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Riman tu qui con lei,

E del tuo servo, ciò che vuoi, ragiona
E s'ella per tuo priego gli perdona,
Fa che gli annunzi in bel sembiante pace.

Gentil Ballata mia, quando ti piace,
Muovi in quel punto che tu n'aggi onore 1.

1 Questa Ballata si divide in tre parti. Nella prima dico a lei, ov' ella vada; e confortola, perch' ella vada più sicura: e dico nella cuti compagnia si metta, se vuole sicura andare, e senza pericolo alcuno. Nella seconda dico quello che a lei s'appartiene fare. Nella terza la licenzio di gire, quando vuole, raccomandando il suo movimento nelle braccia della sua fortuna. La seconda parte comincia: Con dolce suono. La terza: Gentil Ballata. (DANT. V. N.)

SONETTO VI.

Battaglia de' diversi pensieri amorosi.

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Tutti li miei pensier parlan d' Amore,
Ed hanno in lor sì gran varietate,
Ch'altro mi fa voler sua potestate,
Altro folle ragiona il suo valore;

Altro sperando m'apporta dolzore;
Altro pianger mi fa spesse fiate;
E sol s' accordano in chieder pietate,
Tremando di paura, ch'è nel core.

Ond' io non so da qual, materia prenda;

E vorrei dire, e non so ch' io mi dica:

Così mi trovo in amorosa erranza.

E se con tutti vo' fare accordanza, Convenemi chiamar la mia nimica, Madonna' la Pietà, che me difenda.

1E ́dico Madonna, quasi per isdegnoso modo di parlare. (DANT. V. N.)

SONETTO VII.

Rise Beatrice con altre donne vedendo il Poeta estatico e pieno di tremore nel contemplarla.

Coll' altre donne mia vista gabbate;
E non pensate, donna, onde si mova,
Ch'io vi rassembri si figura nova,
Quando riguardo la vostra biltate.

Se lo sapeste, non poria pietate
Tener più contro a me l' usata prova :
Che quando Amor sì presso à voi mi trova,
Prende baldanza, e tanta sicurtate,

Che'l fier tra' miei spirti paurosi;
E quale ancide, e qual caccia di fora,
Sicch' ei solo rimane a veder vui;

Ond' io mi cangio in figura d' altrui; Ma non sì, ch' io non senta bene allora

Gli guai de' discacciati1 tormentosi.

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Degli spiriti scacciati da Amore, e che si sforzano di ritornare in seggio.

SONETTO VIII.

Dice, nello stesso argomento, gli effetti di questo scherno, e dipinge l'infelice suo stato.

Ciò che m'incontra nella mente, more,
Quando vengo a veder voi, bella gioja;
E quand' io vi son presso, sento Amore,
Che dice: fuggi, se 'l perir t'è noja.

Lo viso mostra lo color del core,
Ch' è tramortendo, dovunque s'appoja;
la ebrietà del gran tremore

E

per

Le pietre par,

che gridin: moja, moja.

Peccato face, chi allor mi vide,

Se l'alma sbigottita non conforta,
Sol dimostrando che di me gli doglia;

Per la pietà, che 'l vostro gabbo uccide',
La qual si cria nella vista morta
Degli occhi, ch'hanno di lor morte voglia.

1 Lo gabbare di questa donna, lo qual trae a sua simile operazione coloro che forse vedrebbono questa pietà. (DANT. V. N.)

SONETTO IX.

Aggiunge, che la speranza di guarire, benchè delusa, il riconduce pur sempre a veder la sua donna.

Spesse fiate vegnonmi alla mente
L'oscure qualità, ch' Amor mi dona:
E viemmene pietà sì, che sovente
I' dico: lasso! avvien egli a persona?

Ch' Amor m' assale si subitamente,
Che la mia vita quasi m'abbandona:
Campami un spirto vivo solamente;
E quel riman, perchè di voi ragiona.

Poscia mi sforzo, che mi voglio atare;
E così smorto, d'ogni valor voto,
Vegno a vedervi, credendo guarire.

E se io levo gli occhi per guardare,
Nel cor mi s'incomincia un terremoto',
Che fa da' polsi l'anima partire.

1 Terremoto per tremito violento è iperbole da non imitarsi.

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