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XVI innumerevoli uomini, anzi provincie e regni, gettare unanimi la maschera di papali, e manifestare le lor vere sembianze. Alcuni fra i dottori protestanti, proclivi anch'essi al mirabile, han voluto darsi a credere, o far credere altrui, che ciò accadesse per una specie di divino portento, il quale fè sì che tanti paesi, anche fra lor lontani, inspirati da grazia superinfusa, rinunziassero così in un subito alla lor vecchia credenza. Ma già scorgemmo, e fra poco anche meglio il vedremo, che quel fuoco si era in segreto nutrito e propagato per molte precedenti età, onde il vulcano eruppe di concordia in varie bande. Quindi i più maturi critici e storici convengono che i riformatori nel secolo XVI non fecero altro che metter fuoco alla mina, in cui i loro predecessori avevano a poco a poco, e di età in età, accumulata una gran quantità di polvere sotterranea. Lutero, per esempio, nel suo libro della Cattività di Babilonia, nulla insegnò di nuovo nel sostenere che il Papismo è Babilonia, che il Papa è l' Anti-Cristo, chiamandolo Lupo rabbioso, Bestia apocaliptica che vomitava diavoli, dicendolo stabilito da Satanno sulla terra, e cose simili. Egli si trovò in circostanze tali da potere spacciare da banditore ciò che prima si andava ripetendo sotto voce e tremando. L'abolizione del culto delle immagini, delle preghiere pei defunti, del celibato degli ecclesiastici, del sacrifizio della messa, delle indulgenze e dei digiuni, ecc. era già professata e praticata dai Valdesi, dagli Albigesi e da altri. În somma si sa che la chiesa riformata non ebbe altro in quella stagione che la proclamazione solenne; ma che da tempo assai antico sussisteva. I papi che perseguitarono tanto que' primi non prevedevano sicuramente che coloro avrebbero ne' lor successori trionfato. Altrimenti in vece di spargere fiumi di sangue, e, scandalizzando il mondo, alienare da sè gli spiriti, invece di convertire così per gradi gli stessi lor devoti in avversarj, avrebber da sè stessi corretto i detestati abusi, e riconciliato a sè gli animi, e rifondato sulla pietà il loro potere. Sembra destino, che ogni riforma abbia da avere i suoi martiri, e che chi la comincia debba caderne vittima miseranda, per trionfare poscia ne' posteri, a discapito grandissimo de' tenaci oppositori. E sembra egualmente destino, che questi non debbano nulla imparare dalla scuola delle perdite loro!

Or, mentre la riforma si stabiliva in Alemagna, che accadeva in Italia? Ad onta della formidabile presenza di quel creduto Satanno, il quale fra pauroso e rabbioso accendeva roghi ed affilava mannaje, quasi innumerevoli furono gl' Italiani che fecero eco alla voce di Lutero, il quale tonava a spaventare il Vaticano. O quanti si lusingavano di veder cadere tutte le

torri sui sette monti di Babilonia ! Il seme sparso in segreto da tanti illustri letterati in quel paese (e udremo fra poco quanto vi si affaticarono), seme fecondato e multiplicato di secolo in secolo, fu per produrre l'atteso frutto. Sursero molte e molte chiese della riforma in più lati della penisola, e villaggi e città si dichiararono per la nuova comunione. Bisognò spargere un mar di sangue, per estinguervi il divampante ardor crescente; e vi furono giorni in cui (per valermi d' una lor frase) centinaja di agnelli mansueti caddero a piè dell' ara della infernal deità. Chi vuol inorridire e piangere legga la commovente narrativa di ciò che allora in Italia avvenne, ultimamente publicata dal Dr. M'Crie. In quel fermento di spiriti, molti scritti uscirono da penne italiane, che cantavano sulla stessa corda. Ne rammenteremo qualcuno.

Francesco Negri Bassanese, dopo aver cercato nella fuga lo scampo, publicò nell' esilio più d' un' opera antipapale, e fra le altre una tragedia latina, intitolata Liberum Arbitrium (anno 1546). A mostrare qual sia, ne trascriviamo qui quattro soli versi: ab ungue leonem.

Esse diu mentitus erat se PAPA per orbem

Semideumque virum, semivirumque Deum.
At vere hunc, retegente Deo, nunc esse videmus
Semisatanque virum, semivirumque SATAN.

Atto III. sc. iv.

