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la trovò tuttavia ginocchione, abbandonata sul Crocifisso, colle chiome disciolte e profondamente addormentata.

Oh, era bella Piccarda, come la vedeva allora la moglie di Forese! Il pallore del suo volto gareggiava colla candidezza delle sue vestimenta : affranta dal dolore e dalla stanchezza, vinta dal sonno, così l'avrebbe il valoroso pennello di Giotto tolta a modello d'una sua Maddalena, se osservata l'avesse.

Nella non osava inoltrare per toglierla a quel sonno tranquillo, comunque la positura le potesse riuscire penosa.

Dormi

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pensava quella buona

dormi, o fanciulla, che nel sonno si taciono i tuoi dolori. Forse vive in essi tuttavia il tuo povero Bindo!

Non tardò a svegliarsi Piccarda, e non s'accorse appena della presenza di Nella, che fe' per· levarsi di là; ma le si erano intormentite le membra e ricadde.

Sorrise ella tristamente; ma poi ajutata da Nella, nuovamente si alzò e si assise sovra il suo letto tuttavia composto.

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- Nella, - venne a parlare Piccarda l'eredità ch'io raccolgo è di spine: ora mi basta però l'animo di non ricusarla. Questo Cristo mi ha parlato colla voce delle sue maggiori sofferenze, ed io mi sento forte anche per quelle nuove avversità che mi verranno. Odimi: ho sognato, e il mio sogno non è

forse vana ripercussione delle angosce del giorno. E' mi parve veder Bindo, bello, come bello mai no'l vidi altrettanto. Di ricche vesti adorno, ei mi porgeva la destra e mi guidava all'altare. lo seguir no'l voleva, perchè mi vedessi discinta, scapigliata e senza la nuziale ghirlanda; ma Bindo mi faceva animo, e Corso tutto a nero vestito, guadagnati i gradini dell'altare, levava la mano a questo medesimo Crocifisso, che là stava, e ne toglieva la corona di spine, e poscia venuto a me nuovamente, me la calcava sul capo e diceva: Eccoti il serto di sposa. Io correva colla mano per istrapparmi le spine, e le mie mani invece toglievano rose e ligustri, ed ogni dolore era svanito, e la mia veste era splendente, e il Cristo s'era staccato dalla croce e congiungeva la destrá di Bindo alla mia, e un canto di melodiose voci intuonava il verso del salmista:

Nella :

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Chi semina nel pianto in gaudio miete.

Coraggio adunque, o Piccarda, diceva questo sogno è un conforto che ti manda il cielo ogni tristezza però ti sarà mutata in gioja.

Quella rassegnata allora si coricò per alquanto, e poscia, come all'afflizione sua ed alla presa risoluzione crede conveniente, vestì gli abiti del corrotto.

Giunta la bassa ora di quel giorno, non si fece lungamente attendere Corso. Il quale veduta la sorella così cinta di gramaglie, rimase maravigliato, come quegli che non sapesse avere ella assistiti gli ultimi momenti del figliuol di Guido, e credesse ignorasse ella tuttavia del miserando fine di lui.

Corso stette alquanto in silenzio, nè Piccarda lo ruppe.

In tal mentre si intesero venir da 'lungi nella via fioche voci di canto: e l'attenzione un tratto eccitata nel superbo Donati, prolungò quella muta scena. Finalmente egli venne a dire:

Avete, o sorella, riflettuto a quest'ora, quanto sia santa la promessa data ad un letto di morte e santo il desiderio espresso da un morente? E Piccarda a lui:

Sì, fratello sacro è il desiderio di un morente e santa è la promessa data ad un letto di morte: tristo colui che spregia quel desiderio, che infrange quella promessa!

Una Donati non poteva mentire a sè stessa - ripigliò Corso, sentendosi allargar il cuore e questi sentimenti vi onorano, o sorella: dunque.

Il canto s'era venuto approssimando: ah! esso era lugubre: alcuno veniva condotto in quel punto con molta pompa di gente alla tomba. Corso s'arrestò un istante; Piccarda s'avvicinò alla vetriata,

e, visto il mortoro, rapida mosse al fratello e, pigliandolo d'un braccio, il trasse a riguardare nella via.

Le confraternite precedevano co❜loro torchi e drappelloni un feretro: intorno ad esso erano gravi personaggi, perocchè vestivano il lucco de' magistrati, ed una infinità di popolo seguivalo salmodiando e pregando. Corso riconobbe e la figura dell'Allighieri e quella di Guido Cavalcanti, e via via con essi Gentile de' Cerchi, Baldinaccio e Corso Adimari, Baschiera della Tosa, Naldo Gherardini, ed altri uomini tutti di conto e ch'ei sapeva suoi dichiarati avversarj; nè quindi dubitò che non fosse quello il mortoro del giovane Cavalcanti.

Piccarda, che non aveva abbandonato il braccio di Corso, allora gli gridò, indicandogli il feretro, che allora passava sotto il verone:

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Quello voi mandaste al sepolcro e me al monistero di Santa Chiara: eccovi la mia risposta: ecco la promessa che ho giurato al moribondo Bindo de' Cavalcanti.

Corso guardò biecamente la sorella, serrò pel furore i denti, ed urlò:

E tale sia di voi!

V.

Godi, Firenze, poichè se' sì grande,
Che per mare e per terra batti l'ali,
E per lo 'nferno il tuo nome si spande.
Tra gli ladron' trovai cinque cotali

Tuoi cittadini, onde mi vien vergogna;
E tu in grande onoranza nou ne sali.
Infer. c. XXVI, v. 1-6.

Destinata al ritrovo dei ribaldi mercenarj del Farinata, fu una stanzaccia sotterranea del palazzo i Donati. Stava essa dalla parte disabitata di quell'ampia casa, e sotto le scuderie, e vi si discendeva per una porta a tutti nascosta, di cui non avevan le chiavi che messer Corso Donati e Farinata, il quale era, come sappiamo, il suo famigliare demonio. Siffatta camera era a capo d'una fuga di

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