erasene venuto, e innanzi a lui fatto sosta, lo stava riguardando maravigliato.

Quando al pastorello parve aver ultimato il suo disegno, sollevando la testa a liberare un lungo sospiro e a rimirare l'assieme del lavoro, s'avvide allora soltanto di chi lo stava osservando; il perchè, fattosi rosso in viso, trasse in atto di riverenza il suo cappello, e per un sentimento di infantile timidezza, cercò nascondere la lastra, ch'ei stimava non esser degna cosa da mostrarsi a quel ricco messere di città.

Quel grave personaggio sorrise alla ingenuità del fanciullo, e siccome già era smontato dalla sua cavalcatura, chinossi e dolcemente raccolse la lastra dalla mano del piccolo guardiano di pecore, il quale, sopraffatto per lo stupore, nel vedere tanta degnazione, si lasciò, senza porre ostacolo in mezzo, togliere il suo lavoro dalle mani.

Dopo avere con prolungata attenzione osservata la lastra, levò quello sconosciuto la rugosa fronte, e così al fanciullo prese dimesticamente a parlare:

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- Figliuolo, vorresti tu venire con me?

Con voi? chiese Giotto, appuntando la destra al petto, mentre coll'altra teneva il suo capma e chi siete voi, messere?

pello:

Un pittore.

E m'insegnereste a dipingere voi? plicò subito Giotto.

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re

soggiunse

con aria mesta e crollando il capo il fanciullo.

Come si noma questo tuo babbo?

Ser Bondone.

Gli è del paese qui prossimo?

Di Vespignano, Messere.

Ma tu verresti davvero con me?

Dimandatene licenza al babbo, e, s'ei per

mette, io sono con voi.

Conducimi dunque da lui

terminò di dire

il pittore, che ognuno de' lettori avrà già conosciuto essere appunto maestro Cimabue.

Giotto lasciò che le pecore pascessero a loro posta, e, senza più farselo ripetere, camminò innanzi a Cimabue, dirigendo i passi all'abitazione del padre suo.

IV.

Lo mio maestro, ed io e quella gente,
Ch'eran con lui, parevan sì contenti,
Come a nessun toccasse altro la mente.
Purg. c. II, v. 115-117.

Laldomine, vecchia parente di ser Bondone, aveva di già ammanita la colezione, chè l'ora dello asciolvere era vicina. Le ricottelle, le castagne ed il pane erano già sovra una tavola di faggio disposti, e la vecchia massaja veniva allora dal fonte recando un secchio riboccante di limpida e fresca acqua. Accorgendosi ella d'alcuno che giungeva dietro lei, si rivolse e vide il piccolo Giotto, che saltellando.entrava, guidando a mano la rozza del

pittore.

Che diancine meni tu?

corse a dire la

vecchiarda.

Zitto, zitto Laldomine: ov'è il babbo, il babbo? chiese subito impaziente della risposta

il fanciullo.

E le pecore ove sono?

--

replicò la vecchia parente, senza punto abbadare alla inchiesta di lui e del pittore, che allor allora poneva piede nel cortile della casa, e che del pari domandava di ser Bondone.

-

pestando i piedi per l'impazienza, instava a chiedere Giotto.

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Ov'è il babbo, dico io?

Ve' ch'egli entra ;

rispose Laldomine stizzita : ora a lui a darti la rincanata.

E ser Bondone entrava infatti. A lui corse il figliuolo incontro e della destra indicando Cimabue al padre:

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gnifico pittore di Fiorenza e vuolmi condur seco ad apprender l'arte colaggiù: lasciatemi ire, ch'io diverrò pure un famoso dipintore.

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disse

e veramente

-Buon uomo; io son Maestro Cimabue, avanzandosi l'ospite di Giotto, pittore di Fiorenza, come vi ha detto il figliuolo vostro: voi potete chiederne a que' di Vallombrosa, che non han lunge di qui il loro convento; e la domanda che or vi ha fatta questo svegliato bimbo, io ve la ripeto del miglior senno. Egli ha a fare, dove i pronostici non m'ingannino, gran

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