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Ho interna coscienza che, se potessi porre in veduta ciò che a dir mi rimane, l' evidenza scoraggirebbe fin la malizia; ma, prima ch'io giunga a tanto, questa griderà di nuovo, ch'ella non dee permettere ch'io così vergognosamente imposturi. So che vi son pure sapienti giusti e sinceri, la cui lode incoraggia, la cui critica migliora; ma il fatto mi ha detto che non son molti, e l'esperienza mi ha insegnato che gli applausi son voci, e gli scherni son voci ed echi. Nello stato in cui siamo, il mondo sente il bisogno di rallegrarsi, e farlo ridere a spese mie è cosa assai facile. Ripeti le mie proposizioni, e sopprimi le mie dimostrazioni; ecco fatto. Oltre a ciò non v'è cosa, per forte che sia, la quale non abbia il suo lato debole ; e chi tratta per la prima volta un argomento tutto nuovo può dir egli sempre bene? Il male si mette in piena vista e'l resto si dissimula; dove la critica non arriva, giunge la satira; dove non si può col raziocinio, si può col ridicolo; e questo è sempre il benvenuto a chi ha bisogno di ridere.

Ma posto ancora che il mio libro abbia la fortuna d'incontrare giudici imparziali, usi a pesare in equa bilancia il bene e 'l male, senza permettere che Momo vi ponga nulla del suo per farla cadere dal lato sinistro; io, con tutto ciò, non oso lusingarmi che la verità da me esposta ottenga rapido trionfo e completo. Lungo prevedo il contrasto fra essa e quello che ne prese la maschera, ne usurpò il seggio, e ne mentisce il nome. Chi potrà rinunziare così ad un tratto alle idee che in lui si confermaron con gli anni? La forza d'inerzia nelle cose intellettuali ha forse più vigore che nelle cose fisiche.

Prima difficoltà, trovar chi voglia leggere; seconda, chi leggendo non abbia predisposizione contraria. E dove io esamini me stesso, perdo anche il diritto di lagnarmene. Se, otto anni fa, uno mi avesse detto, Tu non capisci Dante e Petrarca; io gli avrei risposto con un ghigno di pietà. E se soggiunto avesse, Leggi questo libro e imparerai a capirli; io avrei volto le spalle a lui ed al libro suo. Questo è il caso di molti.

Il capir la Divina Commedia, anche secondo la lettera, è affare di non poca difficoltà. Ciascun di coloro (e qui fo la storia mia) i quali son giunti a far tanto,, al considerare la fatica tollerata, e la forza di mente ch' ha dovuta impiegarvi, già nella sua segreta vanità si laurea Dottore in Dantismo, e non la cederebbe d'un dito a chicchessia. Or s' egli ode dire esservi un arrogante il quale va spacciando che nessuno ha finora ben inteso la Divina Commedia, già in suo cuore gli dà la mentita, e si sente disposto ad opporglisi di tutte le sue forze, che gli pajono erculee. Ed eccoti a fronte tanti battaglieri quanti son quelli che hanno la coscienza, o la pretensione, di aver capito Dante; e non son mica pochi. E sii certo che niun d'essi tacerà ove tu dica male, che ognun d'essi cavillerà ove tu dici bene. Ed anche allora che gli avrai fatta toccar con mano la verità, si ritirerà tacendo, e non mai confesserà che ne sai più di lui. Quindi ti trovi nel duro caso di sentir alzar contro te cento grida, ove hai detto male, e di non sentire un solo applauso, ove hai detto bene. La tua

disfatta sarà strepitosissima, la tua vittoria sarà muta muta; talchè parrà che abbi torto, anche allora che sarà riconosciuto che hai ragione.

