Sayfadaki görseller
PDF
ePub

Piccarda, la mia buona sorella, vive tranquilla e sicura sotto il suo tetto paterno, e che siccome il dover primo di religione sia l'osservanza a' comandamenti del proprio padre; così per il volere del suo defunto genitore appunto, dell'illustre messer Simone, ella è destinata ad andar moglie di messer Rosellino della Tosa, virtuoso gentiluomo, della probità del quale mi rendo io mallevadore a voi ed alle monache del vostro monistero.

Ma avete voi pensato, messer Corso, che Piccarda avversa queste nozze? che voi togliete a Dio una creatura a lui consacrata?

Iddio non può volere che nessuna creatura per lui si danni a sicura morte. Piccarda, che nelle mura di S. Chiara, moriva, riprenderà la salute libera e fra le cure affettuose d'un virtuoso consorte.

Non contendete, messere, col Signore: perocchè egli sia possente e la nostra dialettica non valga seco lui.

Ed io non contenderò d'avvantaggio, o padre. Voi avete detto che venivate ad onorevole cavaliero, e perchè sappiate che non diceste oltre il vero, abbiatevi questo: che avendo io data promessa a messer Rosellino della Tosa della mano della sorella, adempiendo all'ingiunzione del padre nostro, non sarò per mancare alla mia parola giammai. Siate or buono, o Fra Zanobi, d'attendere breve istante.

Inchinossi messer Corso a lui ed usciva di là. Dopo corto attendere, da opposta parte entrò Piccarda, che corse ad inginocchiarsi avanti il buon Francescano. Il quale rilevatala, e vedutala d'un mortale pallore in viso, e battuta ancora dalla sofferta violenza, la venne adagiando sopra. un'ampia seggiola, e quindi le si assise di fianco e favellò:

Coraggio, o figliuola! Sia fatta la volontà del Signore!

O padre, disse Piccarda ajutatemi a ritornare alla mia cella, perchè io morrei fra queste mura, con quello che si vuole da me.

La lotta con costoro è a noi impossibile cosa, o Piccarda. Il Signore Iddio vuole un'altra prova da voi e ad altro stato vi chiama che non sia la vita del chiostro.

- O padre!...—sclamò l' infelice Piccarda colla voce più desolata e levando, come in atto di supplicazione, le palme.

Ho tentato il suo cuore, e il cuore di quel feroce fu insensibile ad ogni santa parola: questa è forse la volontà del cielo: adoriamo i suoi santi decreti.

Ela mia promessa, o padre, ch' io doveva ripetere all'altare fra breve, e che mi legava sposa al Signore?

[ocr errors]

Egli ha voluto di voi altrimenti. Ora fa più d'un secolo che Gostanza, figliuola postuma di Rug

gieri, re di Puglia, era come voi, monaca nel monistero delle Basiliane in Palermo: e Guglielmo II, che pur nomossi il Buono, re di Sicilia, pel bene de'suoi sudditi, ajutato in ciò pur da Gualtiero arcivescovo di Palermo, tolse Gostanza alle sacre mura, e in luogo delle monacali bende, la cinse della nuziale ghirlanda, facendola sposa d'Arrigo VI imperatore di Germania. Gostanza trovò modo di non iscostarsi anche sul trono dalla via della virtù, ed ebbe voce tuttavia di santa, sebbene il marito fosse uomo sanguinario e crudele. ' Coraggio adunque, o fanciulla! Vi terrà conto il Signore d'avere col vostro sagrificio altri delitti così risparmiato.

Durò alcun tempo ancora il colloquio di Piccarda e Fra Zanobi, e la prima finì pure col rassegnarsi alla sorte che l'attendeva.

Correvano tempi efferati: messer Corso era per avventura il più possente uomo di Firenze, e Fra Zanobi colla saviezza e prudenza che gli consentivano gli anni, si avvisò di non intraprendere una lotta, nella quale per nulla guadagnando la religione, non egli, non Piccarda, sarebbero riusciti vittoriosi.

1 Vedi in fine la nota storica intorno a Gostanza imperatrice.

IX.

Ma dimmi, se tu sai, dov'è Piccarda?

La mia sorella, che tra bella e buona
Non so qual fosse più, trionfa liela
Nell'alto Olimpo già di sua corona.

Purg. c. XXIV, v. 10, 13-15.

La chiesa di S. Martino del Vescovo era a grandissima festa addobbata. Drappi, arazzi, festoni di fiori ne adornavano le pareti, messi nel più solenne modo gli altari e per infiniti doppieri illuminati. Era oltre mezz'ora, che gentiluomini superbamente attillati giungevano d'ogni sesto sopra cavalli splendidamente bardamentati: dame giungevano del pari delle più ricche vesti e di preziose contigie ornati, e tutti entravano nel tempio, le cui porte erano da inesorabili alabardieri guardate.

Scalpitavano sul piazzale i corsieri trattenuti da' staffieri; domestici gallonati stavano in crocchi raccolti e il popolo affluiva d'ogni parte a riguardare.

Finalmente la venuta di messer Corso, seguíto da una cavalcata de' suoi nobili consorti, annunziò imminente l'arrivo della sposa.

Rosellino della Tosa infatti, sopra il più bello e vivace palafreno, di singolare bianchezza, ed egli pure di candido abito del più costoso drappo vestito, tenne dietro subitamente, circondato da'suoi ricchi aderenti.

Sedie, a foggia di palanchini chiusi, seguitavano incontanente, portate da gallonati servi, e per gli sportelli avreste veduto le dame che formavano il corteggio della sposa; poichè veramente era Piccarda il soggetto di tutta quella festa; era la povera Piccarda che si conduceva all'altare.

Rosellino, quando fu alla porta della chiesa, balzò leggiadramente da cavallo, gettando le redini al giovincello che gli serviva da palafreniero, e coi più cortesi ed eleganti modi corse a Piccarda, che compli di graziose parole, ajutandola a scendere dal palanchino.

Madonna Nella le fu tosto al fianco del pari, e la presenza di lei fe' meglio a quella sventurata, che non quella di Rosellino, e così accompagnata e seguíta poi da molte gentildonne parenti od aderenti al casato, entrava in chiesa.

[ocr errors]
« ÖncekiDevam »