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Egregio Amico,

Gli intendimenti ch'io ebbi a dettar queste Istorie Italiane del Secolo Decimoterzo, quali ebbi ad esporre lo andato anno nel farmi a pubblicarne il primo volume, s'io debba aggiunger fede alle graziose parole degli amici, e più a' giudizj da' giornali liberamente emessi, vennero generalmente compresi, ed io ne ritrassi onorevole incitamento a proseguir nel lavoro.

Avvalorato dallo spaccio, indizio il più delle volte sicuro, o, se non altro, men dubbio, del suffragio del pubblico, il mio Editore mi muoveva ricerca della prosecuzione, ned io avevo ragione a rifiutarla, quantunque le cure del mio ministero mi si crescessero sotto mano. Le ferie autunnali, che or si vanno chiudendo, permettendomi il non avvocare, quasi interamente concessi a riordinare i vecchi materiali, e venni così disponendo quanto potesse bastare a fornire questo secondo volume.

Il quale pur volendo riporre sotto l'egida d'un nome che diletto suonasse all' orecchio e nell'anima d'ogni buon Italiano, come adoperai lo scorso anno, che il primo volume raccomandai al nome del nostro Giulio Carcano, ora intitolo al tuo; siccome quello che, per le leggiadre e valorose opere del tuo ingegno desti soavi reminiscenze e cari palpiti di affetto in ogni cuore bennato e suoni riverito nel nostro in

tero paese. Chi non ricorda infatti il tuo Tasso? chi non ricorda le Ore tristi e le Ore liele, possenti emanazioni della tua soave ed ispirata fantasia ?

E perchè in queste opere e in tutte le altre tue, sebbene sieno per lo più di poesia, ed il lirico entusiasmo quindi le governi, pur non obbliato è giammai, come veggiamo di molti a questi giorni, lo fren dell' arte, che non lasciava ir più oltre il divino Allighieri (lo che dimostri non aver tu solamente da natura sortito l' anima capace di alta poesia, ma a questa esserla tu co' buoni e assidui studj venuta severamente informando), ho pensato non doverti riuscir discaro il mio divisamento d'indrizzarti questo nuovo volume. A te so essere prezioso il sacro poema di Dante, come lo sia a tutti i veri poeti: epperò non ti possono sembrare superflui quegli scritti che valgano a diffonderne la conoscenza e l'amore.

In ogni modo, ponendo il tuo nome in fronte al mio libro, io mi volli provveduto di validissima commendatizia presso i buoni lettori, e tu avrai una prova novella della molta considerazione, nella quale sei tenuto da tutti e di cui con quest'atto ha creduto rendersi interprete presso te

Milano, addi 31 ottobre 1854.

L' amicissimo tuo

PIER AMBROGIO CURTI.

PRIMO AMORE DI DANTE

E

LA POESIA NEL SECOLO DECIMOTERZO

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