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Cupido per inavvertenza, s' innamora d' Adone. Purg. XXVIII, 65.
Venere, pianeta. Purg. I, 19. VIII, 2. E segg. Nel cielo di Ve-
nere s'appunta l'ombra del nostro mondo; cioè l'ombra del
corpo terrestre, fatta in figura conica, viene a toccare colla punta
del cono detta sfera di Venere, e non passa più avanti. Par. IX,118.
Venesse, per venisse; in rima. In. I, 46.

Vengiare, vendicare. In. IX, 54. XXVI, 34.
Vengiato, vendicato. Par. VII, 51.

Venien, venivano. In. XVI, 7. Purg. III, 92. XIX, 123.
Venire, per divenire. In. XX, 59. Par. II, 12. XXXIII, 52.
Venire a vista, darsi a vedere. Par. XVII, 44.

Venire in grado a chi che sia. Acquistare la sua grazia. Par.
XV, 141.

Venire meno, per tramontare, nascondersi. Par. XIII, 9. In
questo senso i Latini dicevano deficere. E per dileguarsi, sparire.
Par. III, 15. E in altri luoghi.

Venir per alcuno, cioè, venire a pigliarlo. In. XXVII, 112.
Venirsene con gli occhi, andar correndo col guardo. Par. XXXII,

115.

Veni, Sponsa, de Libano. Vieni, o Sposa, dal Libano. Parole
della Cantica di Salomone, al Cap. 4. Vers. 8. Purg. XXX, 11.
Venite a noi parlar, cioè, a parlare a noi. In. V, 81.
Venite, benedicti Patris mei. Venite, o benedetti del Padre mio.
Parole di Gesù Cristo nel Vangelo di S. Matteo, al Capo 25. Verso
34. colle quali egli chiamerà gli eletti in Paradiso, nel giorno del
finale giudizio. Purg. XXVII, 58.

Veniva intero il creder mio; cioè, mi riusciva ciò ch'io cre-
deva. In. XXVII, 69.

Ventare, tirar vento, soffiare. In. XVII, 117. Purg. XVII, 68.
Ventiduo, ventidue. In. XXIX, 9.

Ventilare il fianco, batter l'ali. Par. XXXI, 18.

Vento, forse per gloria mondana. Par. III, 119.

VENTO di SOAVE (per Svevia) * altri, e forse meglio, legge : Vanto*
Secondo, e terzo vanto di Soave. Par. III, 119, 120. V. Arrigo V.
e Federigo II. Imperadori.

Ventraja, sito del ventre. In. XXX, 54.

Venusto, bello, gentile. Lat. venustus. Par. XXXII, 126.

Ver, particella: cioè, in paragone, rispetto. Par. XXVII, 95.
Veramente, per quello che i Latini dicono scilicet,

nimirum;
o in luogo di verumtamen. Par. I, 10. VII, 61. XXXII, 145.
Verba, parole. Par. I, 70. È voce Latina.

Verbo, parola. Lat. verbum. In. XXV, 16. Per ragionamento.
Par. XVIII, 1.

Verbo divino. La Sapienza divina, il Figliuol di Dio. Par. XIX,
45.

VERCELLO, O VERCELLI, città posta a' confini del Piemonte, dove
principia la Lombardia. In. XXVIII, 75.

Vercello e Marcabò. Lo dolce piano Che da Vercello a Marcabò
dichina. In. XXVIII, 74. V. Lombardia. * Questa allusione, usando

la parola geografica può interpretarsi con precisione la valle Lom-
barda.

VERDE, fiume non lontano da Ascoli, città della Marca d'Ancona,
il quale va a scaricarsi nel Tronto. Purg. III, 131. Par. VIII, 63.
Verdissimo, verde in sommo. In. IX, 40.

Verghetta, picciola verga. In. IX, 89.

Vergine sorella, per monaca, suora Par. III, 46.
Vergogna, per le parti vergognose. In. XXXII, 34.
Vergognare, per vergognarsi. Purg. XXVI, 81. XXXI, 64.
Veri, per verità. Par. X, 158.

Vermena, sottile, e giovane ramicello di pianta. In. XIII, 99.
Vermo, verme; in rima. In. VI, 22. XXIX, 61. XXXIV, 108.
Vermo. Verme, serpente. Così chiama Dante il can Cerbero. In.
VI, 22. Tibullo parimente nella. 3. Elegia del 1. Libro : Tum
niger in porta serpentum Cerberus ore stridet.

