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distrugge i canoni della Chiesa? distrugge la tradizione? distrugge tutto? Un bel SI può esser risposto soltanto dalrivoluzione del 1860.

Si tace, dice il Febbronio, il Concilio di Lione, si tace quello di Francfort; l'uno fu Provinciale di pochi Vescovi, l'altro fu plenario Occidentale, ma neanco di tutto Occidente. Or bene: cotesto silenzio torna a distruzione d'un giure divino, a distruzione di quello che già i canoni aveano sancito? Vi ricorda l'ecumenico Concilio di Sardica, vi ricorda la pratica dell' universa Chiesa fin dal primo secolo, e sappiatemi a dire, di grazia, quale breccia faccia nell' animo di chicchessia questo bel raziocinio dell' amato Febbronio! Gli stessi Vescovi Salonio e Sagittario (presenti a quel Concilio) venendo deposti, se ne appellano a Papa Giovanni III, nè gli stessi Vescovi Gallicani ardiscono menar lagnanze. Che ve ne pare dunque del silenzio di cotesto Concilio?

Il colpo maestro di cotesto famoso nemico dei nemici della Santa Sede è un dei capitoli di Adriano, come avete inteso, ch'egli interpetra a sua voglia, e non avvisando mica che che sia scritto e sanzionato su o giù di quel capitolo medesimo rispondiamogli, senza più, che volga l'occhio ai capitoli XX, XXIII, e XLII, ove apertamente, chiaramente, esplicitamente è dichiarato, ed è rifermato il diritto di cui è parola. Pongansi questi capitoli a rincontro di quello ch'egli ha citato, e si vedrà come vada in fumo bellamente l'edificio che insanamente eleva (1). Eccovi adunque la bella logica dei più famosi nemici della Santa Sede! E pure (chi il crederebbe !) oggi siamo stretti ad inchinarli, conciossiachè rivivano le dottrine pessime di cotestoro là nel petto del sig. Mancini, che per un momento ha l'onor del campo, e le propone a leggi. Dio voglia che l'Italia segua tutt' altri principî!

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(1) Il capitolo, su cui si poggia Febbronio è il seguente T. III. Hard.

CONCHIUSIONE

E ci par tempo oramai di por fine a questo qualesiasi lavoro. Il diritto è divino, quello delle appellazioni alla Santa Sede, e ci par dimostrato evidentissimamente: lasciando stare la grand' utilità nella Chiesa, che seguita dall'esercitazione là in Roma di cotesto diritto, utilità che a pezza non potrebbe mica aversi, se questo quivi non fosse, egli non può negarsi come questo diritto scenda per diretto dal Primato di giurisdizion nel Papa, e provasi questo solennemente anche con la tradizione. Dunque questo diritto nientemeno è divino: chi è, di grazia, fra noi cattolici che possa comandare al Papa il modo come abbia ad esercitare un diritto che gli vien da Dio? e se

col. 2061. cap. 12. Prudentissime iustissimeque Nicaena sive Africana decreta definierunt, negotia in suis locis, ubi orta fuerint finienda, maxime quia unicuique concessum est, si iudicio offensus fuerit cognitorum, ad Concilium suae Provinciae vel etiam universale provocare. Gli scrittori dimostrano assai bene come siffatti capitoli falsamente siano stati aggiudicati ad Adriano I e ad Ingirlanno da quell' impostore che sotto nome di Isidoro pubblicò altresi quel gran numero di false decretali, come si sa. Che che sia di ciò, a giudicar bene il Febbronio, ed oggi chi lo segua, si faccia anche di leggere i capitoli seguenti Cap. XX. Nullus Episcopus extra suam Provinciam ad iudicium devocetur; sed vocato eo Canonice, in loco omnibus congruo, tempore Synodali, ab omnibus Comprovincialibus Episcopis audiatur; qui concordem super eum canonicamque proferre debent sententiam. Quia si hoc minoribus eam Clericis, quam laicis concessum est, quanto magis de Episcopis servari convenit? Nam si ipse Metropolitanum, aut iudices suspectos habuerit, aut infestos senserit; apud Primatem Dioeceseos, aut apud Romanae Sedis Pontificem iudicetur.Cap. XXIII. Placuit, si Episcopus accusatus Romanum Pontificem appellaverit, id statuendum, quod ipse censuerit. Cap. XLII. Ut Provincialis Synodus retractetur per Vicarios Romani Pontificis, si ipse decreverit.

un ostacolo si ponga all'esercitazione d'un diritto divino, cioè al modo come il Papa intenda esercitarlo, che peccato è cotesto ?