Jacopo Aconzio Trentino, filologo, filosofo, teologo e giureconsulto, perseguitato in Italia per le sue opinioni, si ritirò in Inghilterra, ove ben accolto rimase, e nel 1566 morì. Ei vi compose e publicò un libro latino, intitolato Stratagematum Satanæ libri octo; nel frontespizio del quale è incisa la figura della Chiesa Romana con una Lupa al piede, e sedente fra vizj personificati, e mascherati da virtù. Da capo a fondo dell' opera si ritrae che il Satana, i cui stratagemmi manifesta, è quello stesso che lo costrinse a fuggir d'Italia". Nel libro II, ove svela tutte le pratiche di Roma coi principi europei, e tutte le sue instituzioni, e massime le inquisitorie, l'autore, dopo lunga enumerazione di cose, sclama: "Mirum est autem quibus artibus Satanas hoc hominum genus instruat, quibusque successibus eorum promoveat instituta." Al termine del libro son dirette queste parole al lettore: "Observare Satanæ ingenium, ac memento aggredi te Satanas possit.-Hæc sunt

Hist. of the Progress and Suppression of the Reformation in Italy. Edinburgh 1827.

b Vedi la nota (B) alla fine di questo volume.

* Meretrix magna quæ fornicata est cum regibus terræ.

quæ de Satanæ dicere potuimus stratagematibus:—sive tenebras effundere conetur Satanas Evangelio, sive mores corrumpere, sive novæ cujuspiam tyrannidis fundamenta jacere; sive ejusdem Evangelii remorare cursum, quid moliatur facile possis olfacere. Quas poenas manere putemus eos qui cum Satana in plurimorum populorum perniciem, inque Christi regni desolationem, conspiraverint!-Væ vobis qui...fratres vestros comtemptui habetis, affligitis, opprimitis; atque ita satanico regno muros circumducitis, et propugnacula ædificatis, væ vobis inquam"

Per non udir sempre la stessa cosa, in vario modo espressa, chiuderemo coi due precedenti Italiani di quel secolo, e faremo tacere gli altri molti che lor tengon bordone. Che se uscissimo dall' Italia, oh a quali concordanze ci faremmo incontro ! Si legga fra gli altri l'opuscolo, allor publicato, "Avviso piacevole dato alla bella Italia da un nobile giovane francese" (Monaco 1586); si leggano le molte opere di Pietro Vireto, nelle quali ad ogni tratto s'incontrano contro il Papa sentenze simili a questa: "Satanasso ci dà ad intendere che la vita è morte, e la morte è vitaa."

Quel ch' è più umiliante per Roma si è il vedere che nello stesso clero suo moltissimi così pensavano, come può scorgersi da ciò che riportammo di que' tre vescovi, di que' due monaci, e di Lutero ch' era un frate, e di Petrarca ch' era un canonico del culto latino, ricco di benefizj ecclesiastici, conferitigli da varj pontefici. Prima che la riforma trionfasse, vi erano innumerevoli riformati segreti in quella chiesa. Le lettere petrarchesche innanzi considerate, ed altre che tralasciammo dello stesso tenore, furono, per indizj raccolti dall' Ab. de Sade e dal Conte Baldelli, dirette al vescovo di Cavaillon ed al vescovo di Padova, lodati per vita esemplare. Ed altre non meno ardite quel poeta ne mandava ad un religioso, priore de' Santi Apostoli di Firenze, che gli rispondeva in tuono unisono, o più forte, siccome il de Sade che ne lesse il carteggio, con varj passaggi, dimostra. Uomini di alta mente e di puro cuore, personaggi savj e giusti, piissimi ministri graduati del romano sacerdozio così pensavano e così scrivevano; e quel che pare assurdo a dire si è che talvolta osavano tenere un tal linguaggio al Papa medesimo. Per darne esempj ci conviene tornare in dietro.

Roberto, vescovo di Lincoln, prelato inglese di gran dottrina e di tanto intemerato costume che, morto in odore di santità, gli furono attribuiti non pochi miracoli, scrisse nel

'De' Fatti de' Veri Succes, di G. C. lib. iii. cap. 3.

1253 al Papa Innocenzo IV, per dirgli con fina rettorica la solita canzone. Ciò che da me si pretende (egli scriveva), riguardo al governo della mia chiesa (e il Papa era quello che glie lo avea comandato per bolla), non può pretendersi se non da chi stassi a mano a mano con l' Anti-Cristo e con Lucifero, perchè diametralmente opposto ai precetti del redentore e del creatore; ma il capo di santa chiesa è ben lungi da Lucifero e dall' Anti-Cristo; quindi io intendo essere impossibile che Vostra Beatitudine comandi a 'me di far tali cose. Arse di rabbia il Papa a quella lettera, e disponevasi a scagliare i fulmini suoi sì spirituali che temporali, ma fu raffrenato dal concilio de' cardinali, i quali a coro confessarono che quell' uomo dottissimo e santissimo era migliore di tutto il collegio romano, e che in quello che avea scritto non avea detto altro che il vero. Leggasi tutto ciò minutamente esposto nel coevo storico Matteo Paris; il quale narra ancora, che, siccome poco dopo il Papa apprestavasi a perseguitare il cadavere del Vescovo, il quale spirò deplorando la chiesa e profetando la rovina di Roma, così l'anima beata di lui, scesa dal cielo in pontificale pompa, impugnò il suo vescovil pastorale, e fece una solennissima bastonata a Sua Santità.