Vernaccia, spezie di vin bianco squisito. Purg. XXIV, 24.
Vernare, per isvernare, passare il verno. Purg. XXIV, 64. Per
patir gran freddo. In, XXXIII, 135. Per far primavera. Par. XXX,
126, Manca quest' ultimo significato nel Vocabolario della Crusca.
Vero, per giustizia. Par. XVII, 54.

VERO. Luce che da sè è vera, chiama Dante la divina Essenza,
la quale non riceve da verun altro la sua perfezione. Par. XXXIII, 54.
Vero, se 'l vero è vero; cioè, se la Scrittura Sacra non mente.
Par. X, 113.

VERONA, città nobilissima di Lombardia, edificata da' Galli
Senoni, madre in ogni tempo d'Uomini eccellenti. Purg. XVIII,
118. Palio che si corre in essa. In. XV, 122.

VERONESE. Di Verona. In. XX, 68.

VERONICA. Il Santo Sudario, dove impressa rimase l' imagine
del Redentore; così detto, quasi vera icon. Par. XXXI, 104.

Ver primo, che l'uom crede; sono quegli assiomi semplicissimi,
che non abbisognano d'esser dimostrati a forza di discorso, ma
sono per sè noti: anzi per mezzo loro si vengono a provare gli
altri teoremi più composti. Par. II, 45.

VERRUCCHIO, castello nel Territorio di Rimini. In. XXVII, 46.
Verso, particella, per in paragone. col secondo, e col quarto
caso. In. XXXIV, 59. Purg. VI, 142.

VESO, monte, parte dell' Alpi, dove nasce il Pò. In. XVI, 93.
Vespero, sera. Lat. Vesper. Purg. III, 25. XV, 139.

Veste, figuratamente. Per lo corpo. Purg. I, 75.

Vestige, per vestigi. Par. XXXI, 81.

Vestigge, per vestigio; in rima. Purg. XXXIII, 108.
Vestire, per monacare. Par. III, 99.

Vestir le piume a chi che sia; cioè, mettergliele intorno. Par.
XV, 54.

Vestire. Colore che veste vetro; cioè, che trasparisce per vetro.
Par. XX, 80.

Vestito colle genti gloriose, cioè, vestito d'un abito della stessa
foggia, e colore, con gli altri beati. Par. XXXI, 60. V. Abituati.

Vetta, sommità, cima. Purg. VI, 47.
Vetusto, antico, vecchio. Lat. vetustus.. Par. VI, 139. XXII,

124.

Vexilla regis prodeunt inferni. Escono i gonfaloni del re infer-
nale. In. XXXIV, 1. Contraffà in questo verso il Poeta l' Inno che
canta la Chiesa in lode della Santa Croce.

Uficio non COMMESSO. Perchè si teme uficio non commesso. Purg.
X, 57. V. Oza.

Uficio apostolico, intendi la carica d' Inquisitore contra l' eretica
pravità, conferita dalla Santa Sede al glorioso San Domenico. Par.
XII, 98.

UGHI, famiglia nobile Fiorentina. Par. XVI, 88.

UGO. Il Conte Ugo da Lucimborgo fu Vicario in Toscana per
Ottone Imperadore. Fu eccellente nel governare, e molto religioso.
Fondò più Badie. Fecesi amici i Pulci, i Neoli, i Conti Gangalandi,
i Giandonati, e quelli della Bella, a' quali tutti donò l'arme sue,
ch' erano liste rosse, e bianche; e altri privilegi. I Pulci solamente
ritengono l'arme propria del Conte. Gli altri tutti l'hanno variata.
Mori il Conte del mese di Decembre il giorno di S. Tommaso Apo-
stolo; laonde ciascun anno in detto di i Monaci di Badia celebrano
le sue esequie. Par. XVI, 128.

UGO CIAPETTA, o CAPETO, uomo potentissimo in Parigi a' tempi
che s'estinse la seconda razza de' Re di Francia, discendenti da
Carlo Magno, essendosi l'ultimo di detta stirpe renduto Monaco.
In quell'occasione Ugo col mezzo de’Grandi del Regno suoi amici,
acquistò la corona per sè, e pei suoi discendenti, la prosapia de'
quali dura tuttavia a' nostri giorni. Purg. XX, 45, 49. E segg.

