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di Folco avesse maravigliosa bellezza, ma fosse di maggiore onestà (miræ pulchritudinis, sed majoris honestatis); e il Boccaccio così la descrive: « leggiadretta assai, secondo la sua fanciullezza, e ne'suoi atti gentilesca e piacevole molto: con costumi e con parole assai più gravi e modeste, che il suo picciol tempo non richiedeva, e oltre a questo aveva le fattezze del volto dilicate molto, e ottimamente disposte e piene, oltre alla bellezza, di tanta onesta vaghezza, che quasi un' angioletta era reputata da molti. Ella era vestita d'un nobilissimo colore umile ed onesto sanguigno, cinta e ornata alla guisa che alla giovanissima sua etade si convenia » 1.

La piccola Bice, fatta rossa, oltre l'usato, in viso, porgeva già la mano a ricevere quel vago dono, allorchè quella d'un' altra fanciulletta dispettosa via strappava quel mazzo. Dante non potè contenersi, nell' impeto dell'ira, di punire quell'atto inverecondo, dando d'un buffetto sulla faccia di quella petulante. Il mazzo rotolò per terra, la fanciulla gettò un acuto strido, ruppe in dirotto pianto e corse alla madre facendo alto rumore di grida.

Era quella fanciulletta Gemma Donati.

Figliuola di Manetto Donati, e parente di Messer Corso, famoso tanto nelle storie di que'tempi, di ca

1 Vita di Dante. Vedi anche il principio della Vita Nova di Dante medesimo.

rattere alquanto bisbetico e violento, aveva tenuto d'occhio dal suo principio la composizione del mazzo di fiori, e certamente aveva fatto su d'esso assegnamento, perchè se ne tenesse frodata quando il vide alla Beatrice destinato.

La cattivella reclamava dalla propria madre la punizione di Dante, e Madonna Bella che ne ascoltava il piato, già s'era mossa a riprenderne gravemente il figliuolo, quando quest' angioletta di Bice, facendosi innanzi col mazzo di fiori ch'ella aveva raccolto, e, porgendolo a Gemma, rattenne passo di Madonna Bella.

il

Gli altri fanciulli, che erano stati presenti, accorsero, e narrando l'accaduto, scagionarono Dante e la rincanata toccò invece alla piccola accusatrice.

La generosità di Bice nel rispondere alla scortesia di Gemma, col cederle il mazzo, toccò al vivo nel cuore di Dante. Egli per la soavità de'suoi modi e per quello schifo, che io ebbi a notar più sopra, delle puerili baldorie, erasi a malincuore lasciato trascinare da quella turba di ragazzi; nulla quindi di meglio che l'accaduto autorizzavalo a disgiungersi da que'fragorosi trastulli, e seduto in disparte, recandosi, nelle mani un libro che sul tavoliere trovato aveva, lo si pose a sfogliare, ed a palliare con ciò le varie fantasie che gli si andavano suscitando nella mente.

Ma in cima ad esse sedeva la vezzosa figliuola di messer Folco. Il correre che ella aveva fatto

a porgere i fiori a Gemma, stornando così la procella che pareva essersi sopra di lui addensata, eragli sembrata la più eloquente difesa dell'irritato atto, ed allora il suo povero cuore batteva, ma d'un palpito più frequente, ma nuovo, e di tale natura, ch'ei non sapevasene veramente rendere la ragione, e gli occhi suoi correvano a cercare la divina persona di Bice, come una consolazione, come il supremo de' beni che osasse egli sperare.

Oh! egli, poeta fin d'allora, poeta dalla natività, circondava nella sua calda fantasia quella leggiadra testa, quasi fosse la testa d'un angelo, d'una aureola di luce divina, e quelle membra d' un'aura immortale. Ogni qual volta per caso ella toglievasi allo sguardo di lui, egli ne provava ineffabile rincrescimento, ed un tale difetto, quasi che la vita gli venisse allora mancando. Come mai sentivasi in quel punto tratto a levarsi e cercarla e parlarle, ma non l'osava, tanta era la venerazione che ella gli aveva d'un sol tratto ispirata!

In quel punto dico veramente (così si esprime nel principio della Vita Nova l'Allighieri stesso), che lo spirito della vita, il quale dimora nella secretissima camera del cuore, cominciò a tremare sì fortemente che appariva nelli menomi polsi orribilmente... D'ora innanzi, dico, che amore signoreggiò l'anima mia, la quale fu si tosto a lui disposata;

e cominciò a prendere sopra me tanta sicurtade e tanta signoria per la virtù che gli dava la mia immaginazione, che mi convenía fare compiutamente tutti i suoi piaceri. Egli mi comandava molte volte ch'io cercassi per vedere quest'angiola giovanissima, e vedeala di sì nobili e laudabili portamenti, che certo di lei si poteva dire quella parola del poeta Omero: Ella non pare fatta d'uomo mortale, ma da Dio. »

Il resto del giorno trascorse assai lieto nella casa di Messer Folco: sontuoso il banchetto, ilari i consorti tutti e folli i fanciulli, e quando venne la bass'ora, s'intrecciarono i tondi balli, e fu allora la miglior parte del trattenimento dei giovinetti; ma non per Dante, che già in preda d'una soave malinconia, non aveva altro pensiere che in Bice, e standosene in disparte, riguardava i suoi vispi eoetanei, che instancabili menavano la ridda: beato la volta che l'abito della sua gentile fanciulla, sospinta presso lui dai vortici del ballo, lui leggieramente transitando toccasse.

Le allegrezze si protrassero ad ora tarda, e, così fra la letizia degli amici, i suoni e le danze, fu solennizzata in casa i Portinari la festa di Calendimaggio, insino a che arrivò il momento che le famiglie s'accommiatassero di là. Fu allora uno scambiarsi di saluti e di baci tra'fanciulli, un darsi la posta per altri allegri convegni, e un promettersi vicendevole affetto. Prima che al nostro Dante

toccasse alla sua volta baciare le innocenti labbra della fanciulletta Portinari, fatto bianco in viso, tremò nella persona, e sentì un certo brivido corrergli le vene, come veramente soglia intervenire ad innamorato garzone, che dopo lunghi sospiri, dopo lunghe speranze, finalmente giunga a poter deporre le sue labbra sulle labbra dell'amata sua donna.

Dante adunque baciò la Beatrice, come cosa santa, e poi spiccandosi da lei, tra persona e persona cacciandosi, corse a celare l'amorosa confusione.

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