E l'un dicea or vedi bella drnda; Dicea l'altro: ella muda;
E così la lasciaro in grande scorno.
Similemente addivien tutto giorno.. D'uomo, che si fa adorno
Di fama o di virtù, ch' altrui dischiuda: Che spesse volte suda
Dell' altrui caldo tal, che poi s'agghiaccia. Dunque beato chi per se procaccia.
Al poco giorno, ed al gran cerchio d'ombra Son giunto, lasso, ed al bianchir de' colli, Quando si perde lo color nell' erba:
E 'l mio disio però non cangia il verde, Si è barbato nella dura pietra,
Che parla e sente, come fosse donna.
Similemente questa nova donna
Si, sta gelata, come neve all' ombra: Che non la move, se non come pietra, Il dolce tempo, che riscalda i colli, E che gli fa tornar di bianco in verde, Perchè gli copre di fioretti e d' erba.
Quando ella ha in testa una ghirlanda d'erba, Trae della mente nostra ogni altra donna;
Perchè si mischia il crespo giallo e 'l verde,
Si bel, ch' Amor vi viene a stare all' oinbra: Che m'ha serrato tra piccioli colli Più forte assai, che la calcina pietra.
Le sue bellezze han più vertù, che pietra, E 'l colpo suo non può sanar per erba; Ch' io son fuggito per piani e per colli, Per potere scampar da cotal donna: Onde al suo lume non mi può fare ombra Poggio, nè muro mai, nè fronda verde.
Io l'ho veduta già vestita a verde
Si fatta, ch' ella avrebbe messo in pietra L'amor, ch' io porto pure alla sua ombra: Ond' io l'ho chiesta in un bel prato d'erba Innamorata, come anco fu donna,
E chiusa intorno d' altissimi colli.
Ma ben ritorneranno i fiumi a' colli Prima, che questo legno molle e verde S' infiammi, come suol far bella donna
Di me, che mi torrei dormire in pietra Tutto il mio tempo, é gir pascendo l'erba, Sol per vedere u' suoi panni fanno ombra.
Quandunque i colli fanno più nera ombra, Sotto un bel verde la giovene donna Gli fa sparir, come pietra sotto erba.
Fresca rosa novella,
Piacente primavera,
Per prata e per rivera,
Gajamente cantando,
Vostro fin presio mando alla verdura.
Lo vostro presio fino
In gio' si rinnovelli Da grandi e da zitelli, Per ciascuno cammino: E cantine gli augelli Ciascuno in suo latino Da sera e da mattino Sulli verdi arbuscelli. Tutto lo mondo canti, Poi che lo tempo vene, Sì come si convene Vostra altezza presiata, Che sete angelicata criatura.
Ch' io non saccio contare;
E chi porria pensare oltr' a natura?
Oltra natura umana Vostra fina piacenza Fece Dio per essenza Che voi foste sovrana; Perchè vostra parvenza Ver me non sia lontana: Or non mi sia villana La dolce provvedenza. E se vi pare oltraggio, Ch' ad amarvi sia dato, Non sia da voi biasmato:
Che solo Amor mi sforza,
Contra cui non val forza nè misura.
Morte, poi ch' io non trovo a cui mi doglia, Nè cui pietà per me mova sospiri,
Ove ch' io miri, o 'n qual parte ch' io sia; E perchè tu se' quella che mi spoglia D'ogni baldanza, e vesti di martiri, E per me giri ogni fortuna ria; Perchè tu, Morte, puoi la vita mia Povera e ricca far, come a te piace: A te conven, ch' io drizzi la mia face, Dipinta in guisa di persona morta. Io vegno a te, come a persona pia, Piangendo, Morte, quella dolce pace, Che colpo tuo mi tolle, se disface La donna che con seco il mio cor porta, Quella ch'è d' ogni ben la vera porta.
Morte, qual sia la pace che mi tolli, Perchè dinanzi a te piangendo vegno, Qui non l'assegno: che veder lo puoi, Se guardi agli occhj miei di pianti molli, Se guardi alla pietà ch' ivi entro tegno, Se guardi al segno ch' io porto de' tuoi. Deh, se paura già co' colpi suoi
M' ha cost concio, che farà 'l tormento, S'io veggio il lume de' begli occhj spento, Che suole essere a' mici sì dolce guida? Ben veggio che 'l mio fin consenti e vuoi:
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