UGO DA S. VITTORE. Questi fu di Pavia, e Monaco del monistero
di S. Vittore, uomo dottissimo nelle sacre lettere, e scrittore di
molti libri. Par. XII, 152.

UGOLIN D' Azzo, della nobilissima, e potentissima famiglia degli
Ubaldini. Purg. XIV, 105.

UGOLINO DE CONTI DELLA GERARDESCA, nobile Pisano, di fazion
Guelfa, il quale s' accordò con l' Arcivescovo Ruggieri degli Ubal-
dini, di fazion Ghibellina, per cacciar Nino Giudice di Gallura,
Guelfo, figliuolo d' una figliuola di esso Conte, ch' era divenuto
Signor di Pisa; e con tale ajuto, cacciatolo, fecesi padrone della
città in luogo suo. Ma l'Arcivescovo mosso da invidia, gli concitò
contra il popolo, accusandolo che avesse tradita la patria, resti-
tuendo a' Fiorentini, ed a' Lucchesi alcune loro castella, possedute
da' Pisani; per la qual cosa il popolo, mosso a furore, corse alle
case del Conte, e presolo con quattro suoi figliuoli, il misero in
una torre sulla piazza degli Anziani : poi, passati alquanti giorni,
diedero ordine che non gli fosse più dato mangiare, e gittarono le
chiavi della torre in Arno: e quivi insieme co' figliuoli il lasciarono
miseramente morire di fame. Per la qual cosa fu quella prigione
chiamata la torre della fame. In. XXXIII, 15. E segg.

UGOLINO DE' FANTOLINI, gentiluomo di Faenza, dotato di molte
virtù, ma morto senza successione. Purg. XIV, 121.

UGUCCIONE, picciolo figliuolo del Conte Ugolino della Gerardesca.
In. XXXIII, 89. V. due paragrafi sopra.

Via, per modo, e ragione. Purg. III, 35.

Via, particella significante abbominio. Lat. apage, apage te. In.
XVIII, 63. Via costà. Levati di qua. In. VIII, 42.

Via via, tosto tosto. Purg. VIII, 39.

Vicario di Pietro, per l'Angelo, da cui finge Dante aprirsi la
porta del Purgatorio. Purg. XXI, 54.

Vice, per vece, scambio. Par. XXVII, 17. Per volta, fiata. Par.
XXX, 18.

*

-

*

VICINO a' monti, de'quali prima uscío. Par. VI, 6, Allude a'
monti presso di Troja, dove Costantino ridusse la sede dell'
impero romano e donde era originata con Enea venuto in Italia.
Vicino, per cittadino, o concittadino. In. XVII, 68. Purg. XI,
140. Par. XVI, 135. XVII, 97. Così il Petrarca nel Sonetto 71.
Dove piange la morte di M. Cino da Pistoja :

Pianga Pistoja, e i cittadin perversi,

Che perdut' hanno sì dolce vicino.

E pare che derivi da vicus (vico), e ch'indi si chiamassero
vicini gli abitatori e i nativi dello stesso borgo; però il significato
primitivo di vicino dovrebb' essere concittadino, e conterraneo; e
così intendevasi nelle lingue romane, e ne rimase traccia sino a'
giorni di Montaigne nativo Guascone e dal quale Clemente V.
il Guasco di Dante, è accennato Pape Clément mon voisin.
Essais, lib. I. Cap. XIX. *

Vicino, per quello che la Scrittura Sacra chiama prossimo.
Purg. XVII, 115.

Vicino tal, cioè, a tale. In. XXXIII, 15.

Vico, per contrada, luogo. Purg. XXII, 99. Par. X, 137. Lat.
vicus.

VICO DEGLI STRAMI, contrada in Parigi. Par. X, 137.

Viddi, per vidi; in rima. In, VII, 20.

Vidili, per vidi a lui. In. XXXIV,

Vien, per avviene. In. VII, 90.

90.

Vien, per vieni. Purg. VI, 117. VII, 21. XVI, 66. V. Tien.
Vienne, cioè, ne vieni, vientene. Purg. XXIII, 5.