Ed ecco altra razza di oppositori. M'imbattei in uno che aggrizzando un adunco naso censorio si fece a dirmi : Tu toglierai a Dante gran parte del bello, nel togliergli quella veneranda caligine che lo rende sublime. L'oracolo più riverito cessa di esser tale, se conduci dietro al santuario que' devoti che gli si prostravan davanti. La voce del Nume diviene quella d' un uomo, e i tremendi responsi, ch' erano fondamento a belle interpretazioni, divengono equivoci furbeschi. Dunque, io gli risposi, voi credete che Dante per esser bello ha bisogno di esser mal capito? Io sostengo, al contrario, ch'egli comincia ad esser bello quando comincia ad esser ben capito. Tutte quelle cose di cui nessuno sapea render ragione, quelle che parean fatte per capriccio o per caso, ci sveleranno la loro origine e lo scopo loro; ci presenteranno gran significati, o morali, o politici, o storici; e saranno legittime conseguenze d'un solo principio, anelli d'un'unica catena. Sparisce, è vero, l' uomo inspirato, ma ci si presenta l'uomo ingegnoso; e il poeta più bizzarro diviene il filosofo più assennato. E contate per nulla i grandi insegnamenti ch' eran come sepolti fra quegl' involucri? E credete che un eccellente quadro di Michelangelo sia assai più bello quando è tutto coperto dal fumo, che quando, spoglio di quel nero appannamento, sporge fuori in tutta la vivacità delle sue tinte, a mostrare la correzion delle forme, la leggiadria del gruppo, e l'energia dell' espressione? I quadri de' cattivi artefici han bisogno di fumo, per esser dubitati belli, non già i quadri de' sommi dipintori.-Ei riprese: Ma se Dante scrisse col disegno di non farsi intendere, perchè vuoi tu tradirne la mente? Ed io replicai: Dante ha scritto così per la gente grossa: chi gode restarsi in questa classe segua pure a dir che ho sognato ad occhi aperti, che parlo da sgangherato, che non ho neppur letto tutto il poema-Ei mi capì, mi lanciò bieco uno sguardo, mi volse dispettoso il dorso, e partì brontolando minacce.

Miratene un altro in iscena. Tenero devoto di Dante, ei dormiva, qual nuovo Alessandro, col poema sotto il guanciale; e, godendo vagheggiarvi non so quali ineffabilità, movea spesso lamento che que' trascendentali arcani, non fossero stati ancora dissuggellati. Un dì che raddoppiò meco le sue estasi, mi venne la tentazione di consolarlo; lo conoscea galantuomo di buona fede, e gli confidai il manoscritto di questo libro. Sapete che fece egli nel rimandarmelo? Non combattè già la interpretazione, ma vi scrisse sul cartone quel gemito del Metastasio,

Ah non credei

Sì funesti adempiti i voti miei!

E quanti faranno la stessa esclamazione! Or questi che detestano la verità, anche quando non posson negarla, me ne perdoneranno essi la manifestazione?

Che direste voi di chi, arrestandovi con violenza sul più bel del cammino, si volgesse quindi ai passeggeri onde persuaderli che voi non andate innanzi per mancanza di buone gambe? Ciò mi è avvenuto riguardo al mio Comento Analitico. Compiuto da gran tempo, mi è da molti dotti sovente richiesto; e coloro che han fatto le male arti, perchè io non ne continuassi la publicazione, sono poi andati spacciando che io mi sono arrestato, perchè non so che più dirmi ! Non trascureranno di ripeter lo stesso di questo nuovo lavoro, che gli smentisce, ove riescano ad affogarmelo fra le mani.

Nè mancò chi mi è andato buccinando matto, il quale per fissazion di mente sogna gergo anche nell'abbicci. Ho quindi veduto più d'un indice dirigersi verso me; e, se il concorde moto delle labbra ghignanti non m' ingannò, io vi scorsi: Quello è il matto. Ho sempre udito dire che chi ha perduto il cervello non si accorge di averlo perduto, che anzi, per effetto di pazzia, si crede saggissimo: sarà forse questo il caso mio. E manco male ch' io possa dire al mondo, Eccoti una curiosità che può divertirti : il libro d'un matto che snocciola sillogismi a josa, e di un matto senza un jota di erudizione che accatasta citazioni a cafisso. Non vogliate arrossire, amico, che il libro del mentecatto inerudito sia a voi consecrato: il mondo sa che gli estremi si toccano.