Ma che più, se fra i cardinali medesimi vi era chi così sentiva, e osava manifestare al Pontefice, in pienissimo concistorio, ciò che sentiva. Udiamolo dall' Ab. de Sade che cita gli autori onde trasse il fatto, accaduto al tempo del Petrarca. "Un jour que le Pape (Clement VI.) tenoit consistoire, un cardinal, qu'on ne nomme pas, laissa tomber adroitement une lettre qui fut portée au Pape, et lue en présence de toute sa cour. L'inscription etoit en ces termes: Léviathan, prince des ténèbres, au Pape Clément SON VICAIRE, et aux cardinaux ses conseillers et bons amis. A la fin il y avoit: Donnée au centre de l'Enfer, en présence d'une troupe de démons. Cette lettre contenoit une énumération de tous les crimes que Léviathan supposoit avoir été commis par les prélats de la cour, sur les quels il leur faisoit des complimens, les exhortant à continuer, pour mériter de plus en plus ses faveursa."

E di altri membri della Latina Chiesa produrremo appresso le opere, il cui esame ci convincerà ch' essi non pensavano diversamente dal cardinale che scrisse quella lettera.

Non si creda esser questa una forte allegoria, per la quale il Papa venisse assimilato a Satanno, o all'Anti-Cristo, e la

• Memoir pour servir à la Vie de Petrarque, sotto l'anno 1351. Vedi la lettera di Leviathan nell' originale latino, presso Matteo Villani, lib. ii. сар. 47.

sua corte all' Inferno o a Babilonia. Era, come già dicemmo, quasi punto di fede protestante, il quale derivava dalle dottrine dell' Antico e Nuovo Testamento, e specialmente dall' Apocalisse; era ciò ch' era stato insegnato per tanti e tanti anni da mille zelanti apostoli antipapali; era quel grandissimo delitto che produsse l' Inquisizione, la quale per distruggere una tale esagerata credenza distrusse un popolo di credenti, fra cui era come Evangelio che nel Papa fosse la manifestazione di Satanno, predetta dal Vangelista; che il regno di lui fosse il regno dell' Anti-Cristo militante per Satana, il quale n'era il capo; che in somma nel Papa fosse nascosto lo spirito di Satanno, intento a pervertire la terra. Stravagantissima opinione, ma pure radicata nella mente di persone innumerevoli. Basterebbe per assicurarlo rapportar qui qualche tratto della dottrina perseguitata degli Albigesi, de' quali scrisse l' Ab. Pluquet, nel suo "Dizionario delle Eresie:"" Ils supposent que Dieu avoit produit Lucifer avec les anges; que Lucifer s'etoit revolté contre Dieu; qu'il avoit été banni du ciel avec tous les anges; e que, banni du ciel, il avoit produit le monde visible sur le quel il regnoita," e quindi vedevano nel Papa Satanno stesso, o il suo vicario, che regnava sul mondo visibile, e perciò lo chiamavano, con una frase di Gesù Cristo, Princeps mundi hujus.

Ma senza rimontare a que' secoli, che nel corso del ragionamento ci lasciammo indietro, preferiamo di farcelo attestare dommaticamente da un successore di quegli antichi, cioè da Gio. Léger, pastore de' Valdesi, sinonimo di Albigesi, com' ei medesimo ci assicura". Nella su menzionata Storia Generale della sua chiesa vi ha espresso capitolo ben lungo, in cui, fin da secoli fa, cercò di provare ciò dottrinalmente. Qual terribile opinione pei papi! e qual invincibile abbominio dovea per essi derivarne! Ciò spiega appieno quella invitta costanza con cui tanti soffersero il martirio, piuttosto che riconoscere il Romano Pontefice per legittimo e vero capo della chiesa.

Il citato autore, dopo aver rapportato molte autorità di antichi padri e moderni dottori, aderenti all' apostolica rivelazione, così fassi a favellare: "C'est une merveilleuse dispensation de la Providence, qu'on ne sauroit assez admirer, que, quoique les doctes commencent les Mille ans du deliement de

Art. Albigeois.

"On leur donnoit divers noms—On les appella Vaudois, &c.—on les appella Albigeois, de la Ville d'Albi, métropolitaine de la Languedoc ;-on les nommoit aussi les Lombards, parce que leur réligion florissoit sur tout en Lombardie, et que de là s'etoit epanchée par l'Italie."-Hist. Gen. des Eglises Vaudoises, part i. pag. 155.

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