Vie più ch' indarno, cioè, indarno affatto. Par. XIII, 121.
Vieto, per invecchiato, disusato. In. XIV, 29. Dal Latino vietus,
che significa languido, spossato.

Vige, si conserva in vigore. Lat. viget· Par. XXXI, 79.

Vigilare nell' eterno die. Purg. XXX, 103. V. Vegliare nell'

amor sacro.

Vigilia de' sensi, chiama Dante la vita. In. XXVI, 114.

Vigliare, per iscegliere, e separare. Purg. XVIII, 66.
Vigna, per la Chiesa. Par. XII, 68. XVIII, 131.

Vignajo, custode della vigna; e figuratamente, il Sommo Pon-
tefice. Par. XII, 87.

VIGNE (PIERO delle). In. XIII, 58. V. Pier delle Vigne.

Villa, per città; alla maniera de' Franzesi. In. I, 109. XXIII,
95. Purg. XV, 97. Par. XX, 39. XXII, 44.

VILLA, Del cui nome, ne' Dei fu tanta lite. Purg. XV, 97. V.
Atene. La gran VILLA, In. XXIII, 95. V. Firenze.

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Vime, per legame; dal Latino vimen. Par. XVII, 100. XXIX,
36.

Vincastro, verga, bacchetta. In. XXIV, 14.

Vincente, che avanza, e vince. Par. X, 64.

VINCENZA, città nobile della Marca Trivigiana, posta intra Pa-
dova, e Verona. Par. IX, 47.

Vincere, per attrarre a sè. Par. XXVIII, 128. Per abbagliare.
Par. XXIX, 9. XXX, 11.

Vinci, nome, per vincoli, legami. Par. XIV, 129.

Vincia, per vincea; in rima. In. IV, 69.

VINCISLAO, figliuolo di Ottachero Re di Boemia, uomo di pessimi
costumi. Purg. VII, 101.

VINEGIA. Venezia una delle principalissime città d'Italia, sede
d'una molto potente, e ben governata Repubblica. Par. XIX, 141.
VINIZIANI, per la serenissima Repubblica di Venezia. In. XXI, 7.
Vinum non habent. Non hanno vino. Parole della Beata Ver-
gine al suo divin Figliuolo, nel convito di Cana di Galilea. V.
l' Evangelio di S. Giovanni, al capo 2. Verso 3. Purg. XIII, 29.
VIPERA. La Vipera che i Milanesi accampa. Purg. VIII, 80.
Intendi l'arme (gentilizia) di casa Visconti, potentissima in Mi-
lano a' tempi del nostro Poeta. * Mostra un serpente con un Bam-
bino fra' denti. V. In quest' indice Nino di Gallura e Beatrice
d'Este.

Vipistrello, nottola. In. XXXIV, 49.

VIRGILIO. Poeta eccellentissimo, a tutti noto. Par. XVII, 19. Cir-
conscritto dal luogo ove nacque. Purg. XVIII, 82. Lodato. Purg.
VII, 16. Mori a Brindisi, e fu sepolto a Napoli. Purg. III, 27.
Finge Dante, essere egli stato sua guida per lo 'nferno. In. 1, 79.
E in altri luoghi senza numero chiamato da Dante nostra maggior
Musa; cioè il Principe de' Poeti latini. Par. XV, 26. A' conforti di
Beatrice si muove dal Limbo. Par. XXVI, 118.

Viro, per uomo fatto Lat. vir. In. IV, 30. Per illustre per-
sonaggio. Par. XXIV, 34. Più che viro; cioè, uomo di straordi-
nario valore. Par. X, 132.

VIRTU, le tre sante virtù, cioè, la Fede, la Speranza, e la Carità,
proprie de' Cristiani, e non conosciute da' Gentili. Purg. VII, 34.
Virtualmente, in virtù, e potenza. Purg. XXV, 96. XXX,

116.

Virtù che vuole, chiama Dante la volontà. Purg. XXI, 105.
Virtù che vuole freno a suo prode, chiama Dante l'appetito,
il quale ricerca d'esser frenato, per sua utilità. Par. VII, 26.
VIRTUDI. Secondo coro d' Angeli della seconda gerarchia. Par.
XXVIII, 122.

Virum non cognosco. Io non conosco uomo. Parole della Beata

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