In questa disposizione di animi, io debbo attendermi nuovi dileggi, nuovi assalti e nuove percosse; e se prima furono i soli danteschi che mi saltarono in faccia, ora vi si aggiungeranno probabilmente i petrarcheschi, i boccacceschi, e i campioni di ogni letteratura in generale. Ben io mi figuro che que' caritalevoli i quali mi furono sì generosi degli onorevoli titoli di Turpino senza grazia, di Arduino senza sapere, di romanziere senza ingegno, d'interprete senza criterio, e illustratore rabinesco, e comentator cabalistico, e annotatore arlecchinesco, ecc. ecc. al vedermi uscire in piazza con quest'altro fascio di carte, si daranno la voce fra loro, Ecce somniator venit, venite, occidamus eum; e si aspettano ch' io gridi, Pol me occidistis amici! E chi sa se vi è fra loro chi sappia come finì la faccenda di quel sognatore?

Ma perchè dunque publicare un lavoro da cui non può attendersi che guerra ed ingiuria? Può attendersene anche qualche cosa di meglio. E' spirito meschino chi si limita al presente. Il tempo è chiamato il vindice della verità, la quale è figurata nel sole: non sempre vi son nuvole che coprono il sole. Verrà nel corso degli anni un uomo di credito, e leggerà per curiosità. La materia di gran momento attirerà la sua attenzione, ed ei prenderà a riesaminarla con diligenza. Nel trovarla fondata sul vero, vorrà farne dono a coloro che amano il vero; ed avrà su di me parecchi vantaggi per dargli valore: più agevole scrutinio da fare, più felice ingegno nell'esporre, più autorità per cattivar confidenza: il sole uscirà dalle nuvole, e quella luce, che fu negata una volta, sarà confessata ed ammirata un' altra. Conchiudo : Se la verità da me esposta verrà ora riconosciuta, il suo trionfo sarà la mia giustificazione; se non verrà ravvisata, il suo trionfo sarà

differito ma non perduto, e la mia giustificazione rimane in deposito nelle mani del tempo. O elogj o scherni che per ora mi attendano, nè quelli m' invaniranno, nè questi mi avviliranno; e tosto o tardi avrò sempre ottenuto il mio fine.

Voi vedete, mio dotto amico, che non dovete preparar per me parole di consolazione: nell'aspettativa in cui sono, è ben difficile ch'io resti deluso. Io mi apparecchio a ripetervi que' detti stessi che altra volta vi piacquero: Habent sua fata libelli: i malevoli hanno fallato il bersaglio: la satira non istizzisce che gl'ignoranti, e la beffa non umilia che gli orgogliosi; ed io oso quasi credere non essere nè l' uno nè l'altro: la critica che, approvando o correggendo, conferma o rettifica, scorgerà ch'io non mento: ad essa sola io dirò con quel grand' uomo che vi è sì familiare: "Num fingo? num mentior? cupio refelli. Quid enim laboro, nisi ut veritas in omni quæstione explicetur?

A questi sentimenti voi riconoscerete sempre

Il vostro servo obbligatissimo e amico rispettoso,

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INDICE.

Pag.

Prefazione

Cap. I. Linguaggio aperto contro Roma.

II. Linguaggio segreto contro Roma..

III. Pareri de' moderni critici sull'allegoria del poema di

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V. Principale allegoria dell' Inferno di Dante.
VI. Autori consoni con Dante e suoi imitatori..

VII. Grande scena episodica nell'Inferno di Dante.
VIII. Riflessioni sul gergo anfibologico...

IX. Del linguaggio a due sensi della scuola arcana....

V

1

17

30

32

41

58

73

93

103

X. Carattere dommatico e politico del poema di Dante.. 114
XI. Altre opere di Dante in relazione col suo gran poema 126
XII. Essenza del Virgilio Dantesco...

XIII. Cenno preliminare sull' Amor Platonico.

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XIV. Varie figure esprimenti un solo oggetto.
XV. Pellegrinaggi allegorici...

165

169

XVI. Dante figurato in Adamo...

240

XVII. Fino indizio del parlar figurato da dirigere il lettore

all'oggetto indicato...

254

XVIII. Essenza interna del poema di Dante nello sviluppo

della seconda cantica...

267

XIX. Altri autori che parlarono dell' allegorico giorno del

Giudizio...

287

XX. Altri scrittori consoni con Dante nello spirito politico

del suo poema.

295

XXI. Conchiusione del cenno preliminare sull'Amor Platonico 325
XXII. Estensione della scuola arcana
XXIII. Antichi interpreti del poema di Dante sommamente

ambigui e dissimulati

XXIV. La Corte Papale e l' Inquisizione conoscevano il gergo

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