Il peccato, signori, è quello di scisma: il concetto è chiaro. L'unità segnatamente Gesù Cristo Signor Nostro dimandò per la sua sposa immacolata, la Chiesa- Padre Santo, ei disse (1), io vi raccomando quelli, che voi mi avete dati, acciocchè essi siano uno come noi.... Come voi siete in me, ed io in voi, o mio Padre, siano essi uno in noi. L'unità è quella, che, mercè l'unione ed il legame delle parti, fa la bellezza immortale, e la forza invincibile della Chiesa. I Santi Padri somigliano la Chiesa alla veste inconsutile di Gesù Cristo, ed è in fatti, senza dubbio, il Corpo mistico di questo divin Salvatore. La scisma divide, anzi lacera questa veste inconsutile : non possono essere più Chiese, non essendo che uno il Corpo mistico di Gesù Cristo, come fu uno il suo Corpo reale dunque la parte divisa, la scismatica, è dessa la Sinagoga dell' errore, è un ramo separato dal tronco, che non ha vita, e non è buono che a farsene getto là nel fuoco. Non è già che gli scismatici dividono e lacerano realmente questa veste inconsutile, che rimane sempre nella sua unità, ma sono eglino che, lungi dal dividere la Chiesa, si dividono da essa. Ma in che dunque debb' esser la divisione per aversi la scisma? in quello naturalmente che serve a mantener l'unità nella Chiesa: quindi la scisma sorge per diretto da quello spirito di ribellione e di disubbidienza, quando, scuotendo il gioco della sommissione dovuta all' autorità ecclesiastica, ch'è riposta principalmente nel Sommo Pontefice, si rompe la comunione fra i membri ed i propri Pastori, e segnatamente col Papa.-L'unità della Chiesa, dice S. Tommaso (2), è riposta in due cose:

(1) S. Joan. 17. v. 11. et 21.

(2) S. Thom. 2, 1. q. 39. art. 1.

nell' unione dei membri della Chiesa fra loro, e nell'obbedienza di tutti i membri della Chiesa ad un Capo... Questo Capo è Gesù Cristo, che vien rappresentato nella Chiesa dal Sommo Pontefice. Il perchè si addimandano scismatici quelli che al costui comando non vogliono sommettersi. Dunque non è una scisma, bella e fatta, quella ch'è sanzionata nell'articolo settimo? quanti comandi l'abbiam visto di sopra, non si sono diretti al Papa in quelle poche parole e non trattasi di separazione dal Papa nientemeno che nell'esercizio d'suo diritto divino? non trattasi di non volerlo obbedire? Sì ci giova credere come l'intenzione non sia stata di sanzionare la scisma, e va bene; ma è tempo oramai da far senno, e cancellare quel decretino famosissimo, siccome quello che va dirittamente contro la legge di Dio.

E quì vuolsi osservare come l'eresia e la scisma non siano che quasi due sorelle germane: S. Agostino considera la differenza che corre fra l'una e l'altra, quando dice a Gaudenzio (1) — Voi siete scismatico per la dissenzione sacrilega, che voi fate, ed eretico per la dottrina sacrilega, che voi tenete.-E S. Girolamo (2)— Noi crediamo, dice, che vi è questa differenza fra l'eresia e la scisma: l'eresia sostiene una dottrina perversa, e la scisma per la disubbidienza.....separa ugualmente dalla Chiesa. E cosiffatta differenza può aver luogo nel nascer la scisma, ma in processo di tempo non si dà scisma, che non produca qualche eresia a fin di giustificare la separazion dalla Chiesa. La scisma adunque, ponete ben mente, anche quando non sia il frutto di qualch' eresia, ne diventa ben presto la sua cagione - Dall' antro dello scisma, dice S. Optato, esce ben presto la furiosa eresia —, e S. Agostino definisce l'eresia uno scisma inveterato.

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(1) Contra Gaudent. lib. 2. cap. 9. (2) In Epist. ad Titum cap. 3.

Or dunque se egli è vero, com'è a credere, che l' intenzione non sia stata di andar contro il diritto di Dio. e far lo scisma apertamente contro la Santa Chiesa, su presto, si cancelli quest' articolo settimo ch'è chiaro, aperto, e manifesto contro il diritto divino, ch'è quanto dire contro il Primato di giurisdizione nel Papa. Non è già che quì cotesta scisma, già sanzionata nel prelodato articolo, possa in verità produrre seguaci, fare scuola, a dirla così, ed erigere un altare contro l'altare, no: gl'italiani ci sembrano ben forti nel cattolicismo, nell'amore, rispetto, e venerazione ai loro Pastori, ed al Papa segnatamente; ma guai agli scismatici che ne abbiano la voglia, una volta che abbiano inteso bene quello che forse materialmente abbiano sancito. I seguaci in Italia no non vengono molto leggermente, ed in questo convengono tutti, comechè si muova da principio diverso.Il credere, dicea Gioberti nel 1851, il credere che oggi si trovi acconcia materia a una divisione religiosa, come nel secolo sedicesimo, è un ignorare il genio dell'età nostra, e confondere insieme tempi disparatissimi: un nuovo Arrigo è tanto impossibile, quanto un Calvino e un Lutero (1). Noi non riceviamo in verità il sentimento di coteste parole in una ben lunga estensione, conciossiachè non ci sembri la stagione così indifferente al sentimento di religione, come da molti si va spacciando, e si vorrebbe a tutti far credere. Veggo che gli empî oggi bene affatighino, e di mani, e di piedi, a struggere ogni sentimento di religione, ed i cattolici buoni, alla loro volta, anche si adoperano in tutti i modi, altresì con la stampa, perchè l'errore non pigli punto il luogo del vero. Non è prova cotesta, che l'indifferentismo in religione non è poi così, come si vorrebbe far credere? Ma, che che sia di

(1) Del rinnovamento civile in Italia, vol. I, pag. 